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La condanna del sangue. Il secondo appuntamento con il commissario Ricciardi

La condanna del sangue. Il secondo appuntamento con il commissario Ricciardi. Lunedì 1 febbraio, all’avvio del mese perfetto, è andato in onda su Rai 1 il secondo appuntamento con Il commissario Ricciardi, tratto dalla serie di romanzi gialli del prolifico scrittore napoletano Maurizio De Giovanni.

L’episodio dello scorso lunedì, come nel primo caso e come sarà per tutti gli episodi, riporta lo stesso titolo del romanzo: La condanna del sangue. In questo episodio si leggono tutta la tradizione e il folklore napoletano attraverso la morte di una cartomante, brutalmente assassinata. Anche in questa occasione Ricciardi, sul luogo del delitto vede il fantasma della vittima e ne sente pronunciare una frase, corrispondente all’ultimo pensiero prima di morire.
Il delitto è avvenuto nella Sanità, il quartiere che forse più di tutti a Napoli racchiude l’essenza della città. La zona franca in cui le regole dello Stato, lasciano il posto a quelle di quartiere, create dal basso.
E così si parla di usura e di credenze popolari. Ricciardi, per risolvere il caso deve partire dagli ultimi clienti della cartomante che l’hanno vista viva. Fra questi c’è anche Enrica Colombo, l’amore platonico del commissario che lo ama a sua volta.
Nella narrazione orizzontale, questo è il primo vero incontro fra i due e la timidezza di entrambi non gli consente di proferire alcuna parola.
Sarà Maione, sempre pronto a coprire le spalle del commissario, ha guidare l’interrogatorio alla ragazza.

In questo episodio sono molti di più i momenti comici e si va a scoprire qualcosa in più dell’intimità dei personaggi, andando a fondo nei loro caratteri e si scopre qualcosa in più sugli eventi passati non solo di Ricciardi ma di Maione e della sua famiglia.

La grande assente, purtroppo, resta ancora una volta Napoli, poco visibile con inquadrature molto strette che danno solo un accenno al contesto, salvo la solita inquadratura in totale dall’alto di Piazza del Plebiscito.
Non volendo assolutamente entrare nel merito della spesa che avrebbe comportato una ricostruzione completa e fedele di Napoli nel ’32, resta inevitabile provare questa mancanza nella visione di una fiction tra le migliori prodotte negli ultimi anni. Soprattutto perché in questo caso da testo, Napoli come ho già riportato nel precedente articolo è un altro personaggio della serie.
In questo adattamento i luoghi reali possono essere riconosciuti solo da chi li ha visti di persona ma trattandosi spesso di interni potenzialmente potremmo essere dovunque.

Gli interpreti si confermano centrati e reali, Lino Guanciale ha studiato con attenzione il suo personaggio e questo si vede, non tanto dal suo stile recitativo, che conosciamo ed è in ogni caso di alto profilo, ma da tanti piccoli dettagli su cui si è soffermato per rendere tridimensionale il commissario. Ciò risulta evidente soprattutto nei momenti di debolezza del personaggio.

Un elemento di fastidio è il ciuffo di capelli che gli hanno fatto ricadere sulla fronte, dettaglio del personaggio chiamato in causa spesso nei libri della serie ma che risulta qui eccessivo e poco realistico, come se più che ispirarsi al testo si siano ispirati al fumetto, edito da Bonelli, in cui è comparsa per la prima volta l’iconografia del personaggio. Senz’altro il fumetto avrà fatto da modello lasciando poco spazio alla fantasia degli autori. Va detto, però, come già ribadito che le descrizioni di De Giovanni sono molto precise.

Complessivamente possiamo dire che il secondo episodio è sicuramente più intimista e romantico del primo e se si manterrà fede ai libri seguenti, sicuramente si andrà più a fondo.

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