Abbiamo già introdotto i lettori a un breve viaggio tra le chiese meno conosciute di Milano (potete trovare l’articolo completo a questo link). In questa seconda puntata, vi prenderemo nuovamente per mano e vi condurremo alla scoperta di altre tre chiese poco conosciute del capoluogo meneghino assolutamente da visitare.
Incastonata in un complesso edilizio abbastanza eterogeneo, a due passi da Torre Velasca e dall’Università degli Studi di Milano si trova la Basilica di San Nazaro in Brolo. La Chiesa è sita nell’omonima piazza, in zona Crocetta, dunque è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici. Il nome originario del luogo di culto è “Basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore”.
In origine, la piazza di San Nazaro in Brolo faceva parte di un lungo portico colonnato che puntava in direzione di Roma, città che in epoca paleocristiana – cioè nel periodo in cui la basilica fu fatta costruire – era il centro della cristianità occidentale ed europea, nonostante fosse Milano la capitale dell’impero romano d’Occidente. Di questo porticato non vi è più rimasta traccia, così come del quartiere del Brolo, ovvero la sede del primo governo della città in cui sorgeva, tra gli altri, anche la basilica (di cui tiene tutt’oggi il nome).
Una peculiarità di questo edificio è la facciata, che è stata rimaneggiata più volte finendo per adottare uno stile tendenzialmente romanico. L’ingresso di questa chiesa è alquanto singolare e pressoché introvabile in altre chiese della città: infatti, non si viene introdotti subito nella navata dove si trovano le panchine, l’acquasantiera e l’altare. Ad accogliere il fedele, invece, vi è dapprima il Mausoleo Trivulziano, niente meno che una cappella imponente realizzata dal Bramantino come parte che precede il complesso vero e proprio. Il mausoleo infatti prende il nome dal militare Gian Giacomo Trivulzio, che fu incaricato dagli Sforza, nel 1512, di costruire un mausoleo commemorativo dei principali membri della famiglia.
Infine, di fianco all’abside del transetto sinistro si trova la Cappella di Santa Caterina di Alessandria, nella quale si possono ammirare gli struggenti affreschi raffiguranti il suo Martirio ad opera di Bernardino Lanino.
Chi passeggia abitualmente nei pressi di Cordusio, conoscerà bene la storica libreria Taschen, punto focale di Via Meravigli. Tuttavia, procedendo lungo Via Meravigli ci si imbatte anche in una piccola chiesetta, quella di Santa Maria alla Porta, quasi sfuggente ma dal fascino senza tempo.
La sua costruzione cominciò nel 1652, in seguito al ritrovamento dell’affresco della “Madonna del Grembiule” sul muro di una struttura precedente, ovvero un edificio di culto d’età romanica già rimaneggiato nel XV sec. Il progetto fu affidato a Francesco Maria Richini, lo stesso architetto che progettò la Chiesa barocca di San Giuseppe (ve ne avevamo parlato qui). Non sono poche, infatti, le somiglianze con la facciata della Chiesa di San Giuseppe, a cominciare dal fatto che anche Santa Maria alla Porta è a navata centrale, e che la sua facciata è densa di elementi architettonici e decorativi.
Un ulteriore caratteristica di questo piccolo edificio di culto è la pavimentazione geometrica che si trova nel vicolo sul lato destro della chiesa. Si tratta di un importante testimonianza della parte più arcaica della chiesa, o meglio sono i resti della Cappella della Madonna dei Miracoli danneggiata durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Quello che infatti era un parcheggio abusivo per auto e motorini, oggi è noto come “il pavimento ritrovato”, ed è tornato in vita grazie a un meticoloso lavoro di restauro.
Piazzale Loreto è cambiata molto nel corso degli anni, così come cambierà anche nei prossimi. Nei suoi pressi ci sono negozi di vario genere, quasi tutti distribuiti lungo la famosa via della moda Corso Buenos Aires. In una delle sue arterie, in particolare in Via Giovanni Pierluigi da Palestrina, ha sede non solo uno storico Cinema che prende il nome dalla via stessa, ma anche una chiesa dalla facciata rossa. Si tratta della Chiesa del Santissimo Redentore.
Promotore della costruzione di questa parrocchia è stato l’arcivescovo Carlo Borromeo che, come abbiamo detto nella prima puntata della guida, aveva fortemente voluto un altro luogo di culto a Milano: il Civico Tempio di San Sebastiano. Tuttavia, a differenza di quest’ultimo, la Chiesa del Santissimo Redentore era inizialmente una cappella dedicata alla “Madonna di Loreto”, considerata luogo sussidiario della parrocchia di San Babila. Solo successivamente, verso la fine del XIX secolo, l’edificio fu allargato e ultimato nel 1900, anno giubilare della Redenzione (da qui il nome a Cristo redentore).
Come anticipavamo, la facciata è fatta di mattoncini rossi ed elementi decorativi in pietra bianca; ai lati del portale maggiore, ciascuna entro una propria nicchia, si trovano le statue dei Quattro Evangelisti. Infine, per quanto riguarda l’interno, l’edificio è a croce latina divisa in tre navate, ciascuna comunicante con l’altra attraverso arcate a tutto sesto poggianti su pilastri bicromi rosso-bianchi che richiamano perfettamente gli elementi della facciata.
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