“Dante. La visione dell’arte” è un percorso che accosta arte e letteratura con al centro una figura unica, Dante. In mostra, per il settecentenario della sua morte, oltre 300 opere internazionali presso i Musei San Domenico di Forlì sono giunti più di 40mila visitatori: un evento che ha “sconfitto” la pandemia e ha riacceso la voglia di ripartire. Tutto questo grazie al poeta fiorentino e a tutta la sua celebre opera, riproposta tra arte, stupore e storia.
Le aspettative a volte possono andare oltre o possono trasformarsi in una delusione, possono diventare reali o non dare così grande soddisfazione. La mostra “Dante. La visione dell’arte” ha scardinato qualsiasi tipo di attesa e si è rivelata un successo, un punto di incontro per moltissime persone giunte per conoscere e ammirare Dante. Un degno evento per ricordare il settecentenario della sua morte (qui un altro evento che ha celebrato l’anniversario dantesco). Nell’arco di due mesi presso i Musei San Domenico di Forlì si sono susseguiti numerosi visitatori da diverse parti d’Italia, nonostante le tante restrizioni a causa della pandemia, con l’obiettivo di ammirare questo progetto artistico- narrativo, organizzato dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì insieme alle Gallerie degli Uffizi.
Il segreto di questa esposizione? L’accostamento dell’arte all’opera di Dante, un racconto quasi biografico del Sommo Poeta durante il trascorrere dei secoli. La mostra con oltre 300 opere provenienti da tutto il mondo diventerà un’“esposizione virtuale”, un vero e proprio documentario guidato e commentato a disposizione di chi non ha potuto sperimentare la mostra, scuole e studenti in primis. Le aspettative sono andate ben oltre gli orizzonti pianificati. Forlì si è mutata in città dantesca: Dante vi trovò rifugio, lasciata Arezzo, nell’autunno del 1302, presso gli Ordelaffi, signori ghibellini della città, facendovi ritorno, occasionalmente, anche in seguito. A distanza di secoli, nel 2021 si assiste ad un suo rientro speciale. Dante per due mesi è stato quasi ospite di Forlì attraverso un’esclusiva pinacoteca di opere internazionali, collocate in un arco temporale ampio dal Duecento al Novecento e una nuova lettura della sua figura e della sua opera in rapporto all’arte. Poesia, prosa e immagini, parole e segno grafico sono divenuti i protagonisti di queste sale, contribuendo alla creazione di un nuovo approccio all’arte e alla letteratura. Un linguaggio diverso per comprendere una figura emblematica e importante come Dante.
“Dante. La visione dell’arte” è un vero e proprio catalogo di oltre 300 capolavori, provenienti dai più grandi musei del mondo, dove si sono incontrati Cimabue, Giotto, Lorenzetti, Andrea del Castagno, Beato Angelico, Botticelli, Signorelli, Beccafumi, Michelangelo, Lorenzo Lotto, Tintoretto, Brueghel il Vecchio, Guido Reni, Canova, Bouguereau, Picasso, Arnolfo di Cambio. Non solo gli Uffizi, anche altri musei hanno aperto le loro porte per contribuire alla ricchezza espositiva: dall’Ermitage di San Pietroburgo, dalla Walker Art Gallery di Liverpool, dalla National Gallery di Sofia, dalla Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, dal Museum of Art di Toledo, dai Musée des Beaux-Art di Nancy, Tours e Anger. Dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, dalla Galleria Borghese, dai Musei Vaticani, dal Museo di Capodimonte, solo per citarne alcuni.
Tra i manoscritti dell’antica vulgata Pacino da Buonaguida e Niccolò di ser Sozzo, tra le fonti di Dante Le Roman de la Rosee il Liber figurarum di Gioachino da Fiore; poi le prime edizioni a stampa. Un inedito confronto tra una selezione di disegni di Federico Zuccari e di Giovanni Stradano. Il rapporto tra Dante e i Nazareni raccontato da Anton Koch e Vogel von Vogelstein; e poi Cabianca, Agneni, Mochi, Morelli, Petarlini, Sabatelli, Faruffini, Altamura, Duprè, Vela tra coloro che ne rilessero il mito civile ottocentesco. Holiday e Rossetti tra i Preraffaelliti. Le nuove edizioni e la grafica che resero Dante universale con Flaxman, Dixon, Giani, Sabatelli, Corot, Dorè, Nattini. E poi la generazione dei pittori dantisti tra Otto e Novecento: Greiner, Von Bayros, Galileo Chini, De Carolis, Cambellotti, Nomellini, Alberto Martini, Sartorio, Casorati.
La quantità è notevole e prestigiosa: è come se la stessa arte e la letteratura dialogassero su Dante, con Forlì sullo sfondo, spettatrice accogliente di questo inedito scambio. Questa stessa esposizione diviene espressione poetica e artistica, non celebrativa di un anniversario, ma interpretativa, storica e geografica.
“Abbiamo sfidato con coraggio l’inimmaginabile –dichiara Gianfranco Brunelli–per poter realizzare e aprire una mostra di queste dimensioni e di questa qualità. Il progetto scientifico è stato interamente realizzato. Le opere tutte presenti. La mostra forlivese su Dante ci ha anche restituito una visione di normalità, che vorremmo affrettata”.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Questa mostra è un grande successo, a partire dal punto di vista scientifico. Ciò è documentato dallo stesso catalogo: per le generazioni a venire, un manuale per l’università ma anche per le scuole medie e superiori. Questa esposizione è davvero una pietra miliare, che illustra non solo tutto Dante, la sua opera, ma l’immensa influenza culturale che ha esercitato dai suoi tempi fino al ‘900. (…) Ma allo stesso tempo è anche una mostra coraggiosa, organizzata nel pieno della pandemia: resterà un faro negli anni a venire e questo è un risultato che porterà visitatori a Forlì e in Romagna per anni a venire. (…) E grazie a questa esposizione, a Forlì, simbolicamente a metà strada tra Firenze e Ravenna, Dante è stato celebrato come personaggio nazionale e internazionale.”
Il progetto di “Dante. La visione dell’arte” è nato proprio da un’idea di Eike Schmidt e di Gianfranco Brunelli, Vicepresidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e direttore delle grandi mostre da essa organizzate, è stato coadiuvato dal Professor Antonio Paolucci e dal Professor Fernando Mazzocca, con un numeroso e autorevole comitato scientifico. Un impegno comune che ha dato valore al nostro Paese ponendo Dante al centro, la sua parola e l’ispirazione che ne hanno tratto gli artisti successivi. Divise per sezioni in base all’epoca e al tema principale, le opere esposte hanno come soggetti Dante e tutta la sua opera. Gli artisti si sono cimentati nella grande sfida di rendere in immagini la potenza visionaria del poeta fiorentino, delle sue opere e in particolare della Divina Commedia, o hanno trattato tematiche simili a quelle dantesche, o ancora hanno tratto da lui episodi o personaggi singoli, sganciandoli dall’intera vicenda e facendoli vivere in sé. Perciò si possono rivedere scene del Paradiso o dell’Inferno, peccatori e santi nel Giudizio Universale, dannazione eterna e trasfigurazione, busti e ritratti di Dante. La luce finemente studiata rende ancora più pregnante l’esperienza, l’atmosfera riconduce il visitatore in tempi lontani, dove la poesia si mescola alla paura, al pentimento o alla beatitudine eterna. I quadri divengono modalità per rileggere l’opera dantesca in modo alternativo, i versi si trasferiscono sulla tela e fanno rivivere un’emozione particolare. La dimensione umana diventa qualcosa di più. Si eleva a poesia, ad arte, a storia preziosa, diventa continuità esistenziale anche guardando gli occhi di un Dante scolpito o dipinto. Un grande percorso espositivo che comprende pittura, scultura, disegni, incisioni, manoscritti, edizioni rare.
Ritengo che siano state queste le calamite che hanno attirato così tanti visitatori in due soli mesi, cifre che non sono inferiori alle altre mostre organizzate dai Musei San Domenico negli anni passati, testimoniando la diffusione, il successo e l’apprezzamento di “Dante. La visione dell’arte”. Il passaparola è la modalità che indica l’impatto e il soddisfacimento dell’esperienza, la valutazione positiva complessiva è segnale di stima e di popolarità dell’iniziativa. Perché Dante, forse, è un po’ di tutti, di tutti coloro che si avvicinano, lo leggono e lo ammirano sulla tela, su una scultura o su una pagina. Egli per primo si è avvicinato a noi con il volgare, scegliendo le persone comuni come destinatari. E a distanza di 700 anni dalla sua morte, questa scelta perdura e resiste perché reciproca e feconda. Lo dimostrano i numeri raggiunti: la voglia di vedere, conoscere Dante e questa mostra ha sconfitto la paura della pandemia, attestando la volontà di ricominciare e di riprendere. Proprio grazie a Dante e al desiderio che suscita in chi lo legge e lo ammira.
Le aspettative possono prendere le strade più disparate: si trasformano in realtà effettiva quando raggiungono l’obiettivo e, se toccano l’inaspettato, diventano una sorpresa, l’eccezionalità. A Forlì è accaduto proprio questo.
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