Enola Holmes, interpretata dalla bravissima Millie Bobby Brown, è la sorella minore di Sherlock Holmes, una nuova eroina indipendente, arguta, forte, anticonformista perfetta per un pubblico young-adult ma anche del tutto adult.
Gli enigmi che si trova a risolvere non sono particolarmente difficili, ma lo sono abbastanza per mettere in difficoltà il grande Sherlock Holmes, che in questa serie originale Netflix viene interpretato da Henry Cavill. Per risolvere questo particolare mistero, che coinvolge la scomparsa della madre del detective, Eudoria, interpretata da Helena Bonham Carter, sarà necessario un intelletto ancora più acuto di quello di Sherlock, ed è proprio qui che entra in gioco la coraggiosa sorella minore, Enola, un indomito fiore selvatico di campagna che ha passato i suoi primi 16 anni di vita a prepararsi per un caso del genere, anche se sulle prime non se ne rende conto.
Enola può anche non essere gentile o dai modi garbati, come si concerne a una donzella di quel tempo, ma la sua mancanza di raffinatezza la rende particolarmente adatta al tipo di investigazione che il film Netflix richiede. Ci vuole qualcuno capace di abbattere le barriere di genere del tardo XIX secolo, che si travesta da ragazzo, addestrata nell’arte del jujitsu per sfidare a mani nude i cattivi e che sia abbastanza ottimista, o forse molta ingenuità, da credere di poter fare qualsiasi cosa per portare a termine la missione.
Adattato dal primo capitolo di una serie di sei libri di Nancy Springer, Enola Holmes modernizza il mondo vittoriano di Sir Arthur Conan Doyle, arruolando il regista di “Fleabag” Harry Bradbeer, per portare un approccio altrettanto disinvolto e diretto. Enola gioca con la telecamera fungendo anche da narratore della storia interrompendo spesso il flusso degli eventi per parlare con il pubblico o per lanciare degli sguardi complici nella nostra direzione, uno stile ovviamente modellato sul tono confidenziale del “solo tra di noi” tanto amato da Bradbeer.
Enola Holmes offre un diverso tipo di femminismo rispetto a quello standard a cui siamo abituati in tv, meno basato sul modello di donna che deve essere accettata con tutti i suoi difetti, ma piuttosto sulla convinzione che gli uomini abbiano comandato abbastanza a lungo quindi è ora cambiare registro per lasciare spazio ad altri. La storia racconta anche di Louis Partridge, un giovane dai capelli lunghi in fuga dopo essere passata la Legge sulla rappresentanza del popolo in Gran Bretagna del 1884, quella che, un quarto di secolo dopo, aprì la strada al suffragio femminile, il film vuole raccontare temi contemporanei, come l’uguaglianza di genere, attraverso una protagonista irresistibilmente radicale, come Enola.
Sebbene sia stata l’inspiegabile uscita di scena della madre a spingere la giovane a intraprendere questa avventura, è il personaggio di Partridge, il giovane Visconte Tewkesbury, a catturare l’attenzione di Enaola per gran parte del film, dopo averlo salvato da un assassino, Enola prova ad andare per la sua strada, solo per accorgersi in un secondo momento che entrambi sono in fuga dalle loro famiglie, quella di lui perché lo vuole morto, quella di lei perché, il fratello maggiore Mycroft, interpretato da Sam Claflin, mira a mandarla in una scuola di formazione per signorine.
Il film rivela due forti messaggi, il primo è “Non siete sole”, come chiaro messaggio per tutte le giovani donne, Enola, il cui nome se scritto al contrario diventa Alone (sola), diventa un simbolo di solidarietà per coloro che si sentono soli nell’essere anticonformisti e il secondo è che “Ogni voto conta”, considerando che il film era uscito poco prima delle votazioni per il nuovo presidente degli Stati Uniti, forse non era un caso, ricordando che il diritto al voto è un un onore duramente conquistato e questo è un messaggio da ricordare sempre. “Tu non sai cosa significa essere senza potere”, lo dice Eudoria, una delle amiche di Sherlock rimproverandolo per la sua superficialità, facendo riflettere su quanto un uomo non si renda nemmeno conto dei suoi privilegi regalati, “Non hai alcun interesse a cambiare un mondo che ti sta così bene”. Quanta verità in un piccolo momento del film, risulta anche shoccante vedere il grande Sherlock Holmes, un lungimirante uomo di scienza e ragione che ha aperto la strada all’investigazione forense, raffigurato come un ragazzo poco attento alla realtà e molto agli interessi personali, amato alla sorellina ma irrimediabilmente indietro rispetto agli atteggiamenti progressisti che Enola incarna.
Una cosa è essere sdegnati nei confronti di Mycroft, lo siamo da sempre, ma il film trasforma l’iconico personaggio di Sherlock in quello che oggi potremmo chiamare metrosexual, un lontano ricordo del gentiluomo di un tempo, vestito di tweed e con il cappello da cacciatore, così lontano dallo Sherlock originale. Alla fine è la Brown a portare al ruolo un po’ di quel disagio che tradizionalmente associamo all’iconico detective (indimenticabile nell’interpretazione di Benedict Cumberbatch). Enola non è mai stata indottrinata da sua madre ai modi della società e come tale è destinata a rappresentare l’intelletto femminile nel suo stato naturale, non represso, il suo personaggio può essere incongruo con l’epoca, ma è proprio questo che ci piace, sulla scia infatti poi abbiamo amato Bridgerton. Un film vittoriano in cui non sentiamo nemmeno una volta il suono di una tazza da tè che sbatte, piuttosto veniamo accolti da un bel numero di porte sfondate, auto che si schiantano e teste che si spaccano, per non parlare di un magazzino pieno di esplosivi che crea il più grande spettacolo pirotecnico che Londra abbia visto fino a quel momento.
Se è possibile dare un giudizio negativo è che manca la semplice soddisfazione di risolvere un caso, con le sue trappole, gli indizi e uno schema intricato che man mano si sbroglia. A parte l’uso dell’intelletto per districare un primo indizio legato ai crisantemi di sua madre, Enola fa la maggior parte lavoro da detective affidandosi alla sua memoria o alle sue emozioni sensazioni. Lo sceneggiatore, Jack Thorne non ci dà mai il piacere tutto Holmesiano di mettere insieme i pezzi per spiegare un mistero, il regista Bradbeer e il montatore Adam Bosman, mantengono un ritmo frizzante per tutto il film, spinti dalla macchina da presa dinamica di Giles Nuttgens, le cui composizioni widescreen, impreziosite dalla computer grafica, sovvertono le soffocanti location vecchio stile. Enola Holmes sembra un prodotto perfetto per avere uno o più sequel, dato che chiude il caso Tewkesbury ma lascia irrisolte molte situazioni legate alla signora Holmes, che ha ancora bisogno di ulteriori indagini.
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