Caso Voghera: legittima difesa o eccesso colposo di legittima difesa?
In questi giorni si è discusso molto sul caso Voghera e sulle dichiarazioni rilasciate dall’esponente della Lega, Matteo Salvini. L’accaduto ha sollevato un problema spinoso, e cioè quello della legittima difesa. La sera del 20 luglio alle ore 22:30 davanti al bar “Ligure” di Voghera, perde la vita Youns el Boussetaoui, un cittadino marocchino di 39 anni. Dell’omicidio è accusato l’assessore Massimo Adriatici, assessore alla sicurezza del comune di Voghera, il quale sostiene di aver fatto partire un colpo accidentale dall’arma che portava con sé. L’assessore si trova attualmente ai domiciliari.
Adriatici riporta così l’accaduto: Stavo passeggiando in piazza Meardi quando ho notato quell’uomo infastidire i clienti di un bar. Mi sono avvicinato, l’ho redarguito invitandolo ad andarsene e a quel punto ho chiamato la polizia. Sentendo la mia telefonata, mi ha spinto facendomi cadere. È stato a quel punto che dalla pistola già impugnata è partito il colpo“.
Dal suo racconto l’omicidio sarebbe, dunque, avvenuto accidentalmente. Adriatici oltre ad essere un assessore, è anche un avvocato penalista, docente di diritto penale e procedura penale, ma in passato ha anche rivestito il ruolo di poliziotto. La pistola calibro 22 che portava con sé era regolarmente detenuta. Nel marzo del 2018 era stato intervistato sull’uso delle armi, esprimendosi in tal senso: ”L’uso di un’arma deve essere giustificato da un pericolo reale per la persona che la usa, per le sue proprietà o quelle altrui– aveva detto- Ma questo non significa farsi giustizia da soli. Sparare deve essere l’extrema ratio, l’ultima possibilità da mettere in atto se non ne esistono altre“.
L’art 52 del c.p. recita: ”Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”. E ancora: ”Nei casi previsti dall’articolo 614, primo e secondo comma, sussiste sempre il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere: a) la propria o altrui incolumità; b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione; Le disposizioni di cui al secondo e al quarto comma si applicano anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all’interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale. Nei casi di cui al secondo e al terzo comma agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l’intrusione posta in essere, con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone”.
Come prescrive l’articolo del codice penale, perché sia configurabile la legittima difesa, è necessario che vi sia una necessità di un pericolo attuale di un’offesa ingiusta e che vi sia un rapporto di proporzionalità tra difesa e offesa. Ho introdotto brevemente la figura di Adriatici, però mi sembra doveroso parlare anche della vittima. Youns aveva una moglie e due figli, da tempo aveva deciso di vivere per strada. In passato era stato ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Vercelli, da cui si era allontanato volontariamente. Aveva precedenti per droga, furto e rapina. Oltre ai precedenti, era un uomo che soffriva di problemi psichici, in stato di emarginazione e che aveva bisogno d’aiuto, come testimoniano gli stessi familiari.
La sera del 20 luglio, così come testimoniano le telecamere di sorveglianza, Youns si avvicina all’assessore leghista, e dopo una discussione, lo colpisce con un pugno. Le telecamere mostrano il momento in cui Adriatici cade per terra, ma non il momento dello sparo, che è avvenuto successivamente. Di poche ore fa, la testimonianza di un cittadino marocchino che era presente all’interno del bar:” Ho visto un signore italiano che stava parlando al telefono, Youns lo ha spinto e l’italiano è caduto in terra sulla schiena. A quel punto, mentre era sdraiato, ha estratto la pistola dal fianco e gli ha sparato un colpo a sangue freddo. Dopo essere stato colpito, Youns è corso via con la mano sulla pancia e poi è caduto a terra”. Dalla testimonianza dell’uomo, emergerebbe inoltre che l’assessore avrebbe preso la mira e successivamente sparato il colpo. Sicuramente la procura e la perizia balistica riusciranno a dare un quadro più chiaro e delineato dell’accaduto. Sono state inoltre rese delle dichiarazioni da Salvini che, ancor prima degli accertamenti della procura, difende a spada tratta Adriatici, profilando l’ipotesi della legittima difesa e del colpo sparato accidentalmente. Ecco le parole del leader leghista: “Un docente di diritto penale, ex funzionario di polizia, avvocato penalista noto e stimato in questa bella città in provincia di Pavia, vittima di un’aggressione, ha risposto, accidentalmente è partito un colpo che purtroppo ha ucciso un cittadino straniero, che, secondo quanto trapela, è già noto purtroppo in città e alle forze dell’ordine per violenze, aggressioni, addirittura atti osceni in luogo pubblico”.
Credo che ciascuno dovrebbe fare il proprio mestiere. La politica non può improvvisarsi giudice e giuria, ma dovrebbe lasciare la parola alla magistratura, in virtù soprattutto del principio della separazione dei poteri. Sappiamo quanto un leader politico possa trascinare e portare con sé una grande influenza mediatica, ma ogni cittadino in quanto tale, ha diritto di essere giudicato dopo l’accertamento dei fatti e non condannato in virtù della nazionalità o semplicemente per lo stato di emarginazione in cui versa.
Lo Stato dovrebbe in primis non lasciare le persone abbandonate a se stesse, anzi dovrebbe rivestire quel ruolo paternalistico che molti filosofi gli hanno attribuito in passato. Come può un padre condannare i propri figli a prescindere?
Un altro problema molto grave è quello dell’uso delle armi. Si fanno spesso i paragoni tra Italia e America, di far west e della pericolosità dello stesso possesso delle armi. Non basta una semplice certificazione per garantire che quell’arma posseduta verrà utilizzata per proteggersi o per commettere reati. Secondo quanto dichiarano alcuni cittadini di Voghera, Adriatici era noto come sceriffo, poiché portava sempre la pistola. Aveva dato il DASPO, provvedimento attuato in ambito calcistico, ad una persona che chiedeva l’elemosina. Questo è proporzionale? Questo accaduto dovrebbe far riflettere.
Credo che si dovrebbe fare soprattutto prevenzione. Nessun cittadino dovrebbe essere spinto ad imbracciare un’arma o improvvisarsi giustiziere, né tantomeno si dovrebbe lasciare per le strade persone che potrebbero fare del male a sé e agli altri, a causa della condizione di abbandono e di emarginazione in cui versano. Il risultato sarebbe quello che ogni cittadino potrebbe pensare di farsi giustizia da solo e che potrebbe sostituirsi alla giustizia e alle forze dell’ordine. Potrebbe farlo chiunque, dal ricco al povero, dal più titolato al senza tetto, ma la giustizia non dovrebbe sprofondare in tale oblio, poiché verrebbero meno i canoni su cui si fonda. La giustizia è bendata, ma non cieca fino a tal punto.