Only murders in the building, il viaggio sta giungendo al termine. Episodio 8 la recensione
Il viaggio di Only murders in the building sta giungendo al termine (purtroppo). L’ottavo episodio, a pochi passi dal gran finale di stagione, ci ha riportati all’adrenalina delle prime puntate, inserendo anche un pizzico di azione.
Il settimo episodio ci aveva lasciati col fiato sospeso dopo il rapimento di Mabel e Oliver, rinchiusi nel retro di un furgoncino guidato da Theo. I due, dopo aver colto il ragazzo sul fatto mentre rubava gioielli da una salma, erano stati legati e imbavagliati per essere condotti lontano dall’Arconia.
Mabel e Oliver vengono fatti scendere in una discarica, dove c’è Teddy ad attenderli. L’uomo non ha intenzione di fargli del male, non ancora: dopo averli fatti salire sulla sua macchina Teddy intima ai due di terminare il podcast l’indomani mattina e di rivelare che Tim Kono si è suicidato, minacciandoli di morte nel caso non l’avessero fatto.
Mabel e Oliver accettano la proposta dell’uomo, ma solo per andarsene il più in fretta possibile. La macchina li riporta all’Arconia, dove i due si riuniscono con Charles per decidere il da farsi. Assieme all’uomo c’è anche Jan e i 4 si mettono a discutere sul modo migliore di procedere: se dichiarare il suicidio di Tim Kono o rivelare il segreto dei Dimas, incastrandoli. Prima di tutto, però, gli investigatori vogliono contattare il mittente del cellulare di Tim per saperne di più e prendere una decisione.
In una scena successiva vediamo Mabel, Oliver e Charles incontrarsi con la detective Williams (Da’Vine Joy Randolph) per chiederle del cellulare e cercare aiuto. La donna ammette, anche se non direttamente, di essere stata lei a recapitare a Mabel il telefono, e chiede ai 3 di rivelare la verità nell’ultimo episodio del podcast, a patto che possa sentirlo in anteprima per poter incastrare i Dimas in tempo.
Il resto dell’episodio si concentra sui tentativi degli investigatori di ricostruire il quadro completo. Per poter accusare i Dimas senza sbagliare il gruppo deve ancora risalire al come e soprattutto al perché ora dell’accaduto, così da imbastire un’accusa senza errori. Ad aiutare i protagonisti ci sono Oscar, Jan e anche 3 fan del podcast, appostati fuori dall’Arconia mentre chiedevano l’uscita di un nuovo episodio della trasmissione. Il gruppetto viene reclutato da Oliver dopo aver espresso interessanti ipotesi sul caso: per chiudere la faccenda c’è bisogno di un gruppo di menti sveglie e curiose.
Mentre i tre fan risultano di grande aiuto per la ricostruzione dei fatti, Jan non riesce a concentrarsi sui fatti centrali dell’accaduto e propone soluzioni che sembrano sviare le indagini. Mabel e Oliver non sono contenti della sua presenza, anzi: la percepiscono come un intralcio, nonostante le richieste di Charles di ascoltarla. La situazione diventa sempre più tesa, finché Oliver non sbotta contro Jan e le chiede di fare silenzio. La donna allora se ne va indispettita dall’appartamento dell’uomo e torna al suo. Sulla porta trova però un minaccioso biglietto con scritto Ti sto osservando.
Dopo una lunga nottata il gruppo riesce finalmente ad avere un quadro completo dei fatti. Manca poco alla messa in onda: i 3 registrano il podcast, lo inviano alla detective Williams e attendono la mattinata per trasmetterlo ufficialmente. Tutta Manhattan ora sa la verità: Theo ha ucciso Zoe facendola cadere dall’Arconia la notte di capodanno; Tim lo ha visto e Teddy ha comprato il suo silenzio con le minacce; il ragazzo ha cercato di incastrare i Dimas e, riuscito finalmente a scoprire la verità sui loro affari e ritrovato l’anello indossato da Zoe, in grado di incastrare Theo e Teddy, è stato ucciso prima che potesse parlare. Il podcast va in onda e Teddy riesce soltanto a sentire le prime parole prima di essere arrestato dalla polizia insieme al figlio. Tutto risolto, no?
Non proprio.
Ritornata a lavoro la detective Williams riceve l’esito dell’esame tossicologico effettuato sul corpo di Tim Kono. Dalle analisi risulta un avvelenamento da barbiturici: Tim è stato avvelenato e il colpo di pistola è successivo all’ora della morte. Non è tutto: quando è suonato l’allarme antiincendio Teddy e Theo erano fuori dall’Arconia, come dimostrano le riprese di una telecamera in strada. Padre e figlio non erano nel palazzo al momento della morte di Tim Kono.
Un doppio fallimento, sia per il podcast sia soprattutto per la polizia. Theo e Teddy sono comunque colpevoli di essere dei tombaroli, ma non sono degli assassini. I 3 si ritrovano così punto e a capo, ignari delle vere dinamiche dell’omicidio. Charles si reca da Jan per comunicarle della scoperta, ma quando entra nell’appartamento rimane paralizzato di fronte a ciò che vede: la donna è a terra, incosciente e sanguinante. Riuscirà a sopravvivere?
Only murders in the building ci lascia con ancora più domande di quelle che avevamo all’inizio. Se non sono stati i Dimas, allora chi ha ucciso Tim Kono? Ed è la stessa persona che ha attaccato Jan, o ci sono due killer nell’Arconia? Riguardo questo punto nasce un’ulteriore questione: Jan ha preso parte alle indagini solo di recente, perciò dev’essere stato qualcuno che l’ha vista aiutare i tre investigatori. Theo potrebbe averla spiata, e non sarebbe la prima volta; lui o Teddy potrebbero essere stati gli assalitori di Jan, anche se ancora non è chiaro quando sia successo il misfatto. Inoltre, per quanto i Dimas siano senza scrupoli, non danno l’idea di essere in grado di uccidere qualcuno, ma soltanto di minacciare.
L’unica altra persona che sa della partecipazione della donna alle indagini è Oscar. Secondo la sua confessione non sarebbe stato lui a uccidere Tim Kono, in quanto avrebbe sentito lo sparo prima ancora di entrare in casa dell’amico. Non è detto, però, che quanto Oscar abbia raccontato sia la verità: il ragazzo potrebbe nascondere qualcosa di cui nemmeno Mabel è a conoscenza.
Come sempre bisognerà aspettare il prossimo episodio di Only murders in the building per sciogliere ogni dubbio (oltre a farsene venire altri)!