Oltre il muro dell’invisibilità: la storia di Eurídice e Guida è anche nostra
Il libro di Martha Batalha, “La vita invisibile di Euridíce Gusmão”, fa la differenza perché la storia di Eurídice e Guida è anche nostra. Il romanzo vede le due sorelle alle prese con una vita difficile, ingiusta, sono caratterizzate da quell’invisibilità che ha costretto intere generazioni al silenzio, all’accettazione passiva. L’autrice, attraverso un realismo magico, ironico e leggero, delinea un destino diverso per le sue protagoniste, che reagiscono e tentano di superare l’apparenza e la prepotenza sociale.
Questa, però, è anche la storia di tante persone lontane, dimenticate, sofferenti, è la storia che ci ha preceduto e che ci insegna che tutto ciò che è stato conquistato, dalla possibilità di scelta al benessere materiale, lo dobbiamo proprio a loro, alle tante Eurídice e Guida sparse nel tempo e nella storia.
Il realismo magico è un incantesimo, la realtà viene reinventata tramite la scrittura e il lettore ne subisce tutto il fascino e il coinvolgimento. Non solo Marquez, Allende, Sepulveda, alla lunga lista merita una menzione anche Martha Batalha, scrittrice brasiliana, con il suo libro “La vita invisibile di Eurídice Gusmão” e il realismo magico tessuto dalle esistenze difficili di Eurídice e Guida.
Qui sta il merito della scrittrice sudamericana, narrare la disparità, la chiusura sociale e mentale con uno stile leggero, acuto, fiabesco per certi versi. Il contesto in cui si svolgono le vicende influenza la mentalità e le condizioni di vita delle protagoniste e di ciò che le circonda, dimostrando come siano le situazioni esterne e materiali a determinare le scelte dei personaggi. Il comportamento non è frutto esclusivamente di componenti personali, la scrittrice lo dimostra in modo chiaro, è l’esterno che entra, struttura la vita, i modi di pensare e di agire.
Eurídice e Guida sono parti opposte della stessa medaglia, appartenenti ad un sistema chiuso, ripetitivo che non lascia spazio all’indipendenza e al cambiamento. Non lascia essere e non lascia divenire. Eurídice prova a inseguire la sua indole ma si ritrova a osservare la libreria per quasi tutto il giorno, in attesa del marito e del suo bacio in fronte. Guida, invece, sovverte l’ordine e scappa, trovandosi però imbrigliata nello stesso meccanismo opprimente della chiusura e della povertà. Povertà materiale, emotiva, personale, sociale, familiare che abbraccia la vita e insegue le due sorelle. Nonostante gli anni di lontananza, le due si appartengono, si sacrificano in nome di qualcosa che la loro società non sa vedere come la realizzazione personale o la scelta di poter essere ciò che si è veramente. Una società che soffoca la volontà, che si alimenta di pregiudizi, di ripetizioni ormai afone e prive di umanità, di costanti “Donna! Sta al tuo posto!”.
Mi piace considerare Eurídice e Guida come coloro che hanno provato ad andare oltre, intravedendo, nel proprio valore intrinseco, un motivo per realizzare se stesse e sfidare l’esterno, anche se il muro davanti, eretto da secoli, era troppo alto.
Martha Batalha ha voluto presentare le difficoltà che le donne (ma non solo) hanno vissuto sulla propria pelle, i silenzi, l’emarginazione, il non- ritorno, l’inevitabilità di una situazione e di una storia ingiusta. I giudizi sono parte integrante del racconto, le parole contano tanto, troppo nelle esistenze di ciascun personaggio. Parole taciute, parole urlate, false, criticanti, parole ingiuste, parole di sopravvivenza, parole di rifiuto, parole passate. Il libro trabocca di esse, caratterizzano le scelte dei personaggi, il corso del loro preciso destino. Anche le parole che Eurídice scrive, con la sua macchina in un costante tic tac, fanno parte della sua storia personale, quella che lei non racconta a nessuno, esistente grazie alla sua creatività che vaga e cerca, la sua vita invisibile. Vale la pena entrare nella dimensione esistenziale di Eurídice e Guida per comprendere che anche noi siamo come loro, deriviamo da loro, io non potrei scrivere e non potrei essere letta in questo preciso istante se alle mie spalle non avessero vissuto donne come queste due sorelle. L’invisibilità di tante persone ha smosso il corso normale degli eventi, se possiamo scegliere e vivere è grazie soprattutto all’azione instancabile di chi ha saputo intravedere una direzione alternativa. Significativo, a mio parere, il passaggio in cui l’autrice afferma che “Eurídice e Guida sono basate sulla vita delle mie e delle vostre nonne”, è pienamente umano lo sforzo comune di andare oltre, di desiderare qualcosa che sia diverso, lontano dal sacrificio vissuto da intere generazioni. Questa semplice frase racchiude uno spunto, che spesso diamo per scontato. Significa rileggere il benessere e le novità attuali come frutto di azioni, di esperienze ad opera di donne e di uomini che hanno desiderato cambiare e si sono sforzati di conquistare quel piccolo centimetro di spazio in più. Donne e uomini invisibili a cui dobbiamo tanto. L’esperienza di Eurídice e di Guida fa riferimento al passato, ma parla nel e del presente, ricordandoci, con la magia della scrittura, che niente nasce dal nulla, che la realtà schiaccia e soffoca ciò che destabilizza l’ordine precostituito, ma che ci può essere cambiamento se l’invisibilità “alternativa” viene rivestita di dignità. Solo così la sofferenza di intere persone non resta vana o dimenticata.
È importante affermare che questo libro può essere la storia di chi ci ha preceduto, possiamo apprezzare meglio ciò che abbiamo, perché niente è scontato (la possibilità di scelta in primis), perché noi stessi siamo loro eredi, perché di Eurídice e di Guida ne avremo sempre bisogno.
Il realismo magico di Martha Batalha ha saputo delineare una linea intergenerazionale unica, fonte di riflessione anche per la propria vita, capace di richiamare le presenze invisibili di ogni tempo e di ogni luogo, resta però un desiderio finale al termine del libro, la lettura di “Storia dell’invisibilità”, scritto da Eurídice, un libro tenuto nascosto, rifiutato ma che potrebbe ancora insegnare tanto.
Al lavoro, a scuola, fuori dalla propria casa, durante un viaggio, in posti affollati e non, in famiglia, possiamo accorgerci della presenza invisibile di tante persone, che sognano, costruiscono, seguono un ideale, patiscono, smuovono le acque della normalità. “La vita invisibile di Eurídice Gusmão” è un prezioso contributo per aprire gli occhi e vedere questa invisibilità, che fa e farà sempre la differenza.