Love 101, una serie Netflix teen drama sulla ribellione. Recensione
Netflix Turchia ha distribuito nell’aprile del 2020 un nuovo teen drama il cui titolo corrisponde a Love 101 (Ask101). La serie, composta da otto episodi, narra le avventure di cinque adolescenti nella Istanbul di fine anni ‘90, compagni ribelli e anticonformisti di una scuola tradizionale, il cui preside, esausto per i comportamenti selvaggi dei protagonisti, è severamente intenzionato a procedere con un’espulsione immediata. Le vicende dei giovani studenti sono raccontate tramite una delle protagoniste che, tornata nella casa di ritrovo con suoi vecchi amici, ricorda il passato da loro condiviso, le emozioni, le speranze e i dolori della loro gioventù. Love 101 rivisita la sua natura di dramma adolescenziale promuovendo il diritto dei giovani a dimostrarsi diversi dalla massa.
La premessa della serie vede una donna, Işık (İpek Filiz Yazıcı), invitare, tramite una lettera nostalgica, i suoi compagni nella casa di uno di loro, Sinan, luogo storico dove erano soliti incontrarsi. Da qui Işık ricorda il momento esatto in cui le loro vite si sono connesse, portandoli a condividere un legame, in realtà, mai interrotto. Così Love 101, trasporta lo spettatore in una scuola di Istanbul nel 1998: Kerem, Sinan, Eda e Osman per diverse motivazioni, vengono considerati i reietti della scuola e per questo prossimi all’espulsione. L’unica ancora di salvezza per poter rimanere a scuola è la professoressa Burcu (Pinar Deniz), la quale si oppone alla decisione unanime di mandare via le pecore nere. Per la donna i ragazzi meritano altre possibilità e, in quanto educatori, il loro obbligo morale è quello di credere nelle loro potenzialità piuttosto che ostacolarne il futuro. Tuttavia, Burcu, dovrà presto abbandonare la scuola in seguito al trasferimento in una scuola più vicina alla sua famiglia determinando, così, conseguenze drammatiche per i ragazzi costretti a far fronte all’ostilità del resto dei docenti. Infatti, il preside, sfinito per i continui guai combinati dai protagonisti, sembra avere come unico scopo quello di cacciare quei giovani, considerati meri rifiuti della società. I quattro, che fino a quel momento avevano condiviso ben poco, legati da un destino comune, decidono di allearsi per impedire un futuro già deciso, lontano dalla scuola: convincere la professoressa Burcu a rimanere, tramite l’unica via possibile, quella dell’amore.
I giovani vengono aiutati dalla rappresentante degli studenti, Işık, studentessa modello e ammirata dai prof., che, però, si presta a supportare i quattro nel loro idealistico piano: far innamorare la Burcu del nuovo professore di educazione fisica della scuola, Kalem, tanto bello quanto scontroso. È così che Sinan, Osman, Işık, Eda e Kerem inizieranno a passare molto tempo insieme e, mossi da un obiettivo comunitario, creeranno un legame profondo di amicizia, protezione e talvolta amore. Di fatti, sia Sinan (Mert Yazıcıoğlu) e Işık che Eda (Alina Boz) e Karem (Kubilaya Aka) intraprendono rispettive relazioni che, seppur non prive di difficoltà, rappresenteranno la più grande prova di crescita personale. Per Sinan, la scoperta dell’amore equivale a placare la sofferenza di una solitudine causata dall’assenza dei genitori e a quietare quelle tendenze di cinismo che tale vuoto affettivo ha comportato. Işık, invece, comprende, grazie a Sinan, le varie possibilità di essere altro rispetto a ciò che i suoi genitori hanno pianificato per lei: Işık si riscopre in quanto individuo unico e diverso. Eda e Kerem, attraverso l’affetto provato l’uno per l’altro, addolciscono una profonda aggressività e durezza che caratterizza la loro complessa personalità. In un quadro di scelte sbagliate e discutibili da parte dei protagonisti, i veri perdenti nella serie turca risultano, però, essere gli adulti. Si tratta di madri, padri e professori descritti solo apparentemente come personaggi completi e finiti ma che, in realtà, nascondono insicurezze, inettitudine e incapacità di crescere figli forti, sicuri ed empatici.
Sinan, Işık, Eda, Kerem e Osman (Selahattin Paşalı) sono, quindi, il fulcro centrale della serie Netflix: la connessione di persone così differenti ma uniti da inquietudini simili, è ciò che rende Love101 assolutamente godibile. Una narrazione profonda e idealistica dell’amore così come il racconto di un gruppo di amici divenuto famiglia, sono i punti di forza di una serie, che comunque non è esente da difetti strutturali e di scrittura. I personaggi, infatti, possono apparire alquanto stereotipati: la bella, la dotta, il freddo, il cattivo ecc… Inoltre, spesso, le emozioni e le idee vengono sbrigativamente dichiarate da parte dei personaggi piuttosto che mostrare le sfaccettature della loro umanità ricorrendo agli strumenti che il mezzo televisivo e cinematografico dispone. La relazione tra oggetto del desiderio vale a dire il non essere espulsi e gli ostacoli al raggiungimento dell’obiettivo costituiti dal preside e dal rapporto tra Kalem e Burcu, sembra svilupparsi in maniera un po’ semplicistica, rifuggendo dall’opportunità di inserire alcuni elementi di novità. Love 101 racchiude in sé sia nella sceneggiatura che nell’aspetto propriamente visivo, impulsi a cavallo tra due mondi, occidente e oriente: la commistione di musiche rock americane a quelle turche, così come l’accostamento tra costumi più occidentali ed una recitazione piuttosto teatrale lontana dal sintetismo americano, sono alcuni tra gli esempi più plausibili.
La serie turca, quindi, nonostante alcuni intoppi, si lascia guardare riuscendo comunque in quello che è il suo intento primario: farci solidarizzare con i ribelli, o meglio con l’idea di ribellione. In conclusione, pare che Love101 inviti con forza gli spettatori ad apprezzare la propria unicità, esattamente come i suoi protagonisti, in un palese appello che sa di libertà.