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Cambiare l’acqua ai fiori, una storia piena di vita in mezzo alla morte. Recensione

Rimarrete piacevolmente sorpresi del fatto che un libro, la cui protagonista è la custode di cimitero, possa contenere tutto ciò che la vita ha da offrire, nel bene e nel male. Questo è proprio il caso di “Cambiare l’acqua ai fiori”, il secondo romanzo della scrittrice francese Valérie Perrin. A prima vista sembra essere una storia affascinante ed eccentrica con una sensibilità spiccatamente francese.

È la storia di Violette, abbandonata da bambina e cresciuta in case famiglia, a 17 anni trova lavoro come barista, qui incontra l’attraente e magnetico Philippe Toussaint, un uomo più grande di lei. Tra i due scatta la scintilla e sembra pura passione, si costruiscono una vita insieme e iniziano a lavorare per la ferrovia come custodi del passaggio a livello; vivono in una piccola casa vicino ai binari nella Francia rurale, devono occuparsi di abbassare le transenne nelle ore prestabilite in cui passa il treno. È Violette quella che fa tutto il lavoro e mantiene la famiglia, mentre Philippe gioca ai videogiochi o fa lunghi giri in moto, risulta subito essere un inetto, parassita e dispotico.

La passione tra i due svanisce nel giro di poco tempo a causa della distanza emotiva e fisica di Philippe e del suo comportamento compulsivo da donnaiolo. È la nascita di loro figlia Leonine a dare nuova linfa alla vita della diciottenne Violette, mentre Philippe continua ad essere egocentrico e distaccato, sembrano interessagli solo le sue “fidanzate”. Per Violette, dopo i difficili trascorsi della sua infanzia, la stabilità è tutto, il lavoro che ha è facile, la paga sufficientemente e le permette quella serenità emotiva che tanto le serve. Attraverso un intreccio magistrale tra i capitoli, verranno raccontate le fasi della loro vita, svelandone ogni dettaglio, dall’inizio della relazione fino alla fine, per un lasso temporale di 25 anni.

Cambiare l’acqua ai fiori inizialmente si muove avanti e indietro nel tempo, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, dal passaggio a livello al il trasferimento della coppia a un nuovo lavoro in un piccolo cimitero di campagna nel 1997, fino al presente, il 2017. È qui che incontriamo la cinquantenne Violette, ci viene raccontata la sua vita con uno sguardo sempre al passato. La routine quotidiana, gli imprevisti con i colleghi, gli animali, i funerali, i residenti e i loro visitatori.

Il nucleo della storia si concentra sugli eventi scioccanti tra il 1993 e il 1996, che hanno portato Violette a prendere il posto di custode del cimitero, ruolo che ricopre per i successivi 20 anni. Lungo il percorso incontriamo Sasha, un uomo anziano e custode prima di lei, appare come una sorta di figura paterna per la donna; incontriamo il piccolo gruppo di uomini che Violette chiama “i suoi uomini”, ovvero persone fidate che lavorano al cimitero e spesso si riuniscono nella piccola casa di Violette per un caffè e i dolci che lei prepara per loro; poi c’è Julien Seul, un detective di Marsiglia che va al cimitero per deporre le ceneri di sua madre, fa amicizia con Violette e finisce per rivelare un curioso mistero riguardante un avvocato sepolto lì, leggiamo insieme a Violette il diario segreto della madre del detective, un viaggio nel viaggio. Tutti i personaggi che appaiono sembrano principalmente solo figure superficiali, quando invece, pin piano, si scopre molti di più su di loro, perché sono proprio i sentimenti, sotto qualsiasi forma, a fare da cardine al racconto.

Cambiare l’acqua ai fiori potrebbe essere descritto come un libro “leggero” e invece tocca gli aspetti più profondi della vita umana, è terribilmente doloroso, a tratti straziante, ma anche pieno di gioia, con una sottotrama in cui la Perrin mostra grande abilità come scrittrice dell’anima e della suspense. Mantiene il lettore in perfetto equilibrio mentre intreccia i fili di diverse storie, apparentemente scollegate, in un insieme che coinvolge tutte le vite. È un romanzo avvincente che, attraverso la trama, affronta le questioni più profonde sia dell’amore sia dei matrimoni, che naturalmente non viaggiano sempre insieme. Si tratta di vite personali, spesso viste in modo diverso attraverso gli occhi di un altro.

Questo romanzo, ambientato per lo più in un cimitero, è in realtà interamente incentrato sulla vita. Sì, c’è la perdita, ma c’è anche amore e desiderio, passione e dolore, strazio e guarigione. Cambiare l’acqua ai fiori è un’esperienza di lettura completamente coinvolgente, non solo letteralmente di altissimo livello, ma ci si trova talmente tanto dentro il racconto che si ha quasi la percezione di aver passato gli ultimi 30 anni nella Francia meridionale e di conoscere davvero i personaggi, così veri e vividi. Questo dettagli permette di entrare in empatia con le storie narrate, la disattenzione verso gli altri può portare un profondo dolore, al contempo, azioni apparentemente semplici possono rivelarsi di grande valore, così l’esplorazione di questi sentimenti rende il libro (e il lettore) compassionevoli anche quando non lo si sarebbe mai pensato, Valérie Perrin è comprensiva con tutti i personaggi riconoscendone le debolezze umane. Un libro da leggere assolutamente per apprezzare tutti gli aspetti che la vita ci propone.

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