Arriva da ICOM Italia la denuncia del lavoro sottopagato o volontario nei musei. Soprattutto negli ultimi anni è stata registrata un’esplosione del volontariato negli enti culturali, collegato a una decisa frenata nell’assunzione di professionisti. La situazione occupazionale nel mondo museale e, più in generale, della cultura è alquanto preoccupante secondo ICOM: tanti, troppi, volontari svolgono le più varie attività in musei e enti culturali senza la possibilità di un impiego futuro.
A causa della pandemia Covid19 la situazione si è aggravata maggiormente, ma non è comunque possibile dare la colpa alla pandemia quando il problema era presente anche prima del 2020. Professionisti sottopagati, contratti precari a tempo determinato senza sicurezza, giovani bloccati fuori dalle porte dei musei insieme alle loro speranze e sogni. Come sottolineato da ICOM, la riduzione della spesa pubblica per il settore culturale ha portato a una riduzione estrema degli effettivi e la concessione di interi servizi a società esterne selezionate in base alla convenienza economica. Da qui la condanna di ICOM Italia al lavoro sottopagato e volontario nei musei come conseguenza di una gestione scellerata dei fondi per la cultura.
Drammatico, invece, è l’ossessivo ricorso ai volontari: giovani studenti universitari di Storia dell’Arte e affini o giovani laureati che, sperando in una possibilità futura, vengono sfruttati all’interno di istituzioni che non si curano di loro. Laureati che diventano braccia, numero e non menti da incoraggiare e invogliare; laureati che, dopo anni di studi, si trovano con delle pacche sulle spalle; laureati pieni di sogni che dovranno lottare, più di altri, per una futura sicurezza economica.
Molti enti museali senza volontari chiuderebbero, negando al pubblico la possibilità di ammirare determinati capolavori. Ma è davvero giusto basare la propria esistenza sui volontari? è davvero umano approfittarsi della passione altrui per la bellezza e per l’arte?
Certamente la situazione è complessa e non di facile risoluzione, ma che il lavoro sia un diritto di ognuno è chiaro e lampante per tutti. Anche gli storici dell’arte mangiano, mi verrebbe da dire, e questo deve capirlo anche chi, sulla cultura, ha sempre investito così poco. Ai giovani viene chiesto di mettersi in gioco, e loro si mettono in gioco, è arrivato il momento di valorizzarli.
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