Venezia e ultimatum dell’Unesco per le grandi navi: pericolo siti a rischio
Venezia, arriva l’ultimatum dell’Unesco per le grandi navi: si trovi una soluzione o la laguna finirà nei siti a rischio. Il capoluogo veneto è stato messo alle strette dall’organizzazione, tornando di nuovo a temere la perdita del suo status di “patrimonio dell’umanità”. Il divieto di transito delle grandi navi, approvato dalla Camera lo scorso 12 maggio, deve essere messo in pratica il prima possibile, pena l’inserimento di Venezia nella blacklist dei siti dell’Unesco. Detta anche “danger list“, la lista comprende ed elenca tutti quei luoghi per i quali la conservazione culturale e ambientale è messa in pericolo da fattori difficili da contrastare e controllare. Nel caso di Venezia, la minaccia è dovuta dall’inquinamento, causato dal passaggio dei grandi natanti.
Il rischio della blacklist non è una novità: anche nel 2019 l’Unesco aveva espresso a Venezia la necessità di eliminare le grandi navi dalla laguna, ma questa volta si tratta di una richiesta più imminente. L’organizzazione delle nazioni unite ha avvertito il governo italiano in questi giorni anticipandogli il tema, oggetto di discussione (tra gli altri) della prossima assemblea annuale dell’agenzia, prevista dal 16 al 31 luglio. Dopo l’annuncio, il ministro della cultura Dario Franceschini ha espresso la necessità di risolvere il problema il prima possibile:
Purtroppo la decisione Unesco era nell’aria da tempo. È un annuncio di una possibile decisione di metà luglio di inserimento di Venezia nella lista del patrimonio in pericolo, sarebbe cosa grave per il nostro Paese e non c’è più tempo per esitare. Abbiamo già fatto un passo importante nell’ultimo decreto legge con la destinazione definitiva dell’approdo delle grandi navi fuori dalla laguna adesso credo vada fatto di più come impedire da subito il passaggio delle grandi navi nel canale della Giudecca.
Al momento infatti, seppure l’ingresso alla laguna sia vietato alle grandi navi e alle crociere, non ci sono soluzioni pratiche da poter mettere in atto: non esistono altri porti attrezzati all’attracco, costringendo di fatto i grandi natanti a rimanere nelle vecchie rotte. L’ultimatum dell’Unesco richiede massima priorità per risolvere il problema di Venezia, chiedendo un rapporto di attuazione entro febbraio 2022. Le soluzioni, purtroppo, non sono semplici da trovare, tantomeno da realizzare. Le proposte devono essere prima vagliate dagli esperti e approvate, e questa fase incontra già le prime difficoltà. Non c’è ancora alcuna alternativa valida, soltanto tante ipotesi. Ma, come tali, non sono sufficienti ad assicurare la risoluzione del problema.
Venezia è stata riconosciuta dall’Unesco come patrimonio universale nel 1987. Ciò le ha permesso di diventare la seconda città italiana per flusso di turisti (dopo Roma). L’inserimento della laguna nei siti a rischio potrebbe compromettere questo risultato, causando una forte diminuzione nel flusso turistico e penalizzando la Serenissima e i suoi abitanti, nonché l’Italia intera. Non solo: finire nella blacklist dell’Unesco significa perdere i finanziamenti della comunità internazionale. Questi fondi sono essenziali per proteggere e salvaguardare il patrimonio, sia culturale che ambientale, dei siti considerati di rilevanza mondiale.
Venezia è stata tra i primi luoghi ad essere inseriti tra i siti da proteggere, e ciò deve far riflettere sulla sua importanza e bellezza. Del problema grandi navi se ne discute da molto, troppo tempo, ma evidentemente non è mai stato preso troppo sul serio, venendo rimandato più volte nel corso degli anni. L’Unesco aveva chiesto una soluzione per la città già nel 2012, ma non era servito a nulla: il problema è stato ignorato, o comunque non trattato a dovere, fino ad oggi. A nulla sono servite le petizioni, anche dei cittadini, per trovare una soluzione, e ora che c’è un ultimatum il tempo a disposizione è quasi terminato.