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“Quarto potere” è su Prime Video, provate a dargli una possibilità

Netflix, Amazon Prime, Disney+ e così via sono diventate una fonte estremamente prolifica di prodotti originali, macinando successi e collezionando altrettanti flop. Da quando le piattaforme digitali hanno invaso la nostra dimensione domestica, un’esplosione confusa di film, serie e documentari ha preso possesso dei nostri schermi, dominando le stagioni dei premi, le pubblicità e le nostre conversazioni. Ci si chiede oggi se lo streaming definisca la morte del cinema, se gli spettatori preferiscano fruire i film comodamente seduti sui loro divani lasciandosi alle spalle l’esperienza, sia individuale sia collettiva, che la totalizzante visione cinematografica comporta.

In attesa di ricevere una risposta sul futuro del cinema, c’è da prendere quel che di buono esiste in questa emorragia di prodotti audiovisivi del nostro tempo: lo streaming, spingendo sul versante malinconia ha reso disponibile numerosi titoli, tra film e telefilm, tra classici hollywoodiani e sitcom anni 90. Da Hitchcock e Fellini passando per Dario Argento, le piattaforme permettono di esperire capolavori della Settima Arte in tutte le lingue possibili, con sottotitoli, saltando passaggi o diluendo la visione su più giorni. Quarto Potere dell’allora enfant prodige Orson Welles compare di prepotenza nelle copertine digitali dello streaming legale, sollevando in chi guarda una questione: quanto ancora vale la pena vedere “Citizen Kane?

Per ricordare brevemente la storia produttiva e narrativa del film si deve risalire al ‘39 quando Welles firma un contratto senza precedenti con una grande casa di produzione cinematografica americana la RKO pictures. Welles detiene il completo potere dei suoi film sotto l’aspetto produttivo, registico, di scrittura e attoriale. È da queste influenze che nasce Quarto Potere, primo lungometraggio di Welles che, liberamente ispirato all’industriale Hearst, racconta la storia della vita del ricco magnate Charles Kane.

Il giornalista Thompson, incaricato di indagare sul passato di Kane, per poter dare un’immagine innovativa e non didascalica della sua vita, decide di scoprire il significato nascosto della parola da lui pronunciata in punta di morte: Rosabud. Thompson diventa uno strumento attraverso il quale noi spettatori abbiamo la possibilità di ripercorrere l’esistenza del ricco Kane: indaga, intervista le personalità vicine al protagonista, concedendo al pubblico la possibilità di scrutare gli aspetti più reconditi del magnate. Il film si presenta come una raccolta di ricordi della sua esistenza tramite la testimonianza di personalità che lo hanno insieme amato e odiato.

Kane nato in povertà, vien affidato, contro la sua volontà, al banchiere Thatcher per istruirsi divenendo poi un giovane imprenditore nel campo editoriale. In seguito, sposa la nipote del presidente americano, influenza l’opinione pubblica sulla guerra ispanico – americana, tradisce sua moglie con una cantante lirica poco talentuosa e tale affaire lo condurrà alla fine di una tentata carriera politica. Dopo aver sposato la sua amante Susan verrà abbandonato dalla stessa in seguito ad anni di solitudine nella loro fortezza Cantalù in Florida.

I sei flashback della vita di Kane si dispiegano lungo il film alterando l’ordine cronologico degli eventi ma stimolando lo spettatore a ricomporre, come un grande puzzle, i pezzi della sua personalità. Tale procedimento però risulta estremamente aleatorio: il quadro che ne consegue è una frammentaria idea di ciò che Kane ha rappresentato. Per alcuni fervente comunista, per altri misero fascista, Kane è allo stesso tempo manifestazione del capitalismo e dimostrazione delle velleità dello stesso. Il denaro è stata la sua fortuna e il principale mezzo della sua progressiva autodistruzione.

Quarto potere incanta l’occhio dello spettatore con i suoi innovativi piani sequenza, lunghi e lenti, la composizione perfetta della messa in scena e il quadro sfruttato all’osso grazie all’utilizzo del grandangolo. Inquietante è l’ombra nella quale è relegata la figura di Thompson: la ricerca della verità su Rosebund sarà, infatti, priva di soluzione e il giornalista non conoscerà mai il senso profondo delle ultime parole di Kane. Sarà l’istanza narrativa, quella del cinema sovrano, a fornire agli spettatori, tramite una lenta panoramica sugli oggetti di Kane pronti per essere bruciati nella fornace, un aspetto fondante dell’individualità di Charles.

La cinepresa si sofferma sullo slittino utilizzato dal piccolo Kane la cui marca è proprio Rosabud, oggetto presente quando è stato forzatamente costretto a lasciare gli affetti familiari in nome di un’educazione improntata sul Dio denaro. L’amore interrotto della famiglia, una vita passata a rincorrere beni materiali e a possedere le persone, il grido miserabile di un uomo morente che si dispera per un’infanzia negata, sono alcuni dei temi che la potente inquadratura rivelatoria finale, concettualizza. Lo slittino però è destinato a bruciare e il mistero circa il controverso Kane continuerà a sopravvivere per i personaggi che lo hanno conosciuto e per Thompson. Per noi spettatori questo destino è differente: seppur non si riesca a fare un’idea chiara sulle intenzioni del magnate, ne comprendiamo il profondo disagio nella sua incapacità di amare per davvero.

Al di là di varie considerazioni sulle difficoltà della stampa di presentare un punto di vista univoco e quindi l’impossibilità di cogliere la verità nella sua essenza più profonda testimoniata dalle vicende di Quarto Potere, questo, al giorno d’oggi, rappresenta molto di più. Con le sue tecniche espressive dimostra quanto il linguaggio cinematografico è ancora essenziale per poter veicolare un messaggio: le emozioni si devono mostrare nel cinema e non possono essere solo dichiarate banalmente. In un mondo pervaso dai computer è molto curioso quanto i macchinosi movimenti di macchina di Citizen Kane assumano una nuova vitalità. Le piattaforme digitali sembrano così ridare tutt’oggi una nuova importanza ai classici del cinema e offrono la possibilità di essere fruiti anche dalle generazioni più giovani, abituate alla grafica computerizzata.

Come un monumento antico dimenticato ma indimenticabile, Quarto Potere regna ancora indiscusso nel panorama cinematografico mondiale. Poco male se nel catalogo online è associato a “Sissi la giovane imperatrice”, purché la sua maestria espressiva non muoia isolata proprio come è successo per Charles Kane. Fin tanto che lo spettatore si nutrirà del cinema questo non potrà essere morto. La speranza è combattere affinché capolavori, talvolta noiosi come Quarto potere, possano continuare ad esistere trascendendo le categorie temporali e distributive: la sua attuale presenza all’interno dello streaming legale dimostra, quindi, quanto ancora vale la pena vederlo.

Su Netflix trovate il film premio Oscar Mank, la storia dietro la storia di Quarto Potere, una pellicola che racconta, a modo suo, la vecchia Hollywood.

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