“Il tesoriere”: l’esordio letterario di Gianluca Calvosa. Recensione
“Il tesoriere” è il nuovo romanzo di Gianluca Calvosa, edito da Mondadori. Una storia ambientata nell’Italia degli anni 70, dai contorni controversi e ambigui. Un esordio letterario da suspense, che fa immaginare e riflettere grazie ad una scrittura diretta e densa di fatti.
“Il tesoriere” di Gianluca Calvosa lascia sgomenti e stupiti per la storia in sé, per la qualità della scrittura e per il fatto di essere un esordio letterario. Un libro tosto, ricco dal punto di vista storico, difficile dal punto di vista politico, controverso e brillante. “Il tesoriere” fa rivivere un’epoca opaca e contraddittoria, gli anni 70 in Italia, grazie alle vicende di Andrea Ferrante, semplice funzionario politico del PCI destinato ad una carriera improvvisa e fulminea sullo sfondo di uno scenario ambivalente e poco chiaro. Ferrante, dopo la morte di Marco Fregale, viene nominato, al posto di quest’ultimo, nuovo tesoriere del partito iniziando così la sua scalata politica e personale. Intorno a lui gravitano personaggi particolari, esponenti dei servizi segreti americani e russi, cardinali e religiosi, poliziotti e politici. Ognuno con un ruolo, una missione, un tornaconto. Il bene pubblico diventa personale, proprietà da difendere per i propri interessi e scopi. Cia, Kgb, partiti russi, PCI, Democrazia Cristiana, Vaticano sono i centri da cui la storia si sviluppa, seguendo scie e fatti inediti, fuori controllo.
La vita di Ferrante prende pieghe inaspettate inserendosi in una serie di cornici legate tra loro, sempre più grandi e dai contorni confusi, mescolati. Troppo sottili in alcuni casi. Eventi passati tornano a galla, soldi e potere, religione e silenzi sono gli elementi che caratterizzano il percorso di questo libro, dove niente è come sembra e tutto rischia di sfumare, di scivolare in dimensioni, in luoghi e tempi troppo grandi e incomprensibili. I finanziamenti dai partiti russi, le interferenze da parte di spie americane, il Vaticano che copre e insabbia, il progetto di rapimento delle Brigate Rosse. Ferrante stesso è circondato da persone ambivalenti, doppiogiochisti senza scrupoli. La sua stessa famiglia gli si rivela sconosciuta, lontana. Ottavio, suo fratello e assistente del potente cardinale Bonidy, si scoprirà essere l’amante del defunto Fragale. Ma anche la moglie Sandra e Umberto, il suo unico figlio, metteranno a dura prova le sue sicurezze dimostrando come spesso chi è vicino, in realtà è più distante e diverso da quanto appaia. Un’apparenza che si stende come un velo invisibile e sottile su ogni azione, su ogni battuta scritta. Un’apparenza che nasconde, che limita e chiude, che maschera cambiando forma e sembianze alla realtà. Ogni personaggio, infatti, vede la propria realtà dei fatti, ha la sua versione in base al proprio obiettivo e si muove secondo la sua logica. “Il tesoriere” è la narrazione dell’individualismo e dell’opportunismo contro la caduta delle grandi ideologie collettive, in un’epoca precisa e controversa per l’Italia, gli anni 70. Diversi personaggi del libro rimandano alla storia realmente accaduta, Calvosa connota il suo romanzo del clima vissuto in quegli anni grazie ad una scrittura asciutta, ricca per quanto riguarda le azioni e i fatti, flessibile nelle varie scene narrative. Le prospettive, infatti, cambiano in base al personaggio: è come scoprire un pezzettino segreto di ognuno, un frammento del passato, la spiegazione di un comportamento, la svolta del percorso. “Il tesoriere” non è un romanzo politico ma è un romanzo che si inserisce in un determinato clima, racchiude una storia inventata ma dal grande impatto, dove tutto è e non è. Segreti e morti sospette, manovre celate e manipolazioni, potere e comando, America e Urss sono tra i grandi temi presenti, che caratterizzano ogni riga. Solo il quadro ampio e generale fornisce gli elementi per leggere l’intera vicenda, fornendo una chiave di lettura. L’ampio ingloba il particolare, gli eventi storici si inseriscono nelle vite e le trasformano, diventano eventi culturali, sociali e personali. Ogni personaggio cerca di sopravvivere seguendo il suo obiettivo, dove vita e morte diventano un tutt’uno. Su tutti aleggia una piccola, grande verità:” Il potere rende cieco ogni uomo che lo abbia assaggiato”. Una verità che non è solo fittizia e immaginaria, ma molto reale. “Il tesoriere” di Calvosa è esattamente questo: una storia che ha tanto da raccontare e da insegnare anche ai giorni nostri.