Vedere l’invisibile: la spiritualità delle icone russe a Vicenza
Vedere l’invisibile è il nuovo percorso visivo sulle icone russe offerto da Intesa Sanpaolo in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari, presso Palazzo Leoni Montanari di Vicenza e visitabile fino al 3 luglio 2022. Quattro sale espositive, frutto di una trasformazione innovativa e ben progettata del museo, ospitano una serie di icone di incredibile valore artistico e spirituale. Spiritualità e contemplazione davanti agli occhi e all’attenzione di chi le guarda. Con un’aggiunta in più, il dialogo tridimensionale proposto da alcune delle creazioni di Valery Koshlyakov che fa di quest’esposizione un’esperienza emozionale, sensoriale, rituale da provare e da vivere. Un’immersione forte nella narrazione spirituale ortodossa.
Il titolo è suggestivo e significativo “Vedere l’invisibile. Icone russe dalla collezione Intesa Sanpaolo in dialogo con Valery Koshlyakov. Architetture celesti”, l’esposizione è curata da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, Direttori del Centro Studi sulle Arti della Russia (CSAR) dell’Università Ca’ Foscari Venezia.
Il setting è stato ripensato e riallestito per accogliere questa importante esposizione, in una cornice architettonica fatta di stucchi barocchi, marmo bianco e soffitti in legno. La particolarità e l’atmosfera silenziosa, soffusa accolgono il visitatore e lo conducono in un mondo lontano, eterno.
Durante la conferenza stampa d’apertura sono intervenute diverse personalità che hanno aggiunto il loro personale pensiero e contributo, Giovanni Bazoli, Presidente emerito di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato come il Palazzo sia stato oggetto di un grande cambiamento, grazie ad un nuovo allestimento permanente che consente una valorizzazione profonda, innovativa della collezione stessa. Con essa, si dimostra di credere in un modello imprenditoriale che genera valore per l’umanità, dotato di una forte responsabilità sociale. Bazoli ha evidenziato come lo stesso mondo russo abbia apprezzato l’iniziativa, riscuotendo grande favore dalle autorità. Una collezione oggetto di grandi studi culturali e di restauro, l’unica collezione di icone importante, ben nutrita in Occidente al di fuori della Russia. Non solo, da qualche anno Intesa Sanpaolo ha avviato una stretta e proficua collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Sono intervenute a questo proposito il rettore dell’ateneo Tiziana Lippiello e Silvia Burini, curatore e direttore del CSAR. Ha altresì partecipato Simona Siotto, Assessore alla Cultura del Comune di Vicenza, che ha descritto questo ritorno ad una nuova normalità e ad una nuova consapevolezza dei tesori della città. Ospite eccezionale della conferenza è stato Valery Koshlyakov l’artista russo, nato nel 1962 a Salsk in Russia meridionale, attualmente vive a Parigi e che nell’esposizione ha creato una sorta di dialogo tra le icone e le sue creazioni definite da egli stesso ikonosy (ikonos al singolare). Le sue opere saranno visibili fino al 3 luglio 2022. La chiusura di Michele Coppola, executive director Arte cultura e beni storici di Intesa Sanpaolo e direttore delle Gallerie d’Italia, ha ribadito il rilievo del nuovo modo di raccontare le icone, coniugando valorizzazione e impegno.
Ciò che è stato più volte manifestato è il grande intervento, in termini di allestimento, operato all’interno del Palazzo. Una sorta di trasformazione che permette di vivere il simbolismo, le emozioni che suscitano le icone uniti alle tecnologie multimediali, alla produzione artistica russa di Valery Koshlyakov che si affianca all’icona per darne una prospettiva nuova, alternativa. L’intento, a parere di Bozzoli, è quello di avvicinare il museo ai giovani e alle persone in generale, grazie ad un ripensamento più vivo, intenso dell’ambiente stesso. Al di là del contenuto delle parole espresse, quello che resta è la carica spirituale, sacra, votiva eccezionale che l’esposizione emana da sé. Come se avesse respiro proprio. L’icona è opera d’arte e di fede, di culto nelle Chiese ortodosse e nelle case. È visione sacra intrisa di spiritualità, di religiosità profonda.
Il percorso inizia con una stanza immersiva multimediale, dove alle pareti sono proiettati immagini, spezzoni di video che aiutano il visitatore ad immergersi nel rito, nell’atmosfera sospesa e diffusa proposta dall’allestimento. Si vive un’esperienza multisensoriale, di devozione con suoni e odori particolari, che preparano la mente e l’attenzione alla visione, al silenzio proprio del sacro. Una piccola riproduzione di ciò che si vive nelle vere Chiese ortodosse. La seconda sala invece propone una trentina di icone (in tutto l’esposizione ne conta settanta) disposte in modo da formare una sorta di suggestiva iconostasi, la parete che porta l’icona e che nelle chiese ortodosse separa lo spazio dei fedeli dal presbiterio in cui possono accedere solo i sacerdoti. L’effetto è straordinario, si vive un’esperienza emozionale suggestiva, carica di simboli e riferimenti al sacro. I colori si mescolano alla staticità delle figure, la grandezza di alcuni soggetti controbilancia la piccolezza di altri, le cornici si integrano alla narrazione interna. Il risultato risiede tutto nel titolo dell’esposizione: vedere l’invisibile, percepire il mistero, vedere quella finestra sul divino tramite un viaggio visivo carico di simboli. Santi, Madonne con Gesù bambini, Gesù risorti o crocefissi, altari dorati, trionfo e sofferenze eterne, Salvezza e dannazione sono tra i tanti protagonisti di ogni icona, blandamente illuminate per dare ancor più l’idea di atmosfera quasi opprimente, silenziosa. Lo scopo è la contemplazione, guardando il sacro si crea un legame con esso, per questo l’icona diviene forte strumento di spiritualità, narrazione del mondo ortodosso.
Nella terza sala invece viene proposto questo dialogo tridimensionale tra l’icona e le opere di Valery Koshlyakov. Non c’è più la tipica bidimensionalità data dall’avanguardia russa da una parte (a questo proposito, suggerisco “Donne e divine” a Palazzo Reale, per avere un’idea) e l’icona dall’altra. Con Valery Koshlyakov si assiste ad un salto in più, l’artista ha creato i cosiddetti ikonosy site specific, di sua invenzione, sette “modellini” tridimensionali fatti con materiale di riciclo che riprendono gli elementi architettonici spirituali dell’icona. Il contatto, la conversazione artistica assume tre dimensioni simultaneamente. Egli ha tradotto le caratteristiche dell’arte popolare, dell’architettura non alta che viene non vista, data per scontata e ne ha dato nuova forma, trasferendola su un piano visivo diverso. Per Koshlyakov tutte le svolte artistiche successive sono già presenti nell’icona, il valore aggiunto sta nel creare con materiale semplici, poveri ciò che è presente nell’icona. Si assiste ad una modellizzazione dell’icona affinché essa entri nella vita di tutti i giorni. Al centro della stanza pende dal soffitto una struttura che rappresenta la Gerusalemme celeste, fatta di cartone e materiali di riciclo e a fianco altre opere che permettono un accostamento diverso all’icona stessa. In questa sala, perciò, la visita diventa una sorta di ponte tra la fantasia dell’artista russo e la rappresentazione dell’icona stessa. Il tutto in chiave semplice, umile visti i materiali usati. Le architetture dell’icona vivono nel presente, nella quotidianità.
Nell’ultima stanza invece sono presenti delle indicazioni didattiche sulla modalità di realizzazione dell’icona e, di fronte, campeggia un’accurata scelta di rivestimenti metallici che hanno preservato e decorato nei secoli le tavole dipinte.
Vedere l’invisibile diventa esperienza religiosa, artistica, visiva, sensoriale in grado di far rivivere il clima orientale ortodosso, la contemplazione passa attraverso il silenzio, la percezione corporea, il semi- buio creato, la stilizzazione dei soggetti. Occorre tempo, assenza di rumori, nessuna fretta o impazienza per riuscire a cogliere l’essenziale, lo spirituale che queste icone tramandano da secoli. La preziosità diventa mezzo per riflettere, per fermarsi e guardare, contemplare. Vedere l’invisibile significa lasciarsi andare a questo viaggio visivo verso il mondo orientale.
INFO:
Vedere l’invisibile. Icone russe dalla collezione Intesa Sanpaolo
Gallerie d’Italia
Palazzo Leoni Montanari, Contra’ Santa Corona 25, Vicenza
Apertura al pubblico: 3 luglio 2021 – 3 luglio 2022
Orari: da martedì a domenica dalle ore 10.00 alle ore 18.00 (ultimo ingresso ore 17.30), chiuso lunedì
Modalità di visita in sicurezza e informazioni info@palazzomontanari.com, Numero verde 800.578875; prenotazioni www.gallerieditalia.com
Biglietto: Biglietto congiunto mostra e collezioni permanenti: Intero € 5 | Ridotto € 3
Gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni, clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo
Consigliata la prenotazione online sul sito delle Gallerie