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Love and Monsters, la fine del mondo può anche essere divertente

La nuova commedia di Netflix Love and Monsters, ambientata in una “mostropocalisse”, ci svela come una Terra infestata da mostri giganteschi può essere anche un luogo ricco di affascinanti avventure e molte risate. Un film godibilissimo che, senza grandi aspettative, vi intratterrà per 1h 49m distogliendovi dalla crudeltà del nostro mondo.
Per Joel (Dylan O’Brien), il protagonista del film, la fine del mondo è dettata dalla presenza di giganteschi rettili mutanti, insetti e anfibi che ora vagano sulla superficie della terra, in tutto questo lui ha vissuto in un bunker sotterraneo per sette anni per sfuggire ai terribili nuovi mostri, nonostante la situazione si sente sorprendentemente bene, certo forse un po’ solo.

Love and Monsters, il film d’avventura di Michael Matthews, si sbarazza rapidamente di qualsiasi attualità minacciata dalla sua premessa, non vuole mettere in relazione l’attacco della cometa affrontato dall’umanità all’inizio del film con il nostro attuale disastro globale decisamente molto meno cool e poco cinematografico, per fortuna aggiungerei.
In questo modo è possibile lasciare che “Love and Monsters” sia libero di mostrarci le sue creatura splatter, enormi e affamate di esseri umani, ben visibili, ben differenti da quello che ci tormenta oggi, che invece è una minaccia terribilmente minuscola. In questo modo possiamo goderci in libertà il viaggio avventuroso, pericolosissimo, ma soprattutto senza una valida ragione, che affronta il nostro eroe. Evviva le avventure pericolosissime fatte solo per il gusto di farle, infatti il motivo per cui Joel mette a repentaglio la propria vita è l’amore adolescenziale. (Che bella vita).

La forza del film sta nella scelta del regista di offrirci un ritorno al mondo degli action-adventure adolescenziali degli anni ’80 e ’90, a quel tempo era più o meno la routine evocare incredibili apocalissi solo per dare la possibilità a qualche goffo ragazzo bianco americano di vivere la sua avventura, con ostacoli che fossero anche insegnamenti di vita. Così, quando Joel dice trionfante, “sono come Tom Cruise!” dopo aver lanciato una granata nelle fauci di un insetto enorme, capiamo che in “Love and Monsters” l’amore è buono, i mostri sono cattivi e sentirsi come Tom Cruise è “super figo”.

Joel è anche la voce fuori campo che, con autoironia, ci mette al corrente dei fatti, per farlo si avvale di alcune animazioni disegnate a matita (ha più talento con la matita che con la balestra). La storia in sé è semplice: c’era una cometa che puntava dritta la Terra, il rischio era la distruzione totale del nostro pianeta, così gli stati usarono missili nucleari per distruggerla, funzionarono bene all’inizio ma non tennero conto dei frammenti radioattivi che poi caddero sulla terra mutarono istantaneamente tutte le creature a sangue freddo come scarafaggi, vermi, granchi e così via… in enormi mostri affamati di esseri umani. L’allora diciassettenne Joel era fuori a spassarsela con la sua ragazza Aimee (Jessica Henwick) mentre succedeva l’irreparabile, questo li ha costretti a separarsi oltre a un susseguirsi di traumi decisamente sgradevoli affrontati dal giovane, tipo la morte dei suoi genitori sotto i suoi occhi.

Da allora vive sottoterra come unico single in una colonia di coppie innamorate (esclusivamente eterosessuali). A causa della sua tendenza a bloccarsi di fronte al pericolo Joel è stato incaricato di mungere la mucca, aggiustare la radio e cucinare il minestrone, mentre gli altri membri della colonia vanno a fare pericolose incursioni in superficie per cercare cibo e provviste. Si può supporre che questo ambiente eccessivamente protettivo abbia in qualche modo arrestato il suo sviluppo, infatti la cosa più strana di “Love and Monsters” è proprio che Joel, nonostante i suoi 24 anni, venga trattato come un piccolo, tenero poppante.

Grazie alla sua mansione di riparatore radio Joel riesce localizzare la colonia di Aimee, l’amore adolescenziale della vita, (come e quando non ci è dato sapersi ma pazienza), così un giorno decide di andare da lei percorrendo ben 100 chilometri in superficie. Non servono a nulla le suppliche della sua nuova “famiglia” colonia nel dissuaderlo a imbarcarsi in questo viaggio kamikaze. In brevissimo tempo trova un alleato fidatissimo, un valoroso cane di nome Boy, subito dopo incontra il vecchio e burbero Clyde (Michael Rooker) e la sua giovane spalla di 8 anni Minnow (una deliziosa Ariana Greenblatt), questi due scaltri del mondo in superficie gli insegnano i rudimenti per sopravvivere. Nel suo viaggio Joel viene assalito da una rana delle dimensioni di un’auto, fa conoscenza di una lumaca gentile e si trova faccia a faccia con un crostaceo mutante dalle dimensioni spaventose, oltre ad altri interessanti orribili bacarozzi mutanti.

La sceneggiatura di Brian Duffield e Matthew Robinson è stata apparentemente scritta per questo film, ma è impossibile non notare che ci siano dei richiami familiari che vanno a ripescare dalla filmografia del genere amarcord e apocalittico. Joel e Boy ricordano inequivocabilmente il duo iconico di “Io sono leggenda“, persino il nome del cane sembra un ammiccante riferimento a “Un ragazzo, un cane, due inseparabili amici” del 1975, una storia molto più tetra che segue una coppia uomo-cane che attraversa una terra desolata infestata da mutanti, invece quando Joel fa squadra con Clyde e Minnow, il film diventa per un attimo “Zombieland“, i mostri sotterranei ricordano inevitabilmente “Tremors” e quando Joel incontra una MAV1S funzionante, un robot assistente, lei suona “Stand by Me” di Ben E. King e solo poche scene dopo, riecheggiando l’omonimo film di Rob Reiner, Joel esce da un fiume coperto di sanguisughe, anche se queste sono del tipo psichedelico velenoso grandi come un pugno, sarà un caso? Io non credo.
Tutto questo non vuole assolutamente essere una critica, anzi, aver inserito dei riferimenti quasi espliciti in maniera estremamente delicata è sicuramente una delle parti più piacevoli del film, tornando con la mente a quei tempi lontani, di un mondo che, come nel film, non esiste più.

Il team che ha progettato le creature di Love and Monster sicuramente si è divertito, è piacevole incontrare mostri così vari e colorati in un’epoca in cui tutto il resto è devastato e per quanto viscide, dai denti aguzzi e disgustose possano essere, come spesso accade alle creature post-apocalittiche, la vivace fotografia di Lachlan Milne e la colonna sonora rigorosamente grezza di Marco Beltrami e Marcus Trumpp del tipo, “Andiamo all’avventura!”, non le trasforma mai in creature horror, anzi c’è molto da dire a da imparare da queste creature.

Nel complesso non si può dire che sia un film da Oscar, ma in questi temi di magra, dove ci esaltiamo per Godzilla vs. Kong, questi prodotti assolutamente piacevoli e dal retrogusto Anni “80 ci lasciano quasi speranzosi del fatto che potrebbe arrivare un sequel, la trama è disseminata di ganci pronti per essere raccolti per un Love and Monster 2.

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