“Cinquanta modi per dire pioggia”: il romanzo d’esordio di Asha Lemmie
“Cinquanta modi per dire pioggia” è fonte di un’emozione e di una consapevolezza straordinari, Nori e Akira sono i protagonisti uniti contro un mondo che li ha già predestinati senza libertà e nessuna possibilità. Leggere il romanzo di Asha Lemmie significa trasferirsi con la mente e con il cuore in un Giappone lontano, dove contano esclusivamente l’obbedienza, l’orgoglio, il pregiudizio. Questo però non fermerà la crescita, l’affetto estremo e la forza disperata dei protagonisti. La loro storia parla il linguaggio dei sentimenti: la speranza che affiora dopo la pioggia, dopo tutto il dolore.
La letteratura diviene mezzo per dar corpo e consistenza ai pensieri e ai sentimenti. È l’elevazione dell’emotività, ciò che vuole trasmettere lo scrittore trova terreno in chi legge. Un duplice flusso di emozioni reciproche. I frutti però sono nuovi e sempre diversi, nel lettore nascono spunti infiniti. Leggendo “Cinquanta modi per dire pioggia” edito da Nord, in me ho sentito crescere un profondo trasporto e un’emozione trascinante. La consapevolezza che nasce dalla storia è il frutto della mia lettura personale. Ho sentito davvero quel legame, quella passione che la scrittrice, penso, abbia voluto contenere nella sua scrittura dallo stile accurato e particolarmente coinvolgente. Mi ha colpita il fatto che “Cinquanta modi per dire pioggia” sia il romanzo d’esordio di Asha Lemmie perché è complesso dal punto di vista emotivo, è ricco, sofferente, inaspettato fino all’ultimo. È un romanzo da leggere tutto d’un fiato per non perdere quella scia emotiva che trascina, fa immedesimare ed emozionare. Asha Lemmie conduce il lettore nel Giappone dagli anni Trenta ai Sessanta, in un mondo costituito da rigidi pregiudizi e ferree regole millenarie. A subire e a vivere all’ombra del potere della grande dinastia Kamiza c’è Noriko (Nori) Kamiza, figlia illegittima di Seiko erede della potente famiglia. È una bambina non voluta, la bastarda, indesiderata dai familiari. In modo particolare da Yuko la nonna che, una volta abbandonata dalla madre, nasconde la nipote in soffitta costringendola a dei bagni nella candeggina per la pelle e a punizioni corporali prive di motivo. Sono l’odio, la paura e la rabbia a tenere insieme le azioni disumane e ingiuste della famiglia che non esita a far crescere la piccola Nori in un clima di terrore, vergogna e senso di colpa.
La situazione cambia quando a Kyoto arriva Akira, fratellastro di Nori, erede legittimo e protetto dalla casata. Il loro incontro è decisivo poiché i due si legano anima e corpo in un affetto delicato e potente, alleandosi contro un mondo che li ha schiacciati e privati della libertà. Akira e Nori sfidano il destino già prescelto per loro, le tradizioni, gli schemi immutabili, la violenza pagando un prezzo troppo alto. La loro è una lotta fianco a fianco, una fuga da quel Giappone che li vuole sottomettere, li vuole predestinati. Gli eventi che dovranno affrontare sono numerosi e dolorosi: la vendita di Nori ad un bordello, la sopraffazione, i diari di Seiko, la musica, l’incontro con William e Alice, la sofferenza fisica e la morte.
La scrittura è densa di storia e di parole in giapponese per penetrare maggiormente nel clima e nella personalità dei protagonisti, trasmette quel sentimento interiore nato dai fatti descritti. Asha Lemmie con le parole è in grado di far rivivere mentalmente quella precisa sensazione: leggendo ho percepito la solitudine e il male fisico di Nori, la sua impotenza e il suo continuo coraggio, la dolcezza riservata e schiva di Akira, la durezza di tante situazioni che non hanno vie di uscita. Un mondo e una cultura così lontani, diversi dalla parte occidentale, con una storia e con tradizioni radicate dove l’orgoglio, l’onore e l’obbedienza risultano essere i principi fondati sono presentati nel romanzo con cura e veridicità, sono parte della trama e determinano le scelte dei personaggi.
Per una romantica come me il finale è inaspettato e forse un po’ deludente. Contestualizzato nella cornice culturale però si comprende il senso della conclusione e come il sacrificio e la famiglia sono le scelte che Nori segue con volontà e con coraggio. Questa parola si contrappone spesso a orgoglio, Nori riuscirà a far emergere una determinazione e una capacità di sopportazione inesauribili che le permetteranno di affrontare i diversi tipi di pioggia, ame in giapponese, della sua vita, sopravvivendo con tenacia. E di piogge nel testo ce ne sono davvero tante: harenochiame la pioggia dopo una giornata serena, shinotsukuame ossia la pioggia incessante, quasi infinita, hisame la pioggia fredda, amaai ovvero la pausa tra una pioggia e l’altra.
Le piogge per Nori sono i suoi dolori, i suoi momenti di solitudine, i limiti sfiorati tra la vita e la morte, le sue perdite e le sue rinascite. La dolcezza e la delicatezza della scrittrice fanno di questo romanzo un quadro orientale ricco e intriso di vita, di riscatto, di kibou. Speranza. Nonostante tutto, c’è speranza nel miglioramento, nel cambiamento, nel domani. “Cinquanta modi per dire pioggia” è lo spaccato di due epoche, due mondi, due culture, due modi di vivere dove scorre tra le pieghe un’intensità narrativa trascinante. Questa narrazione verte soprattutto sulla trasformazione di Nori, sulla sua crescita umana circondata da un vissuto pesante, doloroso. La sua evoluzione accompagna il lettore in un ventaglio di vicende e sentimenti, dove storia e drammaticità si confondono con i passi di questa piccola, grande protagonista. Nei ringraziamenti Asha Lemmie ringrazia coloro che leggeranno il suo libro: grazie a lei posso dire di essermi ritrovata, di aver fatto tesoro della sua storia. Il suo è un dono letterario che regala emozione, attenzione e consapevolezza.