Wes Anderson: qualche consiglio aspettando il nuovo The French Dispatch
Dallo stile eccentrico e ricercato, Wes Anderson è tra i registi più riconoscibili per la messinscena nei suoi film. Commedie brillanti (spicca Woody Allen tra gli autori amati dal regista), sottotesti profondi, colori sgargianti e personaggi curiosi sono gli elementi di una poetica che rappresenta un mondo fiabesco, quasi caricaturale della realtà, ironico quanto basta e capace di far immedesimare lo spettatore nei personaggi, molto distanti dall’eroe archetipico, ma solitamente traumatizzati e perdenti. In attesa della sua ultima opera, più volte rimandata, The French Dispatch, qui di seguito alcuni dei suoi film più iconici (ma guardarli tutti non fa per niente male).
Intanto guardiamo il trailer:
I Tenenbaum (2001)
Considerato il capolavoro insuperato di Wes Anderson, è la rappresentazione più matura ed elegante di una famiglia borghese disfunzionale, tra conflitti irrisolti, insoddisfazione verso la propria vita e rapporti amorosi complicati. I personaggi sono sfaccettati e approfonditi sempre nello stile colorato ed eccentrico del regista che in questo film mostra come oltre alla mera forma sia in grado di portare su schermo un’importante sostanza.
Grand Budapest Hotel (2014)
Candidato all’Oscar come miglior film e alla miglior regia, dimostra come lo stile di Wes Anderson sia riuscito a penetrare anche nel cinema di consumo, con il suo gusto spiccatamente personale e sopra le righe. Il regista gioca con diversi stili, dal thriller alla commedia, confezionando un’opera piacevolissima nella fruizione e di grande impatto grazie a un albergo, forse il vero protagonista, indimenticabile nei colori e nella messinscena.
L’isola dei cani (2018)
Dopo Fantastic Mr. Fox, Wes Anderson torna a giocare con lo stop-motion in un’opera dalla realizzazione colossale. Omaggio al cinema di Miyazaki, è un racconto distopico in cui tutti i cani vengono messi in quarantena su un’isola dopo lo scoppio di una pandemia (in questo periodo la trama è quanto mai attuale e capace di empatia). Con la solita ironia e stile che lo caratterizzano, Anderson tesse anche un sottile discorso politico sulla discriminazione e sui suoi effetti.