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Chiara Gamberale e Feltrinelli indagano la lingua dell’amore secondo Camihawke

Come parliamo quando parliamo d’amore? Con questa domanda si è aperto il secondo incontro con uno degli autori di “Lezioni d’Autore”, iniziativa culturale promossa da Feltrinelli. A porsi la l’interrogativo è Chiara Gamberale, scrittrice e conduttrice radiofonica, che ci ha portato un assaggio del suo corso di letteratura, già disponibile online on-demand. Nel farlo ha coinvolto Camilla Boniardi, meglio conosciuta come Camihawke, la tanto amata influencer ancora inebriata del successo del suo primo romanzo, “Per tutto il resto dei miei sbagli”, di cui vi abbiamo parlato nella recensione che trovate qui.

L’incontro, svoltosi online in diretta sui canali Feltrinelli, ha rappresentato un confronto tra due generazioni, una discussione su come la percezione dell’innamoramento, in tutte le sue espressioni, sia cambiata nel tempo.
Il tema portante delle lezioni dell’autrice è infatti l’amore, il sentimento più profondo dell’animo, decantato da sempre da poeti, scrittori e cantanti. Sono tanti i modi per vivere l’amore e soprattutto parlarne e la scrittrice nel suo corso li studia, li analizza, ne segue l’evoluzione nelle diverse epoche storiche, ripercorrendo le gioie e i dolori degli amori più belli del passato, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Dalle riflessioni sui tanti modi di esprimere l’amore ha preso vita il botta e risposta tra le due donne, che hanno indagato i tanti perché e come di questo sentimento.

Quando si ama e si è corrisposti, sostengono entrambe, significa che si sta parlando una lingua comune che permette di condividere la felicità con l’altro. Le lingue dell’amore sono tante, ma nessuna è più giusta dell’altra: l’importante è trovare una persona che capisca le nostre parole, le faccia sue e sia in grado di rispondere in un modo che riusciamo a comprendere.

E, amare davvero, proseguono, significa tornare bambini insieme e cercare, in tutti i modi, di far felice l’altro. Camihawke è convinta che le persone infelici non riescano a fare questo sforzo, perché, dice, “le persone infelici difficilmente attirano persone felici, come diceva mia mamma”. Una frase che appare anche nel suo romanzo, ulteriore prova che di Marta, la protagonista della storia, Camilla ha davvero tanto in sé (e viceversa).
La riflessione di Camihawke rispecchia i pensieri della ragazza fittizia così tanto simile a lei, sia per il percorso di vita, che per le sue convinzioni. Come Marta, anche Camilla ritiene che tendiamo ad avvicinarci a chi sembra trasmettere più felicità, perché non ci si vuole sobbarcare dei problemi altrui. Ma, al contempo, prima di parlare d’amore bisogna lavorare sulla propria serenità.

L’autrice di “Per dieci minuti” e “Avrò cura di te”, si interroga poi sugli amori insani, chiedendo alla sua interlocutrice come, secondo lei, si può riconoscere un sentimento sano da uno malato. Per Camihawke la verità si svela nel momento in cui, la sera, si chiudono gli occhi e si va a dormire: se ci si sente inquieti e pesanti, probabilmente c’è qualcosa di sbagliato nella relazione che si sta vivendo. Di certo è in quel frangente che ognuno di noi tira le somme sulla giornata, o anche sulla vita, l’unico attimo per tirare un sospiro e riflettere.

Cosa succede, però, quando siamo noi stessi a iniettare il veleno del dubbio nei nostri sentimenti? Cosa succede quando vediamo la serenità che abbiamo ottenuto come finta e immeritata? Ci può essere amore senza sofferenza?

Camilla è convinta che sì, può esistere amore senza sofferenza e che si possa apprezzare la felicità di un sentimento forte anche se prima non ci sono state delusioni. Pur riconoscendo che i grandi romanzi d’amore raccontano per lo più di drammi e non di storie felici, e che la tristezza ci fornisce gli strumenti per riconoscere la gioia, Camihawke ritiene che il dolore non sia necessario per imparare. Forse non sarà indispensabile, ma è pur vero che se si soffre e si riesce a far tesoro delle lezioni che impartisce il dolore, le cose appaiono più vivide e colorate come non si sono mai viste prima.

Nonostante le delusioni e i turbamenti, per Camilla non può esistere una vita senza amore, a sostegno di questa tesi spiega come nelle storie si tenda a ricordare solo le cose belle e non i problemi e, alla fine di una storia, esca quel lato romantico di cui non ne avevamo percezione mentre ne eravamo dentro.

Ma non è forse vero che quando siamo innamorati diventiamo ciechi e non vediamo alcuni segnali d’allarme, le red flags, che diventano poi evidenti solo quando la storia finisce? È vero che un amore finito, col tempo, può lasciare quel retrogusto dolce e nostalgico che ha il passato, ma succede altrettanto spesso che ripensare a una storia finita alimenti solo fastidio. Si sorride solo quando non si hanno ferite da mostrare, solo quando i ricordi non hanno gli artigli.

A fine incontro, inevitabilmente, si finisce a parlare dell’amore ai tempi dei social. La domanda posta ai giovani d’oggi è: sono ancora in grado di innamorarsi come si faceva una volta? Senza chiarire però i reali contorni del paragone. La domanda rimane un po’ sospesa nel vuoto: che cosa significa “come si faceva una volta”? Cosa vuol dire sapersi innamorare? Che cosa si dà per scontato con questa riflessione?

L’intento delle due donne non è di condannare la nuova generazione, questo lo chiariscono subito, eppure non riescono a dare una risposta a questa domanda. Camilla si dice estranea alle nuove dinamiche d’amore e si riconosce più nella “vecchia leva”, cresciuta senza social e mezzi digitali. Il quesito, quindi, rimane insoluto, così come il dubbio di Chiara Gamberale se i social rischino o meno di alterare le emozioni.
Ma se fosse il punto di vista a essere sbagliato? In fondo non esiste alcun manuale delle emozioni e, come le due hanno sottolineato, non esiste nemmeno una lingua giusta e unica per amarsi. E allora, non è che l’amore si sta solo evolvendo, come ha sempre fatto, e noi potremmo semplicemente accettarlo senza cercare di spiegarlo ad ogni costo?

Ai posteri l’ardua sentenza!

L’iniziativa “Lezioni d’autore”, promossa e gestita da Feltrinelli, si svolge attraverso lezioni online e on-demand, affrontando temi come arte, scienza, storia e letteratura. Tra i nomi degli autori dei corsi spiccano Alessandro Baricco, Gad Lerner ed Eva Cantarella. Ogni ciclo prevede tre videolezioni acquistabili sul sito di Feltrinelli Education.

Prossimi incontri in diretta streaming sugli account di Feltrinelli Education:
20 maggio ore 18.00 – Chiara Valerio con Massimo Polidoro – La matematica che ha fatto la storia

25 maggio ore 18.30 – Giacomo Papi con Giulio Armeni e Andrea Sesta – Leggere e scrivere la satira: una guida

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