Giovanni Spadaccini ci porta nel suo Cimitero dei libri dimenticati
Giovanni Spadaccini è proprietario della libreria “Libri Risorti” che si trova a Reggio nell’Emilia, nonché estimatore di tutto ciò che sa di antico. È colui che ha desiderato con impazienza (e spesso scartato malvolentieri) libri di altre persone – poi divenuti suoi cari “amici” – salvandoli dall’oblio eterno e rimettendoli in circolo nel suo negozio.
Sì, perché “Libri Risorti” è il Cimitero dei libri dimenticati di Reggio Emilia, non per niente Giovanni ne parla appassionatamente nel suo libro d’esordio intitolato “Compro libri, anche in grandi quantità. Taccuino di un libraio d’occasione”, edito da Utet.
Nel giugno del 2010, Giovanni Spadaccini realizzava insieme alla sua compagna Raffaella un autentico progetto di vita, che ha trovato in via Migliorati 8/b di Reggio nell’Emilia l’indirizzo del loro locale. Da lettore accanito qual era finalmente Giovanni diventava un venditore a tutto tondo, ma al contempo era un proprietario impacciato, perché “lavorare con il pubblico era sempre stata un’opzione fuori dai possibili” – confessa lui stesso senza peli sulla lingua.
“Compro libri, anche in grandi quantità. Taccuino di un libraio d’occasione” è, per cominciare, un viaggio a ritroso nei ricordi del suo autore-libraio, caratterizzato da capitoli brevi ma carichi di suggestioni e pensieri. Il volume alterna rievocazioni di sopralluoghi ritenuti particolarmente significativi a riflessioni intime di Giovanni stesso (che non tralascia mai di dialogare – per quanto gli riesca – con le anime rinchiuse in quegli oggetti “magici” che sono i libri).
Se gli chiedessimo come si è sentito a entrare nelle case (o cantine) degli altri, non saprebbe da dove cominciare: in effetti, vedere che qualche cliente risponde al suo annuncio di vendita è al contempo incoraggiante e preoccupante. “La gente spesso ci tratta da traslocatori, da svuota cantine o facchini di cose superflue”. I libri sono percepiti come cose inutili e pesanti il più delle volte e, quando ci presentiamo, le persone ci prendono per questuanti o scocciatori. Ma, in effetti, i libri sono cose inutili e pesanti per i più ed è giusto che esistano persone come noi che li rendono utili e leggeri“.
Questo è un suo sincero punto di forza: Giovanni Spadaccini non fa la morale a nessuno. Non incolpa di negligenza i clienti che lo invitano a fare i sopralluoghi, ma li celebra con tutta l’onestà che gli riesce; del resto, se non fosse per loro, non svolgerebbe questo mestiere, non potrebbe far rinascere quei beni preziosi né avrebbe modo di concederli a tutti coloro che sopravvivono grazie alla lettura alla pari di lui.
Nei primi anni Duemila, in Italia, usciva il best seller “L’ombra del vento” che faceva parte dei quattro volumi dedicati alla saga del Cimitero dei libri dimenticati. Il loro autore era il compianto Carlos Ruiz Zafón, deceduto soltanto un anno fa a causa di un tumore maligno.
È improbabile che Zafón fosse a conoscenza dell’esistenza di questa “salvifica” libreria – sebbene Giovanni l’abbia aperta quando l’autore era ancora vivo e vegeto; tuttavia, se lo scrittore barcellonese fosse ancora tra noi e avesse l’occasione di viaggiare per l’Emilia Romagna, troverebbe un esempio concreto della sua più celebre invenzione letteraria.
Considerato che il “Cimitero” descritto da Zafón è un autentico labirinto, fatto di decine e decine di cunicoli dagli scaffali alti e pieni di libri (appunto “dimenticati”), è inevitabile pensare che se Giovanni potesse acquistare tutti i libri da lui supervisionati, senza distinzioni di genere o di epoche storiche, ebbene il suo “Libri Risorti” dovrebbe trasferirsi in un posto in cui sfruttare una certa libertà di spazio, perché non ci starebbero tutti!