Stiamo abbastanza bene di Francesco Spiedo è lo specchio di una generazione
Stiamo abbastanza bene di Francesco Spiedo, edito da Fandango, è la fotografia di una generazione, quella dei giovani tra i 25 e i 30. Si sa che rientrare in questa casella, in questo periodo storico, non è semplice e non lo era già da qualche anno, il 2016 per esempio, l’anno in cui si ambienta la storia di Andrea Lanzetta.
Andrea Lanzetta è napoletano e come novello Gaetano di Ricomincio da tre (Andrea/Francesco si dichiara fin da subito devoto a Troisi e alla sua filosofia e non è un segreto che il film sia stato un punto di riferimento per l’autore) si trasferisce al nord, precisamente a Milano nell’autunno del 2016 fra le perplessità dei genitori e dell’amico di sempre, Enrico, che sono dubbiosi circa questa migrazione. Il motore di tutto, come quasi sempre accade è una ragazza, l’amore mai dimenticato, Luisa con cui Andrea si è appena lasciato. Mettere l’intero stivale fra di loro gli sembra una buona idea per dimenticare un tradimento e Milano sembra promettere grandi cose, anche se il pensiero di lei è sempre sotto pelle e trovare un lavoro sfuggendo ai pericoli che si nascondono dietro un completo e un margarita non è semplice.
Eppure come molti ragazzi della sua età Andrea ha ogni possibilità davanti, è laureato in matematica e ricorda tutto. Gli piace contare, conta le lettere delle parole perché in questo modo gli sembra di tenere sotto controllo ciò che gli succede.
Il fantasma di Luisa (cinque lettere) è sempre con lui ma non gli impedisce di cercare disperatamente l’amore negli occhi di un’altra. Tra il lavoro in portineria per sostituire don Enzo, “terrone” come lui e quello di cameriere in un bar, Andrea avrà un paio di occasioni per sovrapporre un’altra faccia a quella di Luisa per dirla alla De Gregori.
Uno di questi volti è quello di Clara, adorabile e bella collega di lavoro con cui Andrea avrà una possibilità.
Tra i personaggi chiave di Stiamo abbastanza bene, oltre il fantasma di Luisa, la dolce Clara e il personaggio del portinaio Enzo che somiglia a Lello Arena c’è anche zio Toni, descritto come il protagonista de La Grande Bellezza di Sorrentino. Zio Toni è lo zio con i soldi e un indefinito numero di matrimoni alle spalle, una vita in giro per il mondo eppure sempre in cerca di qualcosa che lo stupisca ancora una volta. In un certo senso zio Toni è un’altra faccia della stessa Napoli che il protagonista e l’autore amano tanto e che è tanto presente nel romanzo. È vero, siamo a Milano ma in questa Milano c’è tanta Napoli e la cosa non stride per niente.
Infine a chiudere il sistema dei personaggi c’è il Sole, un losco personaggio che come in tutti i viaggi dell’eroe rappresenta il nemico, anche se sarebbe più corretto dire che Andrea è nemico di se stesso.
Prima di tutto è necessario dire che la lettura di questo romanzo è conciliante fin dal primo momento. Andrea si racconta in prima persona rivolgendosi direttamente a noi, come se stesse raccontando in confidenza a un amico la sua vita. Un ottimo espediente narrativo che ci prende per mano e ci accompagna nel mondo di Andrea. Mi piace molto la persona che si intravede tra le righe e credo che, in parte, l’autore abbia attinto molto da se stesso per dipingere la figura di Andrea.
Di Andrea ce ne sono diversi, a Napoli e non solo, e tutti hanno una Luisa. La splendida inarrivabile ragazza che hanno amato per la prima volta e a cui hanno detto certe cose.
Senza voler generalizzare vi sono molti ragazzi che hanno investito tanto nel primo amore, pensando di averlo sempre accanto e quando la storia finisce quell’unica ragazza diventa il motore di una storia che per esempio può essere quella che leggiamo nelle pagine di Stiamo abbastanza bene. Un fatto dunque, un’esperienza di vita che parte dalla pancia e che dà avvio a un prodotto letterario notevole e con una scrittura accessibile e colloquiale ma capace di sublimarsi in concetti poetici.
Quanto al personaggio di Clara che potremmo definire “la ragazza che viene dopo il grande amore”, anche di lei ce ne sono tante in giro e il suo intervento nella storia per quanto breve non è meno intenso poiché, sia pure per poco, ritrovandosi a maneggiare i pezzi di un cuore infranto e confuso, riporta alla vita il nostro eroe. Un eroe tutto umano che prende anche degli scivoloni clamorosi ma che dopo ogni caduta sa rialzarsi.
Verso la fine del romanzo ci si emoziona profondamente e ci si riconosce nel nonsense della vita di Andrea. Tutto gira come una trottola e mentre ogni cosa e persona sembra avere una direzione l’eroe è lì al centro che non sa da che parte andare.
In un certo senso il continuo struggersi di Andrea sulle questioni della vita ricorda il protagonista della Nausea di Jean Paul Sartre, un flaneur che non vede più alcuna ragione o essenza in ciò che fa.
Quella che racconta Spiedo e che ora più che mai viviamo e vediamo è una generazione che gira a vuoto ma che nonostante tutto, proprio come una trottola non cade.
Si percepisce nella lettura che il romanzo è stato scritto all’incirca nel 2016 o forse entro il 2019, di sicuro molto prima del Covid, che fa un po’ da spartiacque storico. Il romanzo fotografa l’inizio della decadenza di un’intera generazione; l’inizio di una fine partendo proprio dalla fine di una storia d’amore. Come vedrete nella lettura, fine e inizio coincidono spesso come i punti un cerchio che si chiude.
Alla fine la catarsi viene raggiunta e si prova un dolce senso di malinconia. Si lascia Andrea alla sua vita, non senza chiedersi cosa gli riserverà il futuro.
L’unica nota negativa, se proprio ne vogliamo evidenziare una è la risoluzione di ogni cosa che arriva come una sorta di Deus ex machina, forse troppo facilmente. E’ senz’altro vero che questo evento finale lascia tutti i dubbi del caso e il nostro personaggio resta problematico alla Woody Allen o alla Gaetano (per restare partenopei). Sarebbe interessante immaginare altri volumi di questa storia come ha fatto per esempio De Silva con l’avvocato Malinconico.
Stiamo abbastanza bene non è un romanzo ma uno stato d’animo, una risposta che diamo spesso quando ci fanno la fatidica domanda.
Di sicuro sugli scaffali delle librerie troveremo ancora le storie di Francesco Spiedo e personaggi tutti umani come Andrea Lanzetta.