Saponi di Elena Ghiretti, edito da Fandango libri è la storia di Lucia, creativa di un’agenzia pubblicitaria milanese arrivata a 40 anni con la convinzione di aver raggiunto qualche traguardo nella vita: un lavoro che ama, una relazione equilibrata e l’acconto per l’affitto della casa perfetta. Ma in un giorno di pioggia, proprio come in Kiss me Licia ma con zero romanticismo, tutto inizia a perdere i contorni: Luca, da questo momento denominato dalla protagonista con l’iniziale minuscola, luca la lascia con un bigliettino a un passo dal trasloco. Come se questo non bastasse le cose a lavoro vanno male e sembra che l’agenzia voglia liberarsi di lei.
Tutto viene messo in discussione da un’idea che in maniera subdola si fa strada nella mente di Lucia: i trentenni sono dappertutto, hanno preso il potere e lei non se n’è accorta.
Improvvisamente si rende conto che i trent’anni sono passati e Lucia non saprebbe dire da che parte della sua vita si è distratta e come ha fatto a ritrovarsi già nei quaranta. Eppure la sua vita diventa molto presto simile a questa nuova razza i millennials e forse proprio grazie a loro riesce a ritrovare la strada.
La prima cosa che colpisce di Saponi di Elena Ghiretti è proprio il modo in cui affronta il senso di smarrimento di una generazione ma questa volta gli smarriti sono i quarantenni come Lucia. L’originalità della materia narrativa sta nel fatto che forse per la prima volta i trentenni non sono narrati come disorientati, come quegli abitanti della terra di mezzo senza prospettive o quanto meno non sono depressi e incerti ma allegramente sobri, leggeri, ottimisti. Quasi non sembrano i trentenni di cui si è parlato negli ultimi cinque anni.
I quarantenni invece sono in crisi, Lucia è in crisi perché si sente sopraffatta dalla generazione dei millennials, la più astuta invenzione di marketing demografico dopo quella dei baby boomers.
La scrittura di Saponi è una scrittura per frammenti, spezzata e ostica che fa provare la stessa sensazione di disagio che prova la protagonista. Si racconta in terza persona e gli eventi non hanno introduzione, Elena Ghiretti non ci va morbida ma è spietata come lo è la vita ma è anche ironica e questo rende la lettura godibile.
Siamo costantemente con Lucia e con la sua apatia e riusciamo a provare lo stesso disagio che prova lei.
La scrittura spigolosa a volte fa male ma è assai efficace per descrivere più che gli eventi, le sensazioni.
In effetti, questa è la storia di una donna come se ne vedono tante e gli eventi che le capitano non sono diversi da altre trame lette e rilette in passato. In cosa, dunque, è differente questo romanzo?
Innanzitutto non arriva nessun principe azzurro a salvare la donzella in pericolo ma quest’ultima si salva da sola. Non c’è amore ma il sesso, quel sano momento che è un ritrovarsi di corpi ed esplorazione di qualcosa di nuovo e niente di più. Ma soprattutto gli uomini vengono finalmente raccontati per quello che sono, senza filtri e senza smancerie.
Il momento in cui Lucia si rende conto che si tratta di una pantomima, una manciata di uomini idioti eppure come un’epifania si rende conto di aver fatto ruotare tutta la sua vita intorno a questa pantomima.
E’ proprio lì che l’ingranaggio della giostra si rompe e tutti i nodi vengono al pettine.
Saponi è un ottimo specchio per guardare la realtà per quella che è, senza edulcorare nulla. E come nella vita il finale è aperto.
Sarebbe bello sapere che sta facendo adesso Lucia.
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