“La distanza tra le stelle” è il primo romanzo di Lily Brooks-Dalton, edito da Nord, è la storia di Augustine e Sully, rispettivamente un ex ricercatore di fama e un’astronauta ambiziosa, alle prese con ambienti difficili e immensi, in fuga dal passato ma alla ricerca di se stessi e di un proprio posto. È un romanzo di fantascienza, capace però di proiettare la riflessione verso contenuti esistenziali profondi. Un romanzo che fa immaginare gli ambienti puri e selvaggi del Polo Nord e gli spazi infiniti dell’Universo. Pagine in grado, anche, di giungere al cuore di due intere vite, di scendere tra le pieghe di azioni passate, non fatte, di parole evitate e di conoscenze mancate. Un libro che può dire tanto ad ognuno.
Nel 2020 su Netflix è uscito “The Midnight Sky”, film diretto e interpretato da George Clooney, tratto proprio da questo romanzo.
“La distanza tra le stelle” è un libro capace di condurre il lettore di fronte a scenari inediti, quasi apocalittici, lungo la tundra artica e a spasso per lo spazio incontaminato. È una distanza lunghissima che congiunge il cielo infinito e la terra sola, fredda, l’apice del globo e il vuoto spaziale. Augustine (o Augie) e Sully abitano questi ambienti, ognuno con ruoli e prospettive diverse. Augie è un uomo giunto alla soglia della propria vita, solitario, disincantato, assiste ai cambiamenti e ai passaggi naturali dell’ambiente in cui ha deciso di rifugiarsi, l’Artico. Sully invece, è un’astronauta in viaggio verso la Terra, dopo aver compiuto con la sua squadra un’esplorazione spaziale alla volta di Giove. Entrambi sembrano alla ricerca di qualcosa, riflettono sul passato cercando di trovare un motivo per il presente, circondati da contesti e da luoghi fuori dal comune. Augie intende terminare i suoi ultimi giorni di vita lontano da tutto e da tutti, in compagnia dei suoi ricordi e di una natura straordinaria, incontaminata. Sully invece, sta tornando. Con i suoi compagni si trova a dover gestire una situazione difficile e inaspettata: dalla Terra non arrivano più comunicazioni, qualche grave evento deve aver provocato l’interruzione e la vita stessa sul pianeta. Da tali presupposti si può immaginare la prospettiva irreale e quasi fantastica che la vicenda intraprende ma, al di là di questo aspetto, emergono dei temi esistenziali non scontati e molto reali. I due protagonisti hanno vissuto determinate esperienze che li hanno portati a intraprendere quella precisa strada: lo spazio per Sully, la zona aspra e ghiacciata nel caso di Augie. Ci sono antecedenti che scandiscono i passi dei due, eventi e persone che pur facendo parte del passato riemergono nel loro presente influendo sul loro vissuto e sul loro modo di interpretare certe situazioni. Anelano la solitudine del successo personale, si spingono ai confini del mondo e oltre, ma ciò che alla fine emerge è il loro profondo desiderio di umanità, di vicinanza, di contatto con l’altro.
Entrambi ripensano alle loro famiglie, a coloro che hanno lasciato, alle scelte mancate, al fatto di essere genitori ma senza più figli e al fatto di essere, a loro volta, figli senza più genitori. Su questa particolare circolarità si sviluppano alcuni punti nodali del testo. Ad un certo punto Sully riesce a sentire il tanto sperato segnale terrestre: è Augie che dal lago di Hazen risponde e rimanda il contatto. Inizia tra i due una breve comunicazione che riaccende la speranza e quell’istinto primario di umanità. Il bisogno di sapere che dall’altra parte c’è qualcuno che attende, risponde, è portatore della stessa vitale necessità. Il finale resta aperto e lascia vari punti di domanda al lettore.
Non è semplicemente una storia di fantascienza, ma è il richiamo a quell’ulteriorità che certe dimensioni della vita portano in sé: la perdita, l’abbandono, la fuga verso terre straniere, l’ambizione, la solitudine sono sperimentate da ogni personaggio. In ognuna di esse si cala quella distanza che è fisica, ma soprattutto esistenziale, emotiva, personale. La distanza tra le stelle, tra le persone, tra la vita attuale e quella passata, tra la memoria e la voglia di fare ritorno.
Lily Brooks-Dalton ha saputo creare una vicenda, con bellissime descrizioni, densa di significati e di rimandi profondi, di contrasti tra quella che è la realtà, derivata da scelte precise passate e il desiderio di avere qualcuno accanto, di sentire conforto, presenza e condivisione. Non a caso il titolo originale dell’opera è “Good Morning, Midnight” (“Buongiorno, Mezzanotte”), un contrasto forte, netto. Cosa c’è di più lontano se non la notte e il giorno…ossimoro della distanza stessa.
Probabilmente gli spunti riflessivi possono essere ulteriormente approfonditi e indagati, Sully e Augie rappresentano, non solo il grande scienziato e l’astronauta di successo, ma anche due persone comuni, con un vissuto difficile, disillusi e soli, alla ricerca di se stessi e di qualcosa che va ben oltre Giove e le stelle da un osservatorio.
L’autrice, con “La distanza tra le stelle”, regala un romanzo utopico ma con grandi contenuti umani, attraverso cui leggere e ripensare l’esperienza personale. Perché, nonostante gli anni luce che possono allontanare, ciò che si cerca fino in fondo inizia e termina sempre con un contatto, quello umano, vero, autentico.
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