Oggi più che mai, sappiamo che con una connessione Internet si può fare più o meno tutto quello che prima richiedeva di varcare la porta di casa e forse anche di più: si può lavorare, fare shopping, innamorarsi, aprire un negozio… Vendere droga. E per quanto possa stupire, è esattamente quello che ha fatto Maximilian Schmidt e che ci racconta, direttamente dal carcere, nel docu-film di Netflix con il nome del sito incriminato: Shiny-Flakes. Come vendere droga online (in fretta) la storia vera del ragazzo diventato uno dei più grandi spacciatori internazionali.
I più appassionati collegheranno subito la premessa di questa storia alla serie tv Come vendere droga online (in fretta) e, di fatto, non si sbagliano: il docu-film Shiny Flakes è una ricostruzione profondamente reale documentata della stessa storia che ha dato vita all’apprezzata serie tv di Netflix, in cui il teenager Moritz Zimmermann (Maximilian Mundt) con la complicità dell’amico Lenny Sander (Danilo Kamperidis) inizia a vendere droga online per riconquistare la sua ex fidanzata. In Shiny Flakes, invece, non ci sono ragazze su cui fare colpo e nemmeno amici su cui poter contare: la storia vera che ispira la serie porta il volto e la voce di Maximilian Schmidt, un ragazzo solitario e asociale che riesce a costruire e gestire un impero di droga internazionale da un solo punto nel mondo: la sua cameretta.
Maximilian viene arrestato nel 2015 con l’accusa di aver venduto approssimativamente 4.1 milioni di euro di droga sul suo sito web shinyflakes.com dove -esattamente come si compra un libro su Amazon- con un semplice click era possibile aggiungere al carrello marijuana, LSD, metanfetamine, cocaina e farmaci da prescrizione, procedere al pagamento e infine aspettare comodamente che bussi alla porta il corriere con il proprio pacco di droga. Si trattava di un sistema pericolosamente geniale che in pochissimo tempo vantava di una presenza capillare in tutto il mondo, per questo due braccia hanno smesso di essere abbastanza, e Max ha cercato l’aiuto in moltissime altre: per le consegne, shinyflakes.com si avvaleva dei mezzi di trasporto ufficiali, ossia i corrieri internazionali, garantendo la massima sicurezza, sia per il mittente che per il destinatario. In fondo, si trattava di pacchi anonimi consegnati da onesti lavoratori che si accumulavano a tutti gli altri lasciati in portineria. L’unica differenza -per niente trascurabile- era che, in quelli dei clienti di Max, c’erano grammi o addirittura qualche kilo dei più vari tipi di droga.
L’impero di Max aveva fondamenta profondamente radicate perché costruite da lui stesso, ma una casa non è abitabile senza un tetto e il suo era fatto dai suoi fornitori, gli stessi a diventare la causa del rovinoso crollo. La polizia, dopo aver intercettato molti dei pacchi illegali in circolazione, inizia un’indagine sotto copertura che li porterà prima dai fornitori, per poi arrivare alla cameretta di Max, il nucleo di un’attività che, contro ogni aspettativa, scoprono essere gestita da un teenager seduto davanti allo schermo del suo pc nella sua camera da liceale di una casa che non potremmo definire abitata, ma “occupata” da una famiglia del tutto assente. Mentre Max in prima persona nel docu-film Shiny Flakes ci spiega con estrema impassibilità e senza rimorsi come ha fatto a creare così velocemente uno spaccio di droga internazionale, ci si chiede continuamente dove fossero i genitori e come abbiano potuto non accorgersi delle scatole che si accumulavano nella sua stanza e del completo ritiro di un figlio dalla vita sociale. Max a questa domanda ci risponde porgendocene un’altra: “Quale famiglia?”
Trovato con le mani nel sacco nel 2015, Maximilian Schmidt, il narcotrafficante più furbo del web, viene condannato solo a 7 anni grazie al beneficio dato dalla sua diagnosticata “immaturità emotiva” e assegnato a un carcere minorile nonostante alla data d’arresto fosse già maggiorenne. Anche dopo la condanna, nemmeno per un attimo ha provato rimorso per ciò che ha fatto, ma solo orgoglio: questo è il motivo per cui, senza esitare, ha confessato alla polizia con entusiasmo della sua attività, e anche nel docu-film Shiny Flakes lo vediamo indubbiamente felice di poter spiegare a noi spettatori come è riuscito ad ingannare così facilmente le autorità e ad essere diventato qualcuno che conta nel mondo dell’illegalità. E come succede spesso per gli individui che si dimostrano di gran lunga più furbi del sistema, pur agendo contro la legge, diventano dei miti per il popolo: Maximilian si è conquistato la stima di molti, sia dentro che fuori dal web; numerosi i commenti di chi gridava alla liberazione e chi lo definisce tutt’oggi un eroe.
In fin dei conti, però, si tratta sempre di spaccio di droga, esattamente come quello che avviene agli angoli delle vie più buie delle nostre città: se Maximilian Schmidt fosse stato uno spacciatore al parchetto sotto casa, avrebbe avuto comunque una riduzione della pena perché “emotivamente immaturo”? E ci sarebbe stato qualcuno a rivendicare a gran voce la sua libertà?
Forse no, ma di Maximilian Schmidt ci sono tante cose che lasciano spazio ai dubbi, come ad esempio i soldi in Bitcoin guadagnati da shinyflakes.com, che tutt’oggi non sono stati confiscati dalle autorità, e che lo stesso Maximilian nel docu-film nega di sapere dove siano. Davvero un genio del dark web che è riuscito a gestire da solo un impero di droga internazionale può aver perso di vista 4 milioni di euro in Bitcoin? Se è stato difficile pensare che abbia venduto droga a tutto il mondo da solo e dalla stanza della sua cameretta, credere che non sappia dove siano i suoi Bitcoin lo è ancora di più.
Questa è la vera storia da cui è tratta la serie Come vendere droga online (in fretta), insomma la realtà è ben diversa da quella romanzate sullo schermo, soprattutto perché la chiave di lettura del docufilm è cercare di capire come mai questo giovane non riesca a razionalizzare la gravità di ciò che ha fatto.
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