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Nanni Moretti al cinema con Tre Piani tratto dal romanzo di Eskhol Nevo

Come anticipato dal regista Nanni Moretti con un post su Instagram, uscirà il film Tre Piani un libero adattamento dell’omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, si tratta del primo film del regista a non essere un soggetto originale. A poche ore dall’uscita della notizia dell’attesissimo film abbiamo anche la data esatta, Tre Piani arriverà nei cinema italiani il 23 settembre 2021 e sarà distribuito da 01 Distribution.

Quello che sappiamo del cast è che nel film vedremo, oltre allo stesso Moretti, anche Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Denise Tantucci, Alessandro Sperduti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Tommaso Ragno, Stefano Dionisi e Francesco Brandi. Per chi ha letto il libro Tre Piani edito da Neri Pozza questa novità è stata accolta con grandissimo entusiasmo, il libro racconta tre storie di tre famiglie che abitano nello stesso condominio e le cui vite finiranno con l’intrecciarsi e collidere in maniera inaspettata.

Ecco di cosa parla il libro Tre Piani di Eskhol Nevo: un padre sospetta che la sua bambina di 8 anni sia stata molestata dall’anziano vicino a cui a volte fa da babysitter. Cerca di scoprire la verità solo per ritrovarsi attratto sessualmente dalla nipote adolescente del vicino. Questa storia ipnotica e a tratti sconvolgente è raccontata dal padre stesso, la prima delle tre novelle del romanzo.
Le confessioni sono ingannevoli. Il narratore promette di dirci “tutto”. Ma cos’è esattamente “tutto”? È tutto quello che è successo? O ciò che raccontiamo a noi stessi per giustificare ciò che è successo?

Le due novelle seguenti sono ambientate nei due piani successivi dello stesso edificio. Hani è una donna svuotata dalla maternità, i suoi figli sono il centro della sua vita ma anche la sua linfa vitale. Il cognato irrompe in questo deserto domestico cercando un rifugio dai creditori, su questo secondo piano, come su tutti i piani del romanzo, si supera una linea che non dovrebbe mai essere superata. La tensione sessuale tra Hani e il suo ospite farà venire i brividi, ma la vera tensione la troviamo tra la giovane madre e gli ideali oppressivi della “maternità”. La paternità è un valore sacro in Israele, dove i trattamenti di fertilità sono interamente coperti dallo stato. Ancora oggi, si suppone che i bisogni di una donna israeliana vengano messi da parte rispetto al suo impegno verso i figli. Nevo rompe questo tabù, e quando un tabù viene rotto, si risveglia il senso di colpa. Cercando di sfuggire proprio al senso di colpa, i suoi personaggi falsificano la verità: quella che all’inizio sembra una confessione onesta si rivela un brillante atto di autoinganno. I protagonisti ci raccontano i loro segreti, ma scelgono di rimanere ciechi davanti al vero segreto: che non è quello che hanno fatto, ma perché lo hanno fatto.

L’attrazione di Hani per Eviatar, il cognato, può essere vista come un tradimento verso il marito, ma è anche un abbandono del sacro dovere della maternità. Potrebbe essere che il padre sospettoso della violenza sessuale contro sua figlia stia in realtà proiettando la propria violenta libido nascosta. Leggendo il libro si percepisce molto conflitto interiore.

Dopo aver incontrato l’Es al primo piano e l’Io al secondo, affrontiamo il Super-Io al terzo, un giudice in pensione lascia messaggi vocali sulla segreteria telefonica del marito morto, confessando di essersi rimessa in contatto con il figlio che si è allontanato. Mentre si ascolta questa donna, ci si comincia a chiedere se il criminale sia davvero il figlio, che ha causato un incidente mortale, o la madre, incapace di amare il figlio quando non è all’altezza dei suoi standard.

Sebbene sia abbastanza radicale nella sua esplorazione della genitorialità, Nevo è piuttosto conservatore su quale personaggio meriti la punizione e quale raggiunga l’espiazione. Questo libro e i suoi inquilini, pieni di conflitti interiori, aprono molte domande introspettive, è un libro che può essere letto con leggerezza, assaporandone solo la storia, oppure può trovare diverse chiavi di lettura attraverso l’esplorazione dell’essere umano.

“Non si può mai sapere cosa succede alle persone dietro le loro porte blindate”, dice Arnon, il padre del primo piano. Freud sostiene che non si può nemmeno dire cosa succede dietro la propria porta chiusa, o dentro la propria testa. Il nome di Freud viene pronunciato solo in una sporadica battuta esplicativa, mentre per la maggior parte del tempo la storia parla da sola. I personaggi ci sussurrano confessioni; noi decidiamo se giudicare o perdonare i loro peccati – che sono, ovviamente, sfumature dei nostri.

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