Attualità

Ecco perché Erdogan ritira la Turchia dalla Convenzione di Istanbul

Si rende necessario approfondire la relazione tra le necessità politiche di Erdogan e il ritiro annunciato il 20 marzo 2021 dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, meglio nota come Convenzione di Istanbul del 2011. La Turchia è stato il primo paese a ratificare la Convenzione di Istanbul ed era già parte ratificante della convenzione ONU per l’eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione contro le donne del 1979. Nonostante questo il 20 marzo del 2021, con il decreto del presidente Erdogan, la Turchia revoca la sua partecipazione alla convenzione.

La Convenzione di Istanbul si basa su tre criteri principali, primo fra tutti la prevenzione della violenza, disposizione di ordine programmatico che specifica la necessità di porre in essere tutte le strategie necessarie ad evitare che la violenza si verifichi in prima istanza. Un cambiamento cruciale è la protezione delle vittime, quindi la messa in opera di tutte quelle azioni necessarie a costruire la complessa architettura sociale e normativa necessaria a proteggere le vittime, ascoltarle, tutelarle, accoglierle e fare in modo che queste possano emanciparsi, anche economicamente, da chi perpetra la violenza, dunque potendosi rivolgere alla giustizia, una giustizia che sia disposta ad ascoltare, ad accogliere e a proteggere.

Proprio in relazione alla giustizia si parla di terzo criterio, ovvero evitare l’impunità dei colpevoli. Può sembrare ridicolo pensare che serva una convenzione internazionale per evitare che i colpevoli di violenze di genere ne escano impuniti, ma la verità è che la violenza di genere è profondamente strutturata all’interno della nostra società, non solo della società turca, è importante specificarlo perché si tratta di un tipo di violenza riflesso dalla società gerarchico patriarcale in cui noi ci troviamo immersi. Società in cui chi è il vertice si aspetta di poter esercitare un determinato potere, un determinato controllo, sulle persone che vengono categorizzate socialmente come inferiori, a cui viene attribuito un valore diverso, un valore minore.

La strategia maggiormente diffusa nelle società gerarchiche per esercitare potere e mantenere il controllo è proprio l’utilizzo della violenza. Secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel corso della vita una donna su tre subisce una forma di violenza, per arginare, o quantomeno iniziare ad arginare questo fenomeno gargantuesco globale e capillare, sono necessarie azioni multilivello. Ovvero azioni all’interno del tessuto sociale, della società civile e azioni educative, ma sono anche necessarie azioni istituzionali, che arrivino dall’alto e non solo a livello statale ma anche a livello regionale e internazionale. Per l’appunto la Convenzione di Istanbul o Convenzione dell’ONU.

All’interno dell’ordinamento turco la protezione della violenza contro le donne è demandata alla legge 6284, legge per la protezione della famiglia e per la prevenzione della violenza, all’interno del testo di legge si può vedere chiaramente che la violenza contro le donne viene descritta come una discriminazione basata sul genere e vengono riconosciute diverse tipologie di violenza: la violenza sessuale, la violenza economica, la violenza fisica e la violenza psicologica.

Quindi perché Erdogan ha deciso di revocare la partecipazione della Turchia dalla convenzione di Istanbul? Per tutto quello che la convenzione rappresenta e non solo in termini di tutela delle donne, ma anche per la natura stessa della convenzione, che è europeista, è una convenzione legalmente vincolante quindi rifiutandola, il partito di Erdogan e Erdogan stesso, rifiutano qualsiasi forma di inferenza dell’Europa all’interno dell’ordinamento turco. Questo significa rimarcare la natura conservatrice e nazionalista del partito permettendo a Erdogan di mantenere il potere, mantenere il controllo e quindi di incontrare le istanze che vengono presentate da chi effettivamente potrebbe anche causare delle modifiche in questo equilibrio di potere.

Inoltre vi è una clausola all’interno della Convenzione di Istanbul che viene percepita come particolarmente problematica da tutte le aree conservatrici, ovvero la tutela estesa a tutte le persone, a prescindere dal loro orientamento sessuale e dalla loro identità di genere, cosa che entra apertamente in contrasto con il partito di Erdogan, in quanto fortemente contrario a qualsiasi forma di tutela della comunità LGBTQ+. Non è un caso che il ministro degli interni, Süleyman Soylu, abbia definito le persone facenti parte della comunità LGBTQ+ come perverse. E non è un caso che il portavoce di Erdogan abbia pubblicamente dichiarato che la Convenzione di Istanbul sia stata dirottata da persone che avevano l’intento di normalizzare l’omosessualità, definendo quindi in maniera chiara che per Erdogan e il suo partito, qualsiasi orientamento sessuale differente dall’eterosessualità non è da considerarsi normale.

Secondo uno studio del 2018 in Turchia il 41,3% delle donne ha subito una forma di violenza e secondo alcuni studi questo range varia tra il 13% e il 78% e stiamo parlando di un paese in cui è ancora largamente diffuso il delitto d’onore – si dice che l’onore degli uomini turchi risieda tra le gambe di una donna – delitti d’onore che di solito, per evitare le conseguenze legali di questi omicidi, vengono demandati al membro più giovane della famiglia, tendenzialmente un ragazzo minorenne. In quest’ottica uscire dalla Convenzione di Istanbul significa accettare questa violenza e non volerla condannare a livello internazionale, significa non riconoscere i diritti delle donne, negare i diritti umani ad alcuni cittadini turchi e significa subordinare i diritti umani all’agenda politica.

Tacere di fronte alle violazioni di diritti umani significa accettarle per silenzio assenso e non fare assolutamente nulla per contrastarle, perciò è importante fare qualsiasi cosa sia in nostro potere. A tal proposito vi lascio questo sito, en.morcati.org.tr, si tratta di un’organizzazione femminista che si occupa di costruire spazi sicuri per le donne vittime di violenza in Turchia a cui è possibile donare e su cui potete formarvi ed informarvi.

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