Il mondo seriale sfoggia un nuovo e fresco teen drama americano dal titolo Love, Victor. La serie, la cui seconda stagione è stata distribuita per gli spettatori americani sulla piattaforma Hulu questo giugno, è lo spin-off del film Love, Simon uscito nel 2018 con protagonisti Nick Robinson, Jennifer Garner e Josh Duhamel.
Il film racconta i timori di un giovane studente liceale di Atlanta, Simon, nel dichiarare la propria omosessualità alla sua famiglia e ai suoi amici più cari. Il ragazzo inizia una corrispondenza segreta con un altro studente, come lui fortemente provato dalla difficoltà di fare coming out. Simon trova però la strada per rivelare la sua vera natura e, infine, scopre l’identità del suo interesse di penna: insieme potranno vivere alla luce del sole una storia d’amore.
Love, Victor parte proprio da qui: dal mito indiscusso in cui la figura di Simon è stata trasformata. Simon, ormai al college, viene ricordato nella scuola di Atlanta, Creekwood, come un vero esempio di onestà e coraggio, emblema per molti ragazzi gay. Love, Victor, distribuita in Italia nella piattaforma Disney+ sezione Star Original, è una serie per teenager che narra di stereotipati personaggi americani e relazioni personali abbastanza prevedibili: tuttavia complica il suo universo, mostrando il giovane protagonista Victor, lottare per comprendere la sua vera essenza, scoprire sé stesso e l’intricata via per l’autodeterminazione.
L’armonia nella coppia risulta, con il tempo, sempre più incrinata, trascinando i loro figli in un vortice di insicurezze e ansie. All’interno di questo quadro di fragilità familiare il giovane Victor, che da tempo sente di avere interesse per i ragazzi, cerca di essere un pilastro per i suoi cari: è affidabile, gentile, agisce con una grande maturità in situazioni ardue, dimostrando una sicurezza che cela, però, radicate inquietudini identitarie.
Ad ogni modo, lo sforzo di Victor di comportarsi seguendo le convezioni sociali non fa che acuire le sue preoccupazioni: il protagonista, infatti, di pari passo, coltiva una forte attrazione verso un suo compagno di classe e collega di lavoro, Benji. Il sentimento, prontamente relegato alla parte più nascosta dei suoi sogni, però, accresce progressivamente, minando l’impegno di Victor di sperimentare pienamente una relazione etero con Mia. Grazie all’aiuto di Simon e dei suoi amici, all’appoggio di Felix e al sempre più forte desiderio di essere felice, Victor comprende finalmente la sua natura, ciò che lui realmente è chi davvero desidera: la prima stagione si concluderà con l’amore trovato per Benji e una confessione sincera per i suoi genitori. Victor, finalmente, con il sorriso sulle labbra afferma: sono gay!
La seconda stagione vede la realtà di Victor e della sua famiglia completamente stravolta: i suoi genitori hanno deciso di separarsi e Mia, ferita dal rifiuto, nega un confronto con Victor. Nel vortice caotico che circonda la sua sfera familiare e di amicizia, Victor trova in Benji un punto di riferimento, un amore puro e corrisposto, un incentivo per la felicità scoperta. Eppure, Victor dovrà fare i conti con una radicata resistenza di sua madre Isabel alla sua omosessualità e alla relazione con Benji, dovuta con molta probabilità, al passato indottrinamento cattolico che ha scolpito la sua educazione. Isabel, benché adori suo figlio Victor in ogni espressione di sé, stenta a trovare un compromesso tra le aspirazioni che riversa su suo figlio e le reali necessità di Victor. In fondo, al di là di ogni retorica, Victor ha solo un bisogno primitivo di sentirsi amato, a tutti i costi e sotto ogni aspetto.
Love, Victor espone i presupposti di una classica serie adolescenziale americana, si presenta, quindi, dispiegando e raccontando personaggi al pubblico familiari, riesumando attività ed attitudini affini a cult seriali come The O.C. spesso la cui scrittura sembra piuttosto risolutiva e frettolosa, intrisa di un buonismo e una patinatura non sempre in linea con l’estrema tristezza e frustrazione provata da molti giovani omosessuali e lesbiche in contrasto con la loro realtà di riferimento. La complessità di raccontare un dolore, allo stesso tempo individuale e collettivo, appartenente al singolo come ad una comunità, è evidente: la serie, soprattutto nella prima stagione tradisce, un po’, la descrizione delle svariate sfaccettature della comprensione della propria identità, costringendo la narrazione a soluzioni sbrigative.
Comunque, con il passare degli episodi, fino ad arrivare al fulcro della seconda stagione, Love, Victor sembra prendere una forma realistica: man mano che Victor acquisisce confidenza con la sua omosessualità, come di riflesso, la serie inizia ad assumere una dimensione concreta e multiforme. In sostanza più Victor accetta la sua natura, meno la serie distorce il suo obiettivo di raccontare una comunità.
La seconda stagione di Love, Victor sembra rinunciare alla pressione di esistere solo in quanto serie per la famiglia per mettere in scena le carenze della stessa, palesando, senza timore, una madre in difficoltà nel supportare un figlio che ama. In più, Love, Victor non rinuncia a raccontare problematiche e insicurezze relative alla sfera sessuale, scardinando alcuni preconcetti sugli adolescenti, intesi spesso e erroneamente, in quanto soggetti navigati e intraprendenti.
Con la sottile pecca di selezionare attori esteticamente perfetti, lontani dalla realistica scelta di Young Royals di portare sullo schermo giovani con delle “imperfezioni”, Love, Victor, nel complesso, è un valido compromesso tra la rappresentazione stereotipata dell’omosessualità di alcuni prodotti seriali e quella più cruda ed esplicita, senza la patina della filtro puritano, di serie complesse sul mondo LGBTQ+ (Queer as Folk che fa da apripista a all’attuale It’ s a sin). Love, Victor intrattiene piacevolmente i suoi spettatori e nel frattempo cerca di mostrare loro altre facce dell’essere adolescente: è una serie per ragazzi ma va in contro anche ad adulti, fornendo loro alcuni strumenti per poter comprendere più visceralmente i giovani di oggi. La serie statunitense Love, Victor cresce di intensità insieme al suo protagonista, ed è forse questo, il suo punto di maggiore forza: più il pubblico osserva Victor prendere in mano le redini della sua vita e vivere più autenticamente le sue emozioni, più esso si dimentica del frivolo contorno e accompagna entusiasta il giovane nella ricerca della sua identità.
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