Dal 1997 la terminologia “novel food” è stata inserita in un primo regolamento europeo (CE 258/1997), ma da allora è caduta in una sorta di limbo, il classico buco nero informativo che ha celato questo concetto fino al 2021; 24 anni di nulla sotto tanti punti di vista.
Ma cosa sono i novel food? Tecnicamente sono una grande famiglia che raccoglie al proprio interno quegli alimenti o ingredienti “nuovi” rispetto a quelli tradizionali.
La suddivisione molto tecnica offerta dal regolamento CE del 1997 distingue quattro nuove categorie di prodotti e nuovi ingredienti alimentari:
Comprensibile? Direi proprio di no, abbiamo il classico regolamento scritto in legalese che offre poco spazio di comprensione. Possiamo però comprendere meglio il significato generale che il regolamento offre, con una similitudine storica: tra il XV° ed il XVI° secolo la storia ci racconta di grandi scoperte geografiche, ma se osserviamo nel complesso questo grande quadro di scoperte possiamo annoverare anche la scoperta di cibi inesistenti in Europa. Banane, pomodori, frutti tropicali, mais e spezie alla loro prima importazione in Europa potevano essere annoverati come Novel Food, si trattava di una nuova fonte alimentare (soprattutto vegetale) prima sconosciuta, che nel giro di poche decadi ha trovato ampio spazio nel mercato e nella dieta europea.
Tornando alla nostra epoca per fornire degli esempi, possiamo parlare di: semi di chia, prodotti a base di alghe, alchechengi, ed altri prodotti che giungono in Europa da altri mercati, da luoghi distanti da noi. Ma non parliamo solo di ortaggi e frutti, tra le varie categorie dei Novel Food possiamo anche citare: oli ricchi di grassi omega-3 derivati dal Krill e gli insetti.
A differenza del XVI° secolo però, nella moderna Europa, prima di poter autorizzare un qualsiasi alimento alla commistione, vengono effettuati test di laboratorio per rilevare ogni possibile pericolo derivante dalla ingestione: dalle allergie alle zoonosi (malattie trasmesse dagli animali all’uomo).
Nel 2002 per condurre e gestire questo nuovo “mercato” in Europa venne fondata la European Food Safety Authority (efsa), con sede a Parma. La mission principale è quella relativa alla consulenza scientifica e di comunicazione sui rischi associati alla filiera degli alimenti e mangimi.
Non per voler essere critico, ma per più di 10 anni siamo ricaduti nel limbo… Infatti si è dovuto aspettare il 2015 per avere un regolamento sui nuovi alimenti, l’anno successivo per le valutazioni di alimenti da paesi terzi ed il 2021 per la prima valutazione di un prodotto a base di insetti.
Ebbene si, un insetto, un qualcosa di anomalo per noi europei e per la nostra dieta. Ma se volgiamo uno sguardo al mondo, sono circa 1400 le specie di insetti considerate commestibili e circa 100 i paesi in cui si mangiano. L’usanza di mangiare insetti è più frequente ai Tropici e vengono consumati sia da adulti che come larve. A seconda delle usanze si mangiano: vivi, arrostiti, fritti, ricoperti di salse dolci e salate, o sminuzzati per aggiungere proteine ad altre preparazioni.
In una relazione su una sessione pubblicata sul sito web dell’organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) del 20 settembre 2018, si dice che gli insetti contengano proteine e amminoacidi di alta qualità. Questi animaletti, quindi, sono un’alternativa salutare e nutriente a: pollo, maiale, manzo e persino pesce grazie alle loro proteine ricche e ai grassi buoni, ricchi di calcio, ferro e zinco. E se gli insetti sono stati il piatto succulento delle popolazioni di secoli fa, oggi quelle prelibatezze stanno facendo un ritorno, potendo così far parte di molte diete regionali e nazionali.
Ma facciamo un passetto indietro, in Europa per ora ci accontentiamo di un singolo insetto, il Tenebrio Molitor meglio conosciuto come Tarma della farina o tenebrione mugnaio. Già il nome mette ansia, figurarsi mangiarlo, ma il 5 maggio la EFSA ha autorizzato il consumo alimentare delle larve essiccate di Tenebrio molitor. Le larve potranno essere consumate in totale sicurezza, intere o come snack o sotto forma di “farina” all’interno di barrette, biscotti e pasta.
Questi novel food sono perlopiù costituiti da proteine, grassi e fibre (soprattutto chitina, una fibra insolubile che è il principale componente dell’esoscheletro degli insetti) e il loro consumo non è risultato critico dal punto di vista nutrizionale.
Sicuramente un grosso passo in avanti per la dieta europea e per i vari consumi attualmente in atto di altre tipologie alimentari. Ma oltre al piano alimentare, la comparsa degli insetti nel regime alimentare potrebbe portare ulteriori benefici. In tema di sostenibilità ci sono chiari vantaggi ambientali ed economici nel sostituire le fonti tradizionali di proteine animali con quelle che richiedono meno mangimi e producono meno rifiuti.
Nella produzione di insetti il consumo di acqua e di suolo risultano limitati, ma soprattutto vi è una forte riduzione nella produzione di gas serra e in generale nella richiesta di energia. Inoltre, bisogna considerare il fatto che gli insetti possono crescere su numerosi substrati organici che possono rappresentare scarti o sottoprodotti dell’industria agroalimentare e che non avrebbero magari altre possibilità di utilizzo.
Giungendo alla conclusione, a quanto pare il nostro futuro alimentare potrebbe essere costellato di insetti, magari sotto forma di un prodotto meno appariscenti e spaventoso, però è importante sottolineare come l’introduzione di questi novel food sia di importanza estrema verso un futuro più sostenibile e rispettoso del nostro pianeta. La popolazione aumenta sempre più, ma le fonti tradizionali di cibo non sono più sufficienti, serve un alternativa, sarà forse un alternativa che striscia o vola?
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