Ha riscosso davvero molto successo in Corea del Sud e finalmente, il 9 maggio, è sbarcato anche in Italia sulla piattaforma Netflix il drama coreano Vincenzo, che parla della mafia italiana.
Quindi la domanda sorge spontanea: cosa ne pensiamo noi italiani del K-drama Vincenzo?
Partendo dalla fine, nonostante le divergenze e le lamentele sulla romanticizzazione della mafia stessa che, non c’è bisogno nemmeno di dirlo, non è un vanto per il nostro bel paese, Vincenzo si offre sul mercato come un prodotto genuino che vuole far ridere e innamorare. Non pretende accuratezza storica né vanta dietro una ricerca con esperti nel settore, quindi andrebbe preso semplicemente per quello che è: una fiction tragicomica.
La trama è molto semplice, il protagonista è Vincenzo Cassano, coreano di nascita e adottato da piccolo da una potente famiglia mafiosa sita a Milano. Morto il capo famiglia si vede costretto ad abbandonare il bel paese per fuggire a Malta, facendo prima tappa nel suo paese natio per recuperare dell’oro nascosto nelle fondamenta di un edificio.
Arrivato a Seoul, però, inevitabilmente, la faida tra i condomini e la Babel Group, proprietari dell’edificio in questione, lo coinvolge e, da consigliere di mafia qual è, sfoggia i suoi trucchi e le sue conoscenze per rendere giustizia ai deboli e ripagare i prepotenti con la loro stessa moneta. Si dà quindi inizio ad un gioco tra Vincenzo, Hong Ji Hyo (sua controparte femminile) e lo studio legale della Babel Group, con colpi di scena e non poche scorrettezze.
Si tratta di una commedia, l’autore Park Jae Bum è noto ai più per i suoi copioni sopra le righe, e con il K-drama Vincenzo non si risparmia, regalandoci momenti di ilarità e assurdità. Iconico Vincenzo che impreca ad ogni occasione in italiano, rendendo orgoglio al nostro cuore patriottico. La figura stessa del Consigliere di mafia non esiste nei clan, ma qui è il protagonista ed è l’antieroe solitario che deve fare giustizia all’interno di un contesto corrotto e familiare.
I personaggi hanno uno sviluppo caratteriale, nonostante le forzature per esigenze di trama o l’assurdità di alcuni di loro, ma nonostante questo c’è da ammettere una certa inventiva nella costruzione degli stessi e in come si sviluppano nel corso del k-drama.
Come rimanere indifferenti alla bellezza di Song Joong Ki, alias Vincenzo, o rimanere seri di fronte all’esuberanza di Jon Yen Bin, la co-protagonista femminile. Come non innamorarsi del tenero stagista Ok Taec-yeon (Idol del gruppo k-pop 2P.M.) o non prendere in antipatia Kim Yeo Jin.
Da citare anche i personaggi secondari, stereotipati e parecchio comici, come lo chef che mente dicendo di saper cucinare italiano, impersonando il classico cuoco con i baffi sottili e le mani intente a gesticolare, oppure il maestro di danza maniaco della pulizia, o ancora l’hacker in fuga che dà lezione di piano, il piccione Inzaghi e tanti altri che si dimostrano all’altezza della storia e perfettamente equilibrati fra loro, come ingredienti che si compensano.
Per quanto riguarda la recitazione, l’attore rivelazione non è tanto Song Jong Ki, di cui si conosceva già la bravura, molto professionale nell’imparare intere linee di battute in italiano e molto credibile nel suo ruolo, quanto Ok Taec-yeon, che interpreta il tenero ed enigmatico stagista dello studio legale, dando al personaggio un impronta tutta sua. Quando poi si evolve il suo ruolo, sembra evolversi anche la sua recitazione regalandoci indimenticabili espressioni, rivelandosi, oltre che un talentoso rapper, anche un dinamico attore.
Il k-drama si svolge in venti conclusivi episodi, i rumors su una possibile seconda stagione sono stati smentiti dagli attori stessi; Song Jong Ki ha dichiarato che non avrebbe alcun senso prolungare la storia di Vincenzo, poiché la conclusione è già esaustiva e non ci sarebbe più nulla da raccontare. Quindi questo prodotto è perfetto per chi si è stufato delle serie tv infinite, che non sembrano avere un degno finale.
Il K-drama Vincenzo, produzione Logos Film e regia di Kim Hee-Won, è disponibile sul catalogo Netflix con i sottotitoli in italiano in tutta la sua drammatica comicità.
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