Cruel summer: recensione della prima stagione della serie Prime Video
La prima stagione di Cruel Summer è giunta al termine registrando un grande successo di pubblico e di critica. La serie, disponibile in streaming su Amazon Prime Video, non è un semplice teen drama come potrebbe sembrare a primo impatto, ma un thriller psicologico raccontato in maniera curata e peculiare.
Nel 1993 Skylin, città immaginaria nel Texas, viene scossa dalla scomparsa della giovane Kate Wallis, adolescente bella e popolare. Nel frattempo Jeanette, dapprima teenager bruttina e impacciata, comincia la sua “trasformazione” in ragazza alla moda e invidiata da tutti, coltivando la sua bellezza e diventando la più popolare della scuola. Se all’inizio le due ragazze e le loro vicende sembrano non c’entrare l’una con l’altra, ben presto la situazione si ribalta: Kate, una volta liberata, accusa Jeanette di fronte a tutta la nazione di avere a che fare col suo rapimento. La vita di Jeanette precipita così in una spirale sempre più cupa, la quale distrugge tutto ciò che la ragazza aveva costruito. Ma la verità è tutt’altro che semplice e, come in ogni thriller che si rispetti, nessuno è davvero innocente.
La serie, prodotta tra gli altri anche da Jessica Biel, copre un arco temporale che va dal 1993 al 1995 e usa dei parallelismi tra i tre anni per raccontare i fatti e arrivare al cuore del mistero. Ogni puntata si svolge in una data precisa e mostra, per ogni anno, gli avvenimenti di quel giorno, alternandoli. La storia e i segreti dietro il rapimento di Kate vengono affrontati in maniera progressiva fino a convergere, nell’ultima puntata, nella rivelazione di tutte le verità nascoste.
Il modo in cui è stato scelto di raccontare la storia è sicuramente il punto più forte di tutta la serie. Il continuo parallelismo tra passato e presente rende ancora più incisivo il mistero, riuscendo a confezionare numerosi colpi di scena e a conquistare lo spettatore fin dal primo episodio. A supporto di una struttura narrativa così particolare c’è anche una scelta tecnica oculata: ogni anno è caratterizzato, oltre che dal cambiamento fisico e psicologico dei personaggi, anche da un colore diverso dei fotogrammi, con una color correction specifica per ogni periodo. Nel 1993 i colori sono brillanti e vivaci: è l’anno della spensieratezza, dell’amicizia e delle speranze. Il 1994 è invece più opaco, ha perso molto del colore del precedente e tende a toni sempre più scuri. Questo è l’anno del cambiamento, del fulmine a ciel sereno che colpisce la vita di Jeanette e del progressivo disfacimento, suo e di tutte le persone coinvolte. Infine, nel 1995 le immagini sono quasi in bianco e nero: i colori si sono “sciolti”, sono scivolati via definitivamente, portando con sé l’innocenza, la felicità e la disillusione. È l’anno della resa dei conti.
Questa scelta ricalca la tecnica usata in 13 Reasons Why, in cui la differenza tra passato e presente viene realizzata anche tramite una scelta specifica di tonalità di colore. L’espediente ha un impatto visivo molto forte, tanto da incidere pesantemente sul modo in cui si interiorizzano gli eventi e le azioni dei personaggi.
Mentre cerca di svelare il mistero che lega la scomparsa di Kate a Jeanette, Cruel Summer affronta diversi temi vicini ai teenager, come la necessità di apparire in un certo modo per non venire giudicati, ma anche il rapporto con gli adulti in un’età di passaggio così difficile e delicata. Oltre a questo, è forte la componente di esasperazione dei fatti da parte dei mass media, che portano alla nascita di un distruttivo processo mediatico nei confronti di Jeanette e a una forte alterazione della percezione della verità. Un problema ancora tristemente moderno.
Quando si decide di parlare di teenager è difficile non ricadere in cliché visti e rivisti, e Cruel Summer non è esente da questa pecca. Sebbene i personaggi abbiano una certa profondità e risultino interessanti nei modi di essere e di fare, ricalcano i soliti stereotipi dell’età adolescenziale: c’è la contrapposizione tra i “belli e popolari” e gli “sfigati e nerd” e ci sono drammi interiori ben prevedibili e già affrontati in tutte le salse, e la serie non si distingue certo per l’originalità del modo in cui li tratta. D’altronde non è questo il punto centrale di Cruel Summer, che rimane prima di tutto un thriller gestito con sapienza, tanto da renderlo tra gli show più apprezzati degli ultimi tempi. Il difetto, se così vogliamo chiamarlo, è del tutto ignorabile: la serie non vuole rivoluzionare in alcun modo il mondo dei teen drama, ed è quindi lecito che segua sentieri già battuti e apprezzati.
Cruel Summer può essere descritta come un “teen thriller” adatto però anche a un pubblico più cresciuto, in quanto la componente di giallo è molto forte e gestita con abilità. Lo show non è comunque esente da intoppi narrativi e situazioni poco credibili, per le quali sarebbe bastata un po’ più di attenzione per renderle più verosimili. Una nota di merito va alla colonna sonora della serie, formata da rivisitazioni di pezzi indimenticabili degli anni ’90, in grado di scatenare una profonda nostalgia in molti millennial.
Il giudizio è assolutamente positivo: Cruel Summer è un prodotto da non perdere e un’ottima compagnia per la fine dell’estate. L’enorme successo riscosso dalla serie ha già portato al rinnovo per una seconda stagione: una notizia che ha acceso non pochi timori, dal momento che la storia può già definirsi conclusa. La paura è che possa fare la fine di 13 Reasons Why, riproponendo una storia trita e ritrita fino a farla diventare insapore.