Il Cinema Ritrovato di Bologna è l’appuntamento fisso per i veri cinefili, l’incontro che ogni amante del cinema dovrebbe fare, in una delle città più belle d’Italia.
Abbiamo rischiato grosso in questo anno e mezzo di pandemia, abbiamo rischiato di non ritrovarci con le meravigliose pellicole restaurate della Cineteca di Bologna.
Gian Luca Farinelli, direttore del Cinema Ritrovato ha ribadito più volte la sera in piazza Maggiore per le proiezioni sotto le stelle e prima di presentare un ospite o un film che questo 2021 avrebbero potuto organizzare un piccolo festival ma hanno deciso di organizzare un grande Festival.
Va riconosciuto questo aspetto come primario del Festival di Farinelli, la perfetta organizzazione e la dimostrazione che si può fare un Festival o un evento simile in pandemia e riempire la piazza Maggiore di pubblico in sicurezza e senza creare il famoso e tanto temuto assembramento.
Personalmente frequento il Cinema Ritrovato dal 2012 e da allora ogni volta che torno a Bologna è sempre un bel ritrovarsi. Con questo evento si viaggia nel tempo, si torna a sognare e si lascia per qualche ora il presente fuori della porta. Si attraversano epoche e latitudini della storia del cinema tutto nel magico buio della sala, quella sala che tanto ci è mancata.
Il Cinema Ritrovato 2021 ha aperto i battenti il 20 luglio e proseguirà fino al 27.
Quest’anno il volto del manifesto è quello luminoso e sognante di Romy Schneider alla quale è dedicata una sezione, curata dal regista Volker Schlöndorff, che si è aperta col documentario di Patrick Jeudy, introdotto da Gian Luca Farinelli. Un ritratto intimo, senza tabù, dell’attrice a partire dalle registrazioni di una conversazione del 1976 con la giornalista Alice Schwarzer.
Nel giorno che precede l’apertura del festival, si è inaugurata presso la Biblioteca Renzo Renzi la Mostra mercato dell’editoria cinematografica, luogo d’incontro unico per lettori, studiosi, critici e appassionati di cinema con ingresso libero fino al 27 luglio.
Tra le retrospettive più belle c’è la sezione dedicata al maestro americano di quest’anno, George Stevens, con il documentario firmato dal figlio, George Stevens: A Filmmaker’s Journey, complemento essenziale per chi voglia approfondire l’opera del regista. Diversi sono i film di questo regista proposti in versione restaurata, tra i più belli che vi segnalo: Something to live for (1952) con il grandissimo Ray Milland (che molti ricorderanno per Il delitto perfetto di Alfred Hitchcock e Lost Weekend di Billy Wilder) e Joan Fontaine (nota fra gli altri per Rebecca la prima moglie di Alfred Hitchcock); Alice Adams (1935) con i giovanissimi Katharine Hepburn e Fred McMurray e ancora Woman of the year (1942) di nuovo con Katharine Hepburn e Spencer Tracy.
La sera in Piazza Maggiore e LunettArena ho potuto ammirare la nuova versione restaurata da Gaumont del capolavoro di Jean Renoir Les Bas-fond, adattamento dalla pièce di Gor’kij con protagonista l’immenso Jean Gabin e un inedito Louis Jouvet (noto regista teatrale e anche grande interprete).
All’interno della sezione dedicata a Romy Schneider ho potuto vedere la versione restaurata del film La Piscina di Jacques Deray, film cult del 1968 tra le perle del cinema francese.
Anche l’Italia, si sa, non è da meno e infatti tra i film di questa meravigliosa edizione del 2021 segnalo Il mulino del Po di Alberto Lattuada (1949), che si può considerare un’anticipazione di ciò che il cinema avrebbe visto con Novecento di Bernardo Bertolucci del 1976.
Altre chicche che vi consiglio di recuperare sono Il federale (1961) di Luciano Salce con Ugo Tognazzi e Vita da cani (1950) di Mario Monicelli.
Il Festival del Cinema Ritrovato è magico perché attraverso i film classici restaurati e attraverso alcune chicche introvabili, risalenti alle origini del Cinema in pochi giorni si viaggia con la fantasia, si approfondiscono o si conoscono registi di fama internazionale e a volte molto semplicemente si rivede quel vecchio film che una volta ci aveva fatto sognare o che ci ha fatto innamorare della settima arte.
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