Troisi poeta Massimo al Castel dell’Ovo. Ritrovarsi con un vecchio amico
Da 7 maggio una passeggiata a Napoli si arricchisce con la presenza di una mostra imperdibile nella suggestiva location di Castel dell’Ovo: Troisi poeta Massimo.
Troisi poeta Massimo è un’esposizione di video, foto, scritti e cimeli organizzata dall’Istituto Luce-Cinecittà in collaborazione con il Comune di Napoli, curata da Nevio da Nevio De Pascalis e Marco Dionisi con la supervisione di Stefano Veneruso.
Un percorso di cinque ambienti con la voce di Massimo in sottofondo e di quella di coloro che lo hanno conosciuto ci accompagna nella vita del “Pulcinella senza maschera” come lo aveva definito Eduardo De Filippo.
Scopriamo così che Massimo scriveva tanto anche tenere letterine a parenti o amici, quando era appena bambino, scriveva poesie, era curioso del mondo intorno a sé ma sempre tanto umile, tanto da definirsi ancora un giovane regista dopo quattro film di successo, mentre si paragonava a coloro che ne avevano fatti assai di più. Era timido ma sulle tavole del palcoscenico e con la recitazione in generale si sentiva a suo agio.
Possiamo vedere da vicino alcuni oggetti di scena, come la bicicletta e la borsa de Il Postino, i costumi indossati per Non ci resta che piangere, la candidatura ai Bafta per il postino e un estratto della cerimonia degli Oscar per la nomination come migliore attore.
Ma superando tutti gli aneddoti e i racconti che riguardano il mondo del Cinema e tutta l’esperienza attoriale in generale, come spesso accade per ogni personaggio famoso la parte più interessante è ciò che è accaduto dietro le quinte.
Durante il percorso, soprattutto la prima stanza e poi l’ultima ci restituiscono il volto di Massimo da bambino, da ragazzo, le foto di famiglia, il back stage del suo ultimo film e si arriva alla fine del percorso inevitabilmente commossi.
Il filo conduttore della mostra è quello che racconta il lato sensibile di Massimo Troisi, la poesia fa da trama di un racconto che comincia con le poesie scritte da bambino e arriva alla poesia del suo ultimo film Il postino (1994).
La mostra si potrebbe quindi definire un’incontro, si ha la sensazione di incontrare Massimo, un vecchio amico, qualcuno a cui abbiamo voluto bene e che non vedevamo da tempo. Non si può tacere la commozione e la profonda intimità che si prova nell’entrare nelle stanze di Troisi poeta Massimo e credo che sia un bel regalo che ciascuno di noi si concede.
Tra i momenti più commoventi per esempio ci sono la foto di fine set de Il Postino, in cui si legge un commento di Anna Pavignano, storica sceneggiatrice di Troisi, grazie alla quale abbiamo potuto conoscere l’uomo, Massimo, con il suo romanzo Da domani mi alzo tardi. Il suddetto commento in poche semplici righe racconta tutto l’amore di Anna per Massimo, il rammarico di non esserci in quella che sarebbe stata la sua ultima foto.
Oppure la poesia che Massimo ha scritto parlando al suo cuore malato è di una bellezza tale da creare l’atmosfera per tutto il resto del percorso, e non è un caso che si trovi in una delle prime stanze.
Tutto il resto sono segni, segni della vita e della presenza di questo artista che molti di noi sentono come amico e più che il senso che hanno le cose di per sé, è il senso altro a cui rimandano a essere speciale.
Partecipate a questa mostra come se vi steste recando all’appuntamento con un amico e ne uscirete felici.