“Mario Puccini. Van Gogh involontario” è la mostra aperta dal 2 luglio al 19 settembre 2021 presso il Museo della Città di Livorno. Un percorso di riscoperta del pittore Mario Puccini attraverso oltre centoquaranta opere divise in otto sezioni, dove si incontrano realismo, semplicità e scorci paesaggistici suggestivi. Livorno è la casa di Puccini ed è il luogo della sua rinascita grazie ad un’esposizione che dà valore, espressione e nuova luce al suo tocco pittorico.
Il Van Gogh inaspettato, inatteso trova a Livorno la sua casa, in un’esposizione inedita e suggestiva, questo evento ha l’obiettivo di riscoprire l’espressione e la vita di un pittore, accantonato e quasi lasciato da parte, grazie all’iniziativa e alla cura di Nadia Marchioni affiancata da un Comitato scientifico formato da Vincenzo Farinella, Gianni Schiavon e Carlo Sisi. L’intento diviene quello di ripercorrere l’opera e celebrare il centenario della morte di Puccini del 2020, ampliando le ricerche avviate in occasione dell’esposizione del 2015 al Palazzo Mediceo di Seravezza. Le opere esposte sono oltre centoquaranta divise in otto sezioni, realizzando così la narrazione di una vita personale e artistica nutrita e quasi celebrativa. La celebrazione “riscoperta” di una personalità ricca e sofferente.
Questa mostra vuole essere il racconto biografico di Mario Puccini (Livorno 1869 – Firenze 1920), artista vissuto a cavallo di due epoche diverse, per così dire contaminato da influenze artistico- pittoriche importanti: il legame con l’ambiente fiorentino e con i maestri Fattori e Lega (a questo proposito vi lascio il link a questo articolo che può aiutare il confronto con i Macchiaioli), l’istintivo colorista dopo i cinque anni trascorsi negli ospedali di Livorno e Siena. La malattia mentale, oltre all’appassionato utilizzo del colore, ha contribuito a suggerire già ai contemporanei l’ipotesi storico-critica di un legame fra la pittura di Puccini e quella di Van Gogh, la cui opera Puccini stesso aveva effettivamente ammirato, assieme a quella di Cézanne, nella collezione fiorentina di Gustavo Sforni, con il quale entrò in contatto grazie all’amico Oscar Ghiglia. Una serie di influenze personali e artistiche davvero notevoli, che in Puccini hanno fruttificato generando opere significative e impreviste. Macchiaioli, post- impressionismo, l’arte di Van Gogh (tra gli ultimi eventi, questo contributo aiuta un confronto stilistico con Puccini), colori vivaci e ritrattistica: un miscuglio che Puccini che ben elaborato ed espresso in tutti i periodi della sua vita. Malattia e ricovero compresi. Non si tratta di imitazione o copiatura da altri artisti, è immedesimazione e riproposizione in chiave individuale e propria.
“Il suo aggiornamento in senso europeo – afferma la curatrice Nadia Marchioni- era probabilmente già avviato nel 1910, grazie al confronto diretto con i dipinti di Van Gogh, Cézanne, Gauguin osservati, fra gli altri, alla celebre Prima Mostra fiorentina dell’Impressionismo e stimolato dagli esempi di Alfredo Müller e Plinio Nomellini. Da questo momento la carriera artistica di Puccini fiorì grazie allo stesso Sforni, a Mario Galli ed altri raffinati collezionisti che commissionarono e acquistarono le sue opere. L’esposizione dell’opera di Puccini, assecondando la cronologia, segue anche un criterio tematico, con i dipinti più rappresentativi fra tutti i generi prediletti dall’artista: ritratti, nature morte, vedute del porto di Livorno e, soprattutto, paesaggi, nei quali il lirismo cromatico raggiunge vertici di altissima sensibilità”. La curatrice inoltre specifica: “La mostra è l’occasione per far dialogare i capolavori della citata collezione con una serie di altri selezionatissimi dipinti provenienti da diverse raccolte e da prestigiose istituzioni museali come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e le Gallerie degli Uffizi, per illustrare il percorso dell’artista nella sua completezza e attraverso i lavori di più alta qualità formale, permettendo al pubblico e agli studiosi di confrontarsi con opere rare o mai viste precedentemente e aggiungendo preziosi tasselli alla conoscenza dell’enigmatica figura di un artista “senza storia” e del vivacissimo panorama artistico toscano fra la fine dell’Ottocento e i primi venti anni del Novecento”.
Da queste parole si evince lo sforzo e l’impegno di riunire i vari tasselli dell’opera di Puccini per darne importanza e nuova considerazione. Un artista lasciato sullo sfondo ma che, se riportato alla luce come a Livorno, è in grado di parlare un linguaggio fatto di colori caldi e vivaci, di pennellate spesse e sfuggenti, di soggetti solitari e dispersi in un paesaggio naturale qualunque. Un campo, un contadino, un ritratto, una strada… i protagonisti anonimi e umili delle sue opere prendono forme e contorni davanti al visitatore. La loro semplicità trae vigore e definizione grazie al tratto di Puccini. Un segno da cui passa la sua vita tormentata e difficile, il suo stato d’animo in quel preciso istante. È singolare come il suo vissuto determini il suo modo di dipingere, di ripensare la realtà, di scegliere alcuni soggetti. È definito come Van Gogh involontario perché, così come Van Gogh stesso, vive la malattia mentale riuscendo quasi a interpretare questa esperienza dolorosa e segnante in un semplice scorcio cittadino, in un tramonto, in un albero dai rami annodati, in un cielo sereno. È così forte e predominante questa tendenza da essere involontaria, casuale, pienamente vissuta. Non si pongono come simili però, perché ognuno vive l’emozione e incarna il proprio stile in maniera differente e personale.
Nelle otto sezioni si percepisce allora il cammino fatto dal pittore, come se fosse il racconto di una storia che ha un inizio e il suo naturale sviluppo.
La prima sezione è dedicata a Puccini legato alle figure di Lega e Fattori esordiente come ritrattista. La seconda invece documenta l’interruzione forzata della ricerca del giovane pittore dovuta alla crisi psichica che lo portò, ventiquattrenne, all’ospedale di Livorno ed in seguito al Manicomio di San Niccolò di Siena, dove fu recluso. La terza sezione è dedicata all’ideale legame che unì per tutta la vita Puccini a Fattori e al superamento del suo insegnamento, con l’inserimento di contenuti astratti e di una potenza cromatica innovativa, sottolineata da una serie di confronti fra l’allievo e il maestro. La quarta sezione mostra il suo ritorno alla pittura, in una veste diversa. L’attenzione dell’artista si allarga al paesaggio che lo circonda, egli stesso propone scorci di Livorno ispiratori di una luce speciale, nuova. La quinta sezione prosegue l’indagine sul dinamico panorama culturale cittadino, presentando due importanti dipinti eseguiti da Puccini raffiguranti Il Lazzaretto di Livorno, uno dei quali eseguito, assieme ad un disegno a carboncino, per la decorazione di una sala del Caffè Bardi. Una sala della mostra è inoltre dedicata all’attività grafica di Puccini con disegni su grande formato ritraenti paesaggi, animali, viste cittadine, soggetti vari.
La sesta sezione mostra l’artista a confronto con diversi paesaggi mentre la settima sezione analizza l’umanità preferita di Puccini: il mondo quotidiano del popolo, bambini, contadini al lavoro nei campi. Con questi lavori si avverte l’universo umano che l’artista amava in una celebrazione della dimensione semplice dell’esistenza. L’ottava sezione presenta una scelta di ritratti e nature morte, eseguite molte volte da Puccini, dotate di veridicità e di un’intensità cromatica formidabili. È presente, inoltre, una sezione finale speciale dal titolo “Van Gogh involontario. I colori di Puccini” con una serie di opere dell’artista livornese proveniente da una collezione privata. All’interno della sezione stessa è evocata l’opera di Van Gogh “Il giardiniere” come risposta a molti critici, ammirata dallo stesso Puccini durante una visita.
Il panorama offerto da questa mostra è vasto e ricercato, le sezioni sono caratterizzate da una luce avvolgente rivolta alle opere di Puccini, le illuminano come se fossero su un palcoscenico. Si respira un’aria intensa grazie a una serie di quadri rappresentativi di una personalità importante, ispiratrice per il panorama artistico italiano. Una personalità a lungo accantonata e quasi dimenticata. Il realismo della pittura, il tono cromatico, la semplicità di ogni soggetto, la durezza della vita… le creazioni presentate, personalmente, le definirei “mulatte” perché inglobanti una serie di influenze stilistiche che si mescolano, si incontrano. Da qui Puccini poi crea il suo stile individuale, unico. Il percorso proposto dal museo è un’esplorazione biografica che valorizza il lavoro multiforme del pittore.
In questo senso Livorno diventa la riscoperta, la rinascita di Puccini.
INFO:
Mario Puccini “Van Gogh involontario”
Museo della Città
Piazza del Luogo Pio, 57123 Livorno LI
dal 2 luglio al 19 settembre 2021
Tel. 0586 824551
Orari: da martedì a venerdì 10.00-20.00, sabato e domenica 10.00-22.00, lunedì chiuso
Biglietti: Intero € 8,00 – Ridotto € 5,00 – Cumulativo con Museo Fattori e sez. arte Contemp. € 12,00 – Visite guidate € 2,00 a persona (su prenotazione)
http://museodellacitta.comune.livorno.it/museo
https://fondazionelivorno.it/sezione-flac/home/
pagine facebook
https://www.facebook.com/museodellacittadilivorno/
https://www.facebook.com/FondLivarteecultura
https://www.facebook.com/fondazionelivorno
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