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Greenlights, il memoir di Matthew McConaughey è una curiosa metafora sulla vita

Il libro memoir di Matthew McConaughey, “Greenlights. L’arte di correre in discesa”, è una curiosa metafora di come, nella vita, un semaforo rosso sia necessario per arrivare al verde, trovando nel mezzo un sacco di interessanti sfaccettature.

Guardando la filmografia McConaughey è impossibile non notare come si sia fatto strada nel mondo del cinema partendo da ruoli che, nonostante sembrassero perfetti per lui, si sono poi rivelati solo un piccolo punto di partenza verso la scoperta di qualcosa di più grande. Ha iniziato con camei e film indiani a basso costo negli anni ’90, in seguito ha recitato nelle commedie romantiche, poi è passato ai film da Oscar, raggiungendo infine la vetta del successo con un Academy Award come miglior attore per “Dallas Buyers Club” nel 2014. Ma se pensate che questo libro sia l’ennesima biografia motivazionale di uno famoso che ce l’ha fatta, allora siete fuori strada. Greenlights è più, “un album, una registrazione, la storia della mia vita finora, una lettera d’amore. Alla vita” come dice lui stesso. A volte vi sembrerà di essere su una giostra, un su e giù senza tregua in cui vorrete fermarvi, a quel punto sarete completamente entrati nel vortice McConaughey.

Non si tratta di una semplice storia di duro lavoro e costante progresso, infatti, secondo McConaughey, la sua fama non è dipesa tanto dalla smaniosa ambizione, quanto dall’essere straordinariamente centrato nell’universo in ogni passo del suo cammino. Come per esempio, prendersi una pausa da tutto andando in un monastero o in camper per tre anni? Perfetto, perché no.
Prendersi una pausa dal prendersi una pausa con una lunga sbronza allo Chateau Marmont? Anche questo è perfetto.
Idem quando si è trattato di incassare un po’ di soldi per fare un film mediocre come “The Wedding Planner” (Prima o poi mi sposo)? Va tutto bene, “Mi è piaciuto poter regalare alle persone una fuga romantica dallo stress delle loro vite, della durata di novanta minuti”. Per poi cambiare rotta, prendersi del tempo, non accettare quello che non gli piaceva, aspettare ruoli più importanti e dare vita alla parola McConaissance, che adesso è sinonimo di rinascita artistica.

Insomma in Greenlights, edito da Baldini + Castoldi, non si impara come stare al mondo, ma di come ha fatto Matthew McConaughey a stare al mondo. Potrebbe essere di ispirazione per qualcuno? Magari sì, magari no. Senza dubbio è un punto di vista estremamente interessante per fare delle valutazioni su come si può scegliere di affrontare la vita. È difficile accostarsi a un personaggio come quello di McConaughey perché è evidentemente eccentrico, ma si può navigare a vista insieme a lui per trovare un po’ di se stessi nelle sue parole (tranne nelle metafore).

Il concetto di Greenlights, che si traduce semplicemente in “semaforo”, è proprio che i semafori verdi ci dicono di continuare sulla nostra strada, sia nel traffico che nella vita. È tutto molto lineare, infatti ci piace trovare il verde, ne riconosciamo una certa dose di serenità e di fortuna. Sembra quasi perfetto il verde. Ma è proprio qui che McConaughey racconta di come, a volte, sia necessario e di aiuto imbattersi anche nelle luci rosse o gialle. Imparare a non abbattersi per quegli stop, perché in realtà sono solo dei lassi di tempo necessari per tornare alle luci verdi. Può essere una questione di tempo, forse avevamo bisogno di fermarci a osservare qualcosa con più attenzione prima di procedere, o forse dovevamo fare una piccola deviazione. Il concetto è di provare a cambiare il modo in cui guardiamo alle sfide che ci si presentano nella vita, ma soprattutto a come decidiamo di affrontarle.

Usando questo pensiero, Matthew McConaughey guarda indietro ai suoi 50 anni e racconta come alcune delle sue luci rosse sono diventate verdi, ma soprattutto di come ha sempre tenuto gli occhi aperti in vista della prossima opportunità. Nel libro, ricco di storie coinvolgenti, si possono leggere stralci del suo diario, poesie e slogan motivazionali perfetti se volete stamparvi degli adesivi, “Sono bravo in quello che amo, non amo tutto quello in cui sono bravo”.

Un percorso dagli inizi, da quando viveva con i genitori che hanno divorziato due volte e si sono sposati tre volte, all’incontro casuale in un bar che lo ha portato al suo primo ruolo in Dazed and confused (La vita è un sogno). Da quell’esperienza il desiderio di tentare l’avventura a Hollywood con un sacco di bassi e qualche alto, l’arrivo del successo dopo l’uscita di A Time To Kill, il periodo delle commedie romantiche in cui è di nuovo caduto, fino alla rinascita con progetti come True Detective e Dallas Buyers Club. In mezzo a tutti questi percorsi ad ostacoli scopriamo cos’altro stava accadendo nella sua vita e nella sua mente, come ha affrontato, e a volte anche orchestrato, i momenti belli e quelli brutti. Non mancano racconti della sua vita privata, come il famigerato arresto ad Austin, Texas, mentre suonava nudo un bongo, i racconti delle molestie subite a diciott’anni da un uomo nel retro di un furgone dopo aver perso conoscenza, per poi cambiare totalmente registro, raccontando l’incontro con sua moglie e la nascita di ognuno dei loro figli.

Leggendo Greenlights si ha la sensazione che McConaughey si sia veramente aperto senza remore, mettendo a disposizione del lettore tutto quello che ha imparato vivendo su questo pianeta.

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