“Io sono l’abisso”, Donato Carrisi e il viaggio nelle profondità dell’animo
Prendete fiato, tappatevi il naso e scendete nell’abisso per scoprire quanto è profondo. Donato Carrisi ci accompagna fin laggiù col suo ultimo thriller, “Io sono l’abisso“, edito da Longanesi, raccontandoci quanto possono essere oscuri i meandri di una mente ferita e abbandonata. L’undicesimo romanzo dello scrittore pugliese arriva un anno dopo il successo de “La casa delle voci“. Ancora una volta l’autore indaga il male nella società, immergendosi a fondo per trovarne le radici e raccontarcele nell’ennesima storia di successo.
Protagonista della storia è un uomo anonimo, quasi invisibile, tanto ininfluente per la società da non svelare al lettore neanche il suo nome. Nel romanzo si fa riferimento a lui sempre e solo come l’uomo che pulisce, un netturbino silenzioso ai margini della collettività, senza amici né passioni, a cui piace rimanere inosservato. Ma l’uomo è anche un sopravvissuto dell’abisso, quasi annegato nell’odio di chi invece avrebbe dovuto amarlo: ha toccato il fondo ed è risalito aggrappandosi con le unghie e con i denti, lottando contro colpe non sue e proteggendosi da chi lo ha sempre rifiutato. Si è salvato e continua a vivere nell’unico modo da lui conosciuto: riflettendo il male subìto e amplificandolo. Sull’uomo che pulisce aleggia anche l’ombra di Micky, misterioso manovratore responsabile delle azioni del netturbino, arrivato direttamente dal suo passato.
La vita all’apparenza monotona dell’uomo che pulisce viene sconvolta dall’incontro con la ragazza col ciuffo viola, un’adolescente non nuova agli orrori del mondo. Il loro è un incontro breve ma significativo, in grado di cambiare la vita della ragazza e di creare una crepa nella patina di invisibilità del netturbino. Anche lei non ha un nome, e non ce l’ha nemmeno la cacciatrice di mosche, terza figura parte di un intreccio più grande, radicato in un passato dato ormai per dimenticato. Tutti e 3 hanno toccato il fondo dei loro sentimenti, nuotando nell’abisso della solitudine e del dolore, costruendosi una corazza personale con la quale affrontare il mondo. A legarli è il viaggio percorso verso l’abisso, dal quale sono tornati irrimediabilmente cambiati. C’è poi un quarto protagonista, più silenzioso degli altri ma non meno importante: è il lago di Como, conosciuto in letteratura come sfondo di una delle storie d’amore più studiato, qui trasformato nel simbolo del male. Il lago seppellisce i ricordi ma non li dimentica: li fa propri e quando è ora li risputa fuori. La storia ruota sempre attorno a questo luogo denso di significato, dove vita, morte e redenzione si incontrano e portano a galla verità nascoste.
Con “Io sono l’abisso” Carrisi affronta diversi temi ancora tristemente attuali, come la violenza sulle donne, la prostituzione minorile e la violenza sui minori. I protagonisti del suo romanzo non hanno nome perché non serve: prima di essere personaggi di una storia sono simboli di realtà dolorose di cui si parla troppo poco, bandiere delle vergogne della società moderna. Le 3 diverse personificazioni delle vittime del male si sfiorano nel thriller dell’autore, senza mai conoscersi a fondo, ma comprendendosi senza bisogno di spiegazioni. Chi ha visto il fondo dell’abisso sa riconoscere i sopravvissuti allo stesso destino.
Lo scrittore riesce come sempre a tenere il lettore col fiato sospeso, insinuando il dubbio in ogni capitolo e riuscendo a tenere sempre viva la curiosità. La storia si srotola mostrando solo una prospettiva di sé alla volta: ci accompagna per mano fino al centro del gomitolo, sciogliendo ogni nodo. Lo stile si addice a un thriller con tanti colpi di scena: diretto e scorrevole, lo scrittore non si sofferma troppo sulle descrizioni quanto più sulle azioni che determinano la personalità e il volere di ogni personaggio. Questa scioltezza nel raccontare dà però a volte l’impressione di una certa fretta nel raccontare gli eventi, soprattutto nel finale. La risoluzione degli intrecci e alcune scelte dei protagonisti avrebbero forse avuto bisogno di un po’ più di approfondimento, a vantaggio sia della realisticità della storia, sia dell’empatia del lettore verso il personaggio. Diversi passaggi sembrano infatti un po’ forzati, orfani di spiegazioni lasciate all’intuizione e alla fantasia del lettore. Una scelta non da condannare a prescindere, ma troppo marcata nel caso del thriller in questione.
“Io sono l’abisso“ rimane comunque un buon romanzo di Carrisi, non all’altezza di titoli come “Il suggeritore” o “L’ipotesi del male” ma in ogni caso un’ottima lettura per gli amanti del thriller, anche per avvicinarsi alle opere dell’autore.