Melissa McCarthy e Octavia Spencer sono le protagoniste della nuova commedia Netflix Thunder Force, un insieme di banalità e battute nemmeno troppo divertenti per un prodotto davvero mediocre, peccato perché il cast è davvero da urlo. La storia, in breve, racconta di queste due amiche d’infanzia l’una l’opposto dell’altra, proprio per le loro diversità si trovano a un punto di rottura, per poi incontrarsi nuovamente da adulte e trasformati in un duo che combatte il crimine. Potrebbe sembrare decisamente minimalista come sinossi del film, ma in realtà potrebbe bastare per questa pellicola scritta (male) e diretta (peggio) proprio dal marito della McCarthy, Ben Falcone, che vediamo anche nel film fare un piccolo cammeo nel ruolo di uno scagnozzo sfortunato di nome Kenny, il suo ruolo sembra voler “omaggiare” il famoso personaggio di South Park, ma non è riuscito tanto ben nemmeno in quello, se era l’intento.
La trama, come dicevo, è molto semplice, siamo in un universo alternativo in cui gli Stati Uniti sono minacciati da supercriminali chiamati Miscredenti, dei veri sociopatici che terrorizzano i cittadini. In questo mondo troviamo Lydia (McCarthy) una ragazza di Chicago dal cuore grande, al liceo protegge dai bulli una ragazza super intelligente chiamata Emily, una giovane studiosa desiderosa di diventare una mente brillante per poter vendicare i suoi genitori uccisi proprio dai Miscredenti. Questo essere due poli opposti le rende inseparabili per tutta la loro crescita fino all’inizio dell’età adulta quando, per un bisticcio, si perdono di vista. Lydia cresce e diventa un’operaia solitaria e alcolizzata, ma Emily, ora interpretata da Octavia Spencer, diventa una multimilionaria tecnologica che sviluppa trattamenti genetici per trasformare la gente comune in supereroi. Quando Lydia entra ubriaca nel laboratorio di Emily, insistendo per portarla a una riunione di classe, innesca accidentalmente la strumentazione e si inietta la prima dose di superforza. Il processo a quel punto è in corso e non si può più tornare indietro, Lydia deve proseguire tutto il trattamento per avere il suo nuovissimo superpotere. Emily, nonostante sia nuovamente esasperata dalla goffaggine e disattenzione dell’amica, decide che potrebbero anche formare una squadra: Lydia la super forte e Emily la donna invisibile, è così che nascono le Thunder Force, decise a combattere e annientare la più cattiva tra i Miscredenti, Laser (Pom Klementieff, che poi è anche Mantis, dal Marvel Cinematic Universe), la quale lavora per un uomo di potere che si fa chiamare The King (Bobby Cannavale) che ha come socio è braccio destro un altro Miscredente, Crab (Granchio), chiamato così proprio perché ha delle chele al posto delle braccia, interpretato da Jason Bateman che dimostra ancora una volta come un basti un copione comico (o che lo vuole essere) per rendere un film divertente, lui è l’unico personaggio credibile di tutto il film, proprio perché la sua interpretazione ha una sua dignità, tra battute poco divertenti e gag imbarazzanti.
Per il resto la comicità è soprattutto nella premessa, ovvero nelle aspettative che avevamo all’idea di avere due supereroine fuori taglia, due attrici dai corpi non ordinari e molto lontani dalle classiche forme fisiche impeccabili dei supereroi, così da abbattere gli stereotipi della perfezione, la normalità che diventa rivincita, insomma, tutta la parte iniziale sembra funzionare per poi andare in mille frantumi quasi subito. Si inizia a storcere il naso quando si capisce che la trama non regge, le gag vengono piazzate quasi in modo casuale in mezzo al racconto come a voler tenere il pubblico interessato, creando un drammatico effetto contrario, perché quelle scene messe così non hanno proprio senso e vanno solo a interrompere il flusso del racconto, portando lo spettatore, in può occasioni, a distrarsi con il cellulare.
Si va a distruggere anche tutta la parte di emancipazione femminile che sembrava voler far capolino fin dall’inizio, le due donne sono, ognuna a suo modo inadeguate, caricature di loro stesse e un continuo stereotipo, addirittura la figlia di Emily sembra un personaggio con un disperato bisogno di dover dimostrare qualcosa come donna, mandano in pezzi l’idea di voler rappresentare diversamente le donne. Il culmine della rottura si raggiunge quando Octavia Spencer, a tutti gli effetti la co-protagonista, viene marginalizzata, dovevano essere un duo di super eroine ma il suo personaggio diventa ben presto inutile ai fini della trama, esaurendosi nella parte iniziale anche se continuiamo a vederla (e non vederla) per tutto il resto del tempo. È davvero la donna invisibile, in tutti i sensi, un vero spreco considerando le potenzialità della Spencer.
In conclusione questo film è davvero un’enorme strizzata d’occhio al mondo dei supereroi, che va molto di moda in questo momento, ma senza la voglia di tirarne fuori un prodotto di qualità, messo alla mercé del pubblico come specchietto per le allodole e proprio questo fa, rendendosi ingannevole sia nell’intento che nella resa.
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