The Frankenstein Chronicles, Sean Bean e il mito di Mary Shelley. Recensione
The Frankenstein Chronicles è una serie televisiva britannica, ispirata al mito di Mary Shelley, con protagonista Sean Bean, famoso per aver interpretato Ned Stark ne Il Trono di Spade e Boromir ne Il Signore degli Anelli. La serie, disponibile su Netflix, è composta di due stagioni da 6 episodi ciascuna, ambientata a Londra negli anni venti dell’Ottocento, un decennio dopo la pubblicazione del capolavoro gotico Frankestein di Mary Shelley, avvenuta nel 1818.
La trama e lo svolgimento riprendono ormai il collaudato schema delle serie crime gotiche già visto ne L’alienista, anch’essa ambientata nel XIX secolo e caratterizzata da un interessante pastiche di macabro, crudi omicidi e incertezza su chi sia l’assassino; il tutto condito da un’atmosfera a metà strada tra il sognante e il velo oscuro di un’epoca passata. Come ogni prodotto culturale gotico, The Frankenstein Chronicles, affonda le proprie radici nel preromanticismo inglese, rinnovando il gusto per gli scenari lugubri e malinconici, che hanno trovato origine nella letteratura di fine Settecento.
La storia è ambientata a Londra nel 1827, in cui l’investigatore John Marlott (Sean Bean) trova il corpo senza vita di una giovane ragazza sul Tamigi. Dopo aver ispezionato il cadavere, la bambina gli stringe il polso in un ultimo e straniante sussulto di vita. In seguito, durante l’autopsia del cadavere, si scopre che il corpo non è quello di una semplice persona: ma che è composto da parti di più bambini tutti cuciti insieme. Da qui si snoda una trama che indaga oltre gli aspetti più macabri della follia, sia i conflitti interiori e i demoni del protagonista, sia le macchinazioni dei personaggi della politica londinese.
Il punto a favore di The Frankenstein Chronicles è la fedeltà, anche se condita di eccessivi barrocchismi televisivi, alle tematiche fondamentali del genere gotico: le battaglie contro i propri fantasmi che non trovano conclusione, la presenza di istante opposte conniventi nello stesso protagonista, la frammentazione della personalità, l’ambientazione spettrale e cruda nella sua bellezza. In The Frankenstein Chronicles, Sean Bean, che è un attore sopraffino, è capace di trasportarci all’interno del mito di Mary Shelley e all’interno dell’anima del suo personaggio, incarnando alla perfezione tutti gli elementi necessari per dar vita a un grande protagonista.
Il difetto di The Frankenstein Chronicles, che è lo stesso de L’alienista, è la mancanza di “poesia”. La narrazione, delle volte frenetica, non lascia il tempo di entrare a pieno nella Londra interiore del protagonista: non c’è tempo di esplorare l’anima di John Marlott e, nonostante Sean Bean sia un eccellente professionista, la sceneggiatura e la regia non lo aiutano di certo. Forse, la poesia potrebbe essere raggiunta mostrandoci i silenzi, i momenti vuoti, le attese mancate e l’umanità perduta di un protagonista che è quantomai umano e quantomai dannato.
È possibile vedere le prime due stagioni su Netflix.