La 78a edizione della Mostra del Cinema di Venezia ha visto, fra le altre cose, la presentazione in anteprima di una vera chicca televisiva che vedremo a partire dal prossimo 20 settembre su Sky e Now tv. Si tratta di Scene da un matrimonio, (Scenes from a Marriage), mini serie tv di cinque episodi diretta da Hagai Levi, remake dell’omonima opera di Ingmar Bergman del 1973.
Il titolo ci suggerisce già l’argomento, sono Scene da un matrimonio appunto e la coppia sotto osservazione della macchina da presa è impersonata da Jessica Chastain e Oscar Isaac, anche produttori del progetto.
Scene da un matrimonio è la storia di un amore, quella di una coppia come tante, Mira e Jonathan, immersa nella classica quiete di un rapporto rodato e anche abitudinario nel quale ci si conosce a memoria e che, come spesso capita, incappa talvolta nella noia. Ma fa parte del gioco e in ogni caso i due si amano davvero e insieme hanno una bambina di nome Ava.
Dal primo episodio la serie lascia una sensazione di claustrofobia, facendoci percepire fin da subito il matrimonio come una sorta di stanza nella quale manca l’ossigeno e in cui sembra impossibile coesistere alla pari.
Ce ne accorgiamo dalla prima sequenza che veda la coppia Mira – Jonathan partecipare a un’intervista sulla vita di coppia e sul matrimonio, durante la quale Mira sembra soffrire particolarmente il momento, è altrove con la testa e si vede che sta frenando i suoi veri sentimenti. Diverso è il comportamento di Jonathan che invece sembra volerle imboccare i pensieri e le parole.
Da questo momento comprendiamo che il loro rapporto, sebbene basato sull’amore reciproco è una bomba a orologeria, pronta a esplodere da un momento all’altro.
Ma non accade nel primo episodio, se la prendono con calma, però gli autori non mancano di introdurci quello che è il tema fondamentale della serie: è possibile avere una relazione sana e duratura che escluda rapporti extra coniugali? E se ciò non è possibile si può introdurre il discorso di un rapporto libero?
Questo è l’argomento messo sul tavolo e discusso dai protagonisti con una coppia di amici che da contraltare al rapporto apparentemente idilliaco dei primi due si è concessa di aprire il matrimonio ad altre persone.
L’inquietudine e il presagio di fallimento costituiscono la prima puntata e la scoperta di qualcosa che potrebbe cambiare le loro vite in un precario equilibrio, sarà il trampolino di lancio per quanto vedremo svolgersi nelle puntate seguenti. Fra innamoramenti fuori programma, rancori, decisioni prese di comune accordo (non troppo comune) vediamo svolgersi davanti ai nostri occhi i tipici alti e bassi di un rapporto.
C’è tanto amore ma c’è anche tanto dolore in Scene da un matrimonio e una delle prime cose che traspare è come l’abitudine e il dare per scontate alcune caratteristiche del partner possa portare a errori profondamente radicati nel rapporto che, come un magma in quiescenza, covano l’inevitabile esplosione finale.
Da un punto di vista essenziale non vi è nulla di davvero originale in questa storia. Abbiamo visto trame simili sul matrimonio diverse volte, per esempio con il recente A marriage story, in cui in maniera analoga si affrontava la questione di coppia con relative gioie e dolori.
Innanzitutto ogni puntata inizia dal dietro le quinte, vediamo gli attori che si preparano un attimo prima del ciak, quando sono già nel personaggio e questo elemento di rottura della quarta parete si potrebbe considerare come una sorta di disinnesco, qualcosa che prepara anche noi spettatori agli eventi che andremo a vedere e che ci restano sulla pelle anche molto dopo aver visto l’episodio.
Si guardano tutti di fila questi cinque episodi e si trattiene il respiro in attesa della risoluzione finale. Infatti un’altra caratteristica, mutuata certamente dallo stile di Bergman, è l’estrema serietà della cosa. Mi spiego meglio, nelle altre storie sul matrimonio la tensione non è mai costante e il ritmo non è così serrato come in questo caso. Ci sono dei momenti di alleggerimento, invece qui la tensione è sempre così alta che quasi si ha l’impressione di vivere in prima persona i problemi raccontati.
Al termine della storia si torna dietro le quinte, gli attori si tolgono la maschera del personaggio e riprendono i propri panni e noi spettatori siamo svuotati emotivamente perché ogni emozione possibile è stata consumata, provata, sentita e ripresa durante solo cinque episodi.
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