La sitcom di Netflix che racconta di un adolescente autistico sulla strada verso l’indipendenza arriva alla sua stagione finale con Atypical stagione 4, affrontando grandi temi in modo dolce e mai saccente.
Atypical è all’altezza del suo nome in più di un modo, lo show di Netflix ha l’aspetto di una classica sitcom statunitense, con episodi della durata di mezz’ora e racconta le difficoltà, le vicissitudini di un nucleo famigliare. Tuttavia, nel corso delle stagioni, ha acquisito una maturità emotiva e un nuovo livello di profondità e affetto. Seguiamo la storia di Sam Gardner (Keir Gilchrist), un ragazzo adolescente con autismo che inizia ad esplorare cosa potrebbe significare essere indipendente dalla sua famiglia, Sam affronta i problemi della vita a modo suo e cerca di capire il mondo dalla sua prospettiva. Uno dei suoi più grandi talenti è rigirare la frittata sempre a suo favore e questo lo rende estremamente adorabile, oltre a dare una giusta prospettiva rispetto al concetto di cosa significhi davvero “essere normale”.
Atypical stagione 4 sancisce la fine di un’epoca, siamo arrivati alla fine della corsa ma non è stata semplice, abbiamo incontrato tradimenti, separazioni, coming-out e un sacco di conversazioni sui pinguini. Ora Sam ha lasciato la casa di famiglia e si è trasferito con il suo migliore amico Zahid (Nik Dodani), un fattone il cui approccio casuale alla vita è in pieno conflitto con alcune delle più rigide routine di Sam. Zahid dimentica di pagare le bollette e ama comprare all’ingrosso. A un certo punto si siede su un trono fatto di rotoli di carta igienica, il che sarebbe stato osceno nell’aprile 2020, ma a oggi, in questi tempi ben forniti, il rotolo di carta igienica è tornato a essere un oggetto su cui si può ancora scherzare. (Non ci sono sprechi solo comicità).
Vivere con i coinquilini è una lezione di vita che molti giovani devono imparare, che siano autistici o meno; a quanti sarà capitato di dover pianificare i turni delle pulizie per poi ritrovarsi una montagna di stoviglie nel lavandino di cui nemmeno si ricorda più il passato contenuto. Oltre a capire come coesistere pacificamente con Zahid, che si vedrà costretto ad affrontare problemi più seri nel corso del racconto, Sam sta cercando di tenere il passo con il suo rendimento al college, che è più difficile di quanto pensasse. Queste preoccupazioni apparentemente banali portano a meditazioni brillanti sull’ambizione e la realizzazione, cosa significa capire il proprio scopo nella vita e quanto è necessario sacrificare per raggiungerlo.
Intanto in casa Gardner la sorella di Sam, Casey (Brigette Lundy-Paine), ha iniziato a uscire con la sua migliore amica Izzie (Fivel Stewart), sta anche cercando di capire come adattarsi nella scuola privata che frequenta grazie a una borsa di studio sportiva. Le sue ambizioni sono sempre state quelle di farsi strada verso un’ulteriore borsa di studio in una buona università, e lei è, come dice un personaggio, “freaky fast” (dannatamente veloce), il problema è che sta crollando sotto il peso delle aspettative da parte di tutti. Mentre sua madre, Elsa (Jennifer Jason Leigh) è felice di questa nuova relazione, il padre Doug (Michael Rapaport) non ne è affatto entusiasta per via dello stress che percepisce nella vita della figlia.
Né Doug né Elsa sono nella posizione di poter giudicare, poiché entrambi si stanno ancora riprendendo dai tradimenti delle scorse stagioni. Ed è proprio in questo aspetto che Atypical eccelle davvero, ci vuole forse un occhio più maturo (per non dire un’età avanzata) per cogliere queste delicate sfumature, da giovani si pensa che le trame riguardanti i genitori siano delle noiose distrazioni dalla storia principale, ma guardandole (o riguardandole) da adulto si rimane stupiti di quanto siano intense e toccanti e appartengano a una complessità di un vissuto che arriva solo col tempo. In Atypical stagione 4 troviamo molta sensibilità nel raccontare le vite e i dilemmi genitoriali. Doug si trova ad affrontare lo shock e il dolore per una perdita importante, ma non è in grado di parlarne, proprio come non era in grado di far fronte ai bisogni di Sam quando era piccolo. La madre di Izzie è uno spirito libero che legge i tarocchi e adora Casey, ma trascura i bisogni della figlia. Elsa è costantemente arrabbiata e pressante, in una riflessione si rende conto di essere diventata quello che non voleva, ovvero come sua madre, che però, nella fase della vecchiaia, sembra diventata un genitore modello. Ma questa è solo la superficie che nasconde strati di difficoltà più profondi che risultano ingannevoli all’occhio poco accorto.
La serie affronta temi importanti, come il cancro, la morte, la frustrazione e la demenza senile, ma li tratta con la giusta leggerezza e una dose abbondante di dolcezza. Un aspetto davvero interessante di questa stagione finale è stata la decisione di concentrarsi maggiormente sugli amici del college di Sam, per lo più interpretati da attori con disabilità, questo ha aperto una grande porta su un mondo davvero poco esplorato, oltre al fatto che sono stati grandiosi e hanno regalato alcune gag davvero esilaranti. Sid, interpretata da Tal Anderson, in particolare entra davvero nel ruolo, in ogni episodio chiede agli altri di imparare qualcosa su se stessi e sul mondo, cosa che inevitabilmente loro fanno e la conclusione è sistematicamente positiva. In altre serie che vi capiterà di vedere potreste trovare questo tipo di atteggiamento insopportabile, invece questa è proprio la chiave di lettura che ci si deve aspettare e la dice molto sul fascino di Atypical il fatto che sia piacevole e dolce, ma mai saccente. La sua potenza sta proprio nella mancanza totale di cinismo, e la mancanza di cinismo è davvero qualcosa di raro e bello.
C’è da dire che non tutte le storyline di Atypical stagione 4 raggiungono le note più alte, man mano che la stagione procede si ha la netta sensazione che Atypical stia andando verso la fine, ha fatto il suo corso e ha detto tutto ciò che doveva dire. Ma va bene così perché resta e resterà una serie tv bellissima, che celebra la diversità, capace di far capire che il sapersi adattare e semplicemente un approccio alla vita da accogliere a cuore aperto.
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