Una biblioteca, a partire da quella privata della nostra casa, include libri che non abbiamo letto, che forse non leggeremo mai, ma che potremmo leggere. La biblioteca non è mai ciò che si è letto o che si leggerà per intero, ma una sempre aperta possibilità, uno strumento. Non è mai solo il sapere, ma la «garanzia di sapere» . E forse è proprio per questa garanzia di sapere che la “Bibliotheca semiologica curiosa, lunatica, magica et pneumatica” formata da Umberto Eco nel corso della sua attività di bibliofilo è finalmente a portata di tutti; o meglio di quei tutti che potranno “consultarla” alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.
La collezione antica, che conta circa 1.200 edizioni anteriori al Novecento, un patrimonio che comprende 36 incunaboli e 380 volumi stampati tra il XVI e il XIX secolo sarà custodita dalla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, che l’ha acquisita dopo un lungo iter iniziato dal 2017, e la Biblioteca Statale che ne garantirà la conservazione, la valorizzazione e la fruizione a studenti e studiosi.
Più che una collezione, la “biblioteca” di Umberto Eco è un vero “tesoro”.
Molte delle opere della collezione di Eco in edizione antica sono richiamate nei suoi saggi e romanzi, a testimonianza della strettissima relazione tra l’attività di ricerca accademica e creazione culturale e gli interessi collezionistici: per “il Nome della rosa” e “Baudolino” le edizioni di Aristotele e San Tommaso, la trattatistica medievale di Alberto Magno, di Isidoro di Siviglia e di Vincenzo di Beauvais, per “l’Isola del giorno prima”, le opere geografiche dell’antichità classica di Pomponio Mela e di Tolomeo e quelle rinascimentali della geografia precedente le esplorazioni transoceaniche: l’Isolario di Benedetto Bordone, l’Itinerario verso Gerusalemme di Breydenbach e le opere degli inizi della scienza sperimentale e quelle ermetiche e alchemiche: Galilei e Kircher, Fludd e i Serragli di Tommaso Garzoni. Alcune di queste (Breydenbach, Colonna, Fludd) hanno un apprezzabile valore antiquario. La collezione completerebbe le raccolte della Braidense di storia della scienza e della tecnologia (15.000 volumi del Fondo, Haller), e quella di autori gesuiti del Collegio milanese della Società di Gesù: Pignoria, Kircher e Postel.
“Umberto Eco amava Milano, e amava la Biblioteca Braidense, che considerava la “sua” biblioteca. Lui voleva che i suoi libri rari rimanessero a Milano, e venissero in biblioteca – dichiara James Bradburne direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense – Questo è un modo per portare il nostro patrimonio del passato nel futuro in nome del più grande scrittore italiano contemporaneo” .
La biblioteca di Eco sarà dunque ricevuta e studiata in Braidense come Biblioteca d’autore, indispensabile per lo studio critico della sua opera, come è avvenuto per la Biblioteca e gli autografi di Alessandro Manzoni e degli altri grandi autori e pensatori della nostra storia.
Non solo, La disponibilità a Milano di questa collezione consentirà di integrare la documentazione relativa alla attività di Eco sia come studioso che come direttore editoriale della Casa Editrice Bompiani (tra il 1959 e 1975), come fondatore e presidente dell’Associazione milanese dei bibliofili Aldus Club, tra il 1991 e il 2012, come direttore, per qualche anno, dell’Almanacco del bibliofilo e come presidente della Casa Editrice La Nave di Teseo, negli anni più recenti.
E quindi se è vero, come diceva lo stesso Eco che la distruzione di una biblioteca è, o può essere, la perdita del mondo; la storia dell’umanità è puntellata di distruzioni di biblioteche e dunque di interi mondi, la cultura «è un cimitero di libri».
Per fortuna la sua biblioteca, però, sarà salva per sempre.
PS: e se anche non siamo degli studiosi di libri antichi, possiamo sempre ripassare le 40 regole di Eco per scrivere bene in italiano.
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