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Il posto di ognuno. Terzo appuntamento con il Commissario Ricciardi

Il posto di ognuno. Il terzo appuntamento con il commissario Ricciardi. Lunedì 8 febbraio è andato in onda su Rai 1 il terzo appuntamento con Il commissario Ricciardi, tratto dalla serie di romanzi gialli del prolifico scrittore napoletano Maurizio De Giovanni.

Anche l’episodio dello scorso lunedì, come gli altri, riporta lo stesso titolo del romanzo: Il posto di ognuno. In questo episodio la gelosia è il tema fondante con cui si vanno a scontrare i personaggi della nostra amata Napoli negli anni Trenta. È anche il primo momento in cui vediamo con maggiore chiarezza il volto del Fascismo nelle inquietanti figure delle camicie nere. La vittima in questo caso è una nobile donna dei quartieri alti: la duchessa di Camparino, uno donna misteriosa dalla chiacchierata vita notturna. Intorno a lei, come spesso accade, tanta ambiguità e personaggi discutibili e tutti potenzialmente colpevoli di aver commesso il fatto.
Come sempre accanto a Ricciardi ci sarà il fedele Brigadiere Maione, che si conferma essere uno dei personaggi migliori sia su carta che sullo schermo e naturalmente le consultazioni con Bambinella saranno una chiave di lettura utile per interpretare i “fatti” di quartiere.

Ma la gelosia non è un sentimento che ruotava solo intorno alla vittima anche i nostri amici ne soffrono. Maione si ingelosisce di sua moglie e del modo in cui il fruttivendolo sotto casa le fa i complimenti. Maione si adombra e vuol mettersi a dieta, ma il Brigadiere Maione magro sarebbe impensabile e inaccettabile.
Anche Ricciardi viene colto dalla gelosia, quando si accorge, sempre osservandola dalla finestra, che Enrica è corteggiata da un commerciante di stoffe ed è la prima volta che teme di perderla.
Nel frattempo lo sguardo vigile di Rosa coglie il filo rosso che unisce i due innamorati e decide di intervenire.
Anche Enrica da par suo prova gelosia e ciò a causa della vedova Vezzi, Livia, che ha deciso di trasferirsi a Napoli per stare più vicina al misterioso commissario. Ricciardi prova, con non poca fatica, a sfuggire al corteggiamento perché non vuole ferire una donna che innanzitutto considera un’amica.

Dei tre episodi visti fin ora in questo le relazioni fra i personaggi sembrano prevalere e si approfondisce ulteriormente il passato di Luigi Alfredo.

Anche in questa occasione Ricciardi, sul luogo del delitto vede, come sempre, il fantasma della vittima e ne sente pronunciare una frase, corrispondente all’ultimo pensiero prima di morire. In questa occasione sembra che intorno a lui si infittiscano sempre di più le dicerie secondo le quali il commissario porterebbe sfortuna e che addirittura sia in comunicazione con il maligno.

Come si è detto è in questa occasione che il Regime entra di prepotenza nella trama, con la stessa prepotenza con cui entrò nella Storia in quell’oscuro periodo precedente alla Seconda Guerra Mondiale.
Ciò avviene perché uno dei sospettati ha contatti diretti con una delle camicie nere e Ricciardi avrà un dialogo molto interessante con uno di loro.
Sappiamo che lui e Modo sono tenuti sotto osservazione, il primo per il mistero che si porta dietro e il suo comportarsi in maniera indipendente da tutti e Modo per la libertà d’opinione che si concede, senza nascondere il suo disprezzo per il governo.

La struttura del contesto e delle relazioni, quindi, si rafforza sempre più la trama orizzontale mantenendo lo spettatore legato e curioso di sapere come procederà.

Il consiglio che posso dare agli spettatori puri della serie, ossia a coloro che non hanno letto i romanzi è di godersi a pieno la visione di questo eccellente prodotto Rai, diretto perfettamente da Alessandro D’Alatri e poi correre a leggere i romanzi.
L’immersione nella Napoli d’epoca è dolce e totale, nella serie di sicuro ed è così proprio perché ciò avviene innanzitutto nei romanzi.

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