Il 5 marzo 2021 è stato presentato online il terzo documentario di Lucio Fiorentino per il progetto Camere nascoste del Teatro Stabile di Torino. Il docufilm dal titolo Le Bestie questa volta racconta le prove e il lavoro, a porte chiuse, di Valerio Binasco su Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello.
La regia e l’adattamento del testo sono di Valerio Binasco e vedono in scena Giordana Faggiano – Agata Renni, Orietta Notari – La Signora Maddalena, sua Madre, Rosario Lisma – Il Marchese Fabio Colli, Lorenzo Frediani – Maurizio Setti, suo Cugino
Franco Ravera – Il Parroco.
Valerio Binasco affronta per la prima volta Luigi Pirandello proprio sulle tavole del palcoscenico del Teatro Carignano, dove Il piacere dell’onestà debuttò con successo il 27 novembre 1917 con la compagnia di Ruggero Ruggeri (prima rappresentazione assoluta).
Un testo spietato, che fin dal titolo pone l’accento sull’onestà, cardine di una presunta etica borghese e cuore pulsante del dramma. Il protagonista Angelo Baldovino, interpretato da Binasco è la prima figura di antieroe del drammaturgo siciliano, un perdente, un relitto, ma soprattutto un uomo solo, che ha fatto dell’isolamento la personale difesa da una società che lo ha spinto ai margini. Ed è proprio per questa sua condizione di emarginato che viene scelto, per restituire onestà ad una giovane donna: Baldovino sposa una nobile signorina che è stata resa madre da un uomo ammogliato, in cambio del ripianamento dei debiti di gioco e della promessa di chiudere un occhio sulla relazione tra la ragazza e il padre del bambino. Il protagonista accetta la parte, ma fin da subito diventa ingombrante: in lui resiste una morale capace di opporsi a un concetto di onestà solo di facciata. Baldovino è appunto la ragione introdotta in una borghesia preda del sentimento e del perbenismo: è l’intelligenza chiamata a riportare l’ordine nel caos.
Valerio Binasco destruttura il dramma pirandelliano concentrando l’attenzione sui personaggi e sulla loro vita interiore che si riflette in una partitura drammaturgica densa e a tratti ipnotica: in un ambiente spoglio, dove il freddo di un accordo matrimoniale nato dalla vergogna di entrambe le parti si scioglie in un sentimento di rispetto che fa deragliare i presupposti inziali, si affacciano gli echi della drammaturgia nordica cara alle sue regie.
Torniamo ancora una volta, grazie alla macchina da presa di Fiorentino, ad assaggiare un po’ di teatro, quel teatro da cui continuano a tenerci lontani come se il luogo sacro della rappresentazione e dell’incontro fra le persone fosse il male assoluto in un epoca in cui si impone la vita ritirata e individualista.
C’è tanta passione in questo documentario, passione nella sua composizione che ci riconduce (sia pure virtualmente a teatro) al processo creativo di una compagnia su un testo teatrale, passione nel testo stesso che parla di onestà (questa sconosciuta) nella borghesia di ieri (e di oggi) e di amore; passione nel lavoro del regista e degli attori laddove passione è anche dolore, sudore, lacrime e sangue nel rapporto con il testo e con l’autore.
Con questo terzo documentario si assaggia la vita e sembra di sentirla davvero la magia dello spettacolo perché le emozioni traboccano dallo schermo e ci fanno venire voglia di correre fuori a vedere lo spettacolo dal vivo, quando si potrà.
Quest’ultima è la frase più usata negli ultimi tempi e speriamo davvero che prima o poi tutto sarà di nuovo possibile.
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