La Pixar, con il nuovo film Luca, fa un giro dalle nostre parti, esattamente nel mar ligure, in questa storia tra mostri marini, amicizia e tanta pasta.
Ci è capitato di vedere molti film dove i protagonisti essere dei pesci fuor d’acqua, ma in pochi si può dire che lo fossero letteralmente come in Luca. Il protagonista, da cui prende il titolo la pellicola, è una creatura acquatica che vive con la sua famiglia al largo della costa mediterranea dell’Italia, si riesce a riconoscere il porticciolo di Rio Maggiore, una delle Cinque Terre, già dalle prime immagini. Luca è una specie di pastore subacqueo e si prende cura di un davvero buffo gregge di pesci, simili a delle pecore. Però questo non gli basta, è incuriosito e allo stesso tempo spaventato dagli avvertimenti di sua madre, da quello che succede sulla terra ferma. Lui non ha mai messo la testa fuori dall’acqua, gli unici contatti che ha con quel mondo così vicino, ma allo stesso tempo estremamente distante, sono degli oggetti terrestri finiti in mare.
Come molti protagonisti Disney prima di lui – mi vengono in mente Ariel, Nemo e Moana – sfida l’autorità dei genitori in nome dell’avventura. Secondo la biologia marina in questa versione fantastica, i mostri marini diventano umani appena mettono pinna sulla terraferma, anche basta anche un leggero contatto con l’acqua per fargli spuntare branche e squame. Luca è la rappresentazione un po’ di una sirena e un po’ di Pinocchio, un essere con origini mitologiche e una personalità moderna adatta alla cultura pop.
Su un’isola rocciosa vicino a casa sua incontra Alberto, un mutante suo simile e un vero selvaggio, senza genitori e apparentemente felice della liberà di poter fare tutto quello che vuole. Dopo settimana di avventure spericolate e idilliache, passate per lo più a costruire scooter con gli scarti e a distruggerli lanciandosi a perdifiato in discesa verso il mare, i due amici decidono di avventurarsi nel paesino ligure di pescatori, dove ad attenderli ci saranno pericoli più seri – e una competizione abbastanza complessa.
“Luca” è stato diretto da Enrico Casarosa, la cui estetica calda e stravagante ci ha riportato alla memoria il suo cortometraggio del 2012 “La Luna”, nominato agli Oscar. A differenza di lungometraggi Pixar, questo mira ad essere affascinante e poetico piuttosto che strabiliante, invece di ambizioni filosofiche e cinematografiche, veniamo coinvolti in una storia divertente, e forse un po’ già vista, sul concetto di amicizia, lealtà e competizione, il tutto ambientato in un pittoresco, quanto poetico contesto, che forse per noi abitanti del Bel Paese è un bello scaldacuore, “Una lettera d’amore alle estati della nostra gioventù” l’ha definito Cararosa.
Non si può certo gridare al capolavoro, ma nemmeno si può dire sia un banale e noioso intrattenimento per famiglie da buttare via, l’arte visiva è bella e raffinata, il bagliore dei tramonti mediterranei; le strade strette e le scarpate scoscese; le evocazioni dell’Italia e dei film italiani di un tempo rendono giustizia a un occhio che non è mai stanco di godere della bellezza di questo Paese, anche quella parzialmente immaginata. Se guardate attentamente, potrete intravedere una foto di Marcello Mastroianni che Alberto appiccica sulla “sua versione” della Vespa.
L’amicizia tra Alberto e Luca, costruita intorno alla fantasia di possedere una Vespa e minacciata da un orribile tradimento, porta un leggero ma riconoscibile eco al film “Sciuscià”, la favola neorealista di Vittorio De Sica su due ragazzi romani che sognano di comprare un cavallo, forse uno dei film più tristi di sempre. Il film Pixar Luca” ha alcune note di dolci e malinconia, ma non è il tipico film Pixar che vi farà scoppiare in un pianto commosso e sentito, il legame tra Luca e Alberto si completa con l’entrata in scena di Giulia, un’altra “sfigata”. Ho trovato davvero poco carino usare questo appellativo per identificare i tre ragazzi semplicemente perché “diversi”, (lei del trio è l’unica a non essere un mostro marino). Giulia porta i ragazzi a casa di suo padre, un pescatore di Massimo Marcovaldo, li recluta per formare una squadra e provare a vincere il triathlon annuale del paese, la Portorosso Cup che consiste in nuoto, pedalata e abbuffata di pasta. Se siete affamati ahi voi. Il loro obiettivo è sconfiggere “il malvagio impero dell’ingiustizia” di Ercole Visconti, un ragazzo prepotente e arrogante con due amici che gli fanno da spalla, l’altro obiettivo agognato fin dall’inizio è comprarsi la tanto desiderata Vespa.
Ercole minaccia Luca e Alberto di umiliarli e, peggio ancora, di esporli agli arpioni dei cittadini che odiano i mostri marini. Allo stesso tempo Luca è sempre più affascinato da Giulia e dal mondo umano che lei rappresenta, il che fa ingelosire Alberto. Quella di Luca è una storia personale, un omaggio alle estati dell’infanzia di Casarosa e a un amico speciale che l’ha fatto uscire dalla sua comfort zone, troppo affascinato dal suo clima estivo (senza dimenticarci di tutti i tempi comici del gatto Machiavelli), per soffermarci sulle polemiche degli ultimi giorni su quello che potrebbe essere il significato nascosto della storia. Il film Pixar Luca ci ricorda proprio che è solo andando oltre le barriere imposte (da noi stessi o dagli altri) che si può crescere. Solo attraverso il confronto e la connessione con l’altro, mostrandoci esattamente per quello che siamo, possiamo evolvere, si tratta della scoperta, a volte rischiosa dello stare bene e fa davvero stare bene scoprirlo.
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