Definito dal The Guardian come “il regista più importante di quest’epoca”, David Lynch è riuscito sin dal principio a sconvolgere i modelli narrativi classici del cinema, portando sul grande schermo opere sempre in bilico tra il reale e l’onirico, tra il lucido e l’allucinato (come poteva risultare Festen di Thomas Vinterberg), creando dei veri e propri cult, entrati a gamba tesa nell’immaginario collettivo di tutti gli appassionati di cinema.
Nato come pittore e cresciuto in ambienti difficili, David Lynch ha portato tutto se stesso sul grande schermo (e sul piccolo l’iconica serie Twin Peaks), in un costante viaggio nell’inconscio umano e nella sfera del sogno. Capaci di sorprendere, inquietare e catturare, tutte le sue opere meritano di essere studiate e viste più volte. Qui di seguito i suoi tre film più iconici (ma andrebbero recuperati tutti).
Debutto al cinema di Lynch con un film fortemente sperimentale, dai palesi richiami surrealisti ed espressionisti, derivanti dalla sua cultura artistica, è l’opera più intima e personale del regista. Dalla produzione sofferta e complessa (dovette ipotecare la casa per portare a termine il film), Eraserhead è manifesto dell’incertezza umana, con personaggi immersi nel sogno e nel terrore.
Dietro un noir atipico e dalla narrazione originale si cela una critica e una decostruzione del sogno americano, basato sul successo, sulla forza e sul consumismo. L’apparenza patinata e perfetta lascia il posto all’inquietudine dell’animo umano, pieno di paure, orrore e peccati. Una metafora della società americana, preda delle sue ipocrisie e contraddizioni.
Probabilmente il film più conosciuto di David Lynch, è un gigantesco puzzle che, mentre descrive il mondo del cinema, sviscera la psiche dei personaggi, togliendo ogni certezza allo spettatore che, scosso, si ritroverà a vagare tra realtà e allucinazione, vero e falso, apparenza e sostanza. Un film da vedere più volte per cogliere le mille sfumature di una narrazione a tratti canonica, ma soprattutto sperimentale.
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