La novità per la prossima estate: Green Pass, come funziona, cos’è, come ottenerlo
Green Pass un duo di parole che ormai sentiamo o leggiamo sui principali media, ma non stiamo parlando di un permesso per accedere a qualche attrazione naturalistica o parco o area (Ecopass), ma di una certificazione che ci faccia riconoscere come persone sane.
Il concetto di “sano” sfugge dalle moderne concezioni di Salute, ovvero quello di uno stato di benessere psicofisico della persona non solo legato a patologie e malanni, ma pur di spodestare la pandemia, il termine viene riconsiderato nella sua forma più arcaica.
Ma tornando nel presente, da ieri è attivo il portale governativo denominato “Certificazione verde COVID-19″, grezza traduzione presa da un più grande disegno europeo definito: “EU digital COVID certificate”. All’interno del portale potremo richiedere questa sorta di ‘passaporto’ utile anche per gli spostamenti all’interno dell’Unione Europea a partire dal 1° luglio.
Per i più appassionati di teorie complottiste, potrebbe sembrare un ulteriore strumento di controllo per il movimento delle persone, ma in termini più realistici si tratta di una semplice certificazione che attesta il nostro stato di salute nei confronti della pandemia da SARS-COV-2. In termini più spiccioli, è una sorta di “passaporto vaccinale” che consentirà i nostri spostamenti per i prossimi mesi estivi. Non servirà solo per gli amici vacanzieri ma potrà essere richiesto per l’accesso: alle residenze per anziani, a particolari strutture sanitarie e per gli spostamenti tra regioni ‘rosse’ o ‘arancio’.
Il funzionamento è molto semplice.
Dalle varie banche dati regionali vengono raccolte le informazioni sulle vaccinazioni e sui contagi, inserite poi a loro volta in una sorta di grosso ‘calderone’ digitale, da dove viene fatta una sorta di censimento sul nostro rapporto con il coronavirus. Quindi che voi siate: vaccinati, guariti o abbiate un test molecolare/antigenico negativo, potete richiedere il Green Pass.
Entrando nel concreto, la certificazione potrà assumere due forme:
una digitale e una più tradizionale cartacea; non cambia nulla nella praticità, i controlli verranno sempre effettuati rilevando un codice QR presente nel pass.
I principali canali per ottenere la certificazione sono:
il sito ministeriale (www.dgc.gov.it) utilizzando la tessera sanitaria o l’identità digitale (Spid e carta d’identità elettronica), il fascicolo sanitario elettronico della regione di appartenenza o l’AppImmuni.
Ragionando sul sistema di emissione, c’è a mio parere un po’ di confusione o una tentata tendenza alla megalomania. Allo stato attuale ci sono tre canali di emissione (forse un quarto: l’app IO), che attingeranno ai dati sanitari (quindi sensibili) dei cittadini, il Garante Privacy sta lavorando intensamente per evitare iniziative locali (caso Campania) e per valutare le effettive protezioni dei sistemi. Non si tratta di un lavoro teso ad ostacolare o rallentare il processo di emanazione delle certificazioni, ma di un corretto iter valutativo per rispettare la privacy di ogni cittadino, come indicato dal regolamento UE in materia di privacy n.2016/679.
Fumoso appare anche il meccanismo di segnalazione dell’inserimento dei nostri dati. Personalmente ho ricevuto la vaccinazione a gennaio, ma entrando nel sito governativo di me non c’è traccia, eppure sono passati 5 mesi. In casi come questo, assicurati al 99%, ci sarà da aspettare una comunicazione via SMS o per mezzo di un’e-mail che ci comunicherà la presenza dei nostri dati nel database e quindi la possibilità di richiesta ed emissione della certificazione. Insomma, una classica manovra all’italiana, burocrazia su burocrazia.
Abbandonando i mezzi tecnologici, è stata prevista anche l’emissione cartacea, non tutti i cittadini sono infatti in possesso di computer e smartphone. La richiesta in questo caso va fatta tramite il proprio medico di medicina generale o presso una farmacia che, prontamente, stamperanno il certificato.
Per quanto concerne la durata del Green Pass
Le certificazioni avranno delle scadenze diverse in base alla motivazione di emissione. Nel caso foste vaccinati la scadenza avverrà dopo 270 giorni (9 mesi) dalla data di inoculazione della seconda dose, nel caso di vaccinazione monodose i giorni saranno sempre 270, ma partiranno dopo 15 giorni dall’inoculazione. Nel caso di guarigione da COVID-19 il certificato avrà validità di 180 giorni (6 mesi). Discorso diverso per quanto riguarda il caso di assenza di vaccinazione e Covid non contratto, si dovrà effettuare un tampone molecolare che se negativo attiverà la certificazione, ma attenzione, la validità sarà di sole 48 ore.
Come sempre il modello italico prevale, infatti anche sulle scadenze c’è un bel po’ di confusione. Quindi oltre all’emissione a sorpresa (per alcuni casi), dobbiamo tenere conto anche della durata variabile e le tempistiche di attesa… Abbiamo anche una scarsa base di informazioni, le FAQ (Frequently Asked Question) del sito ministeriale sul Green Pass non sono così approfondite e di facile comprensione; però in una apposita pagina, ci spiegano come piegare correttamente il certificato stampato.
Insomma, stiamo assistendo ad una sorta di maratona burocratica per raggiungere il 1° luglio, data in cui la certificazione sarà valida anche sui paesi dell’Unione Europea e dell’area Schengen.
Ma non sarà che stiamo correndo troppo e stiamo dimenticando qualcosa?
Non è un mistero che agire in fretta e furia possa essere deleterio, ma parlando di dati sensibili di milioni di cittadini e della pericolosità della rete, non si dovrebbero analizzare in modo più capillare le modalità e le trasmissioni di questi dati?
Ai posteri l’ardua sentenza e a noi odierni cittadini la pazienza per aspettare il nostro Green Pass.