Sacha Baron Cohen entusiasta del ban di Trump da Twitter e facebook dopo la sua lunghissima campagna volta a informare le persone su pericolo che i social media possono portare con la diffusione di fake news e teorie del complotto.
Venerdì scorso Twitter ha bandito Donald Trump dalla sua piattaforma preferita, spiegando che con le sue affermazioni aumentare la violenza, questo soprattutto dopo la rivolta al Campidoglio. Il divieto è stato seguito a ruota da Mark Zuckerberg che ha bannato Trump a tempo indeterminato da Facebook, limitando la capacità dell’ex presidente di comunicare direttamente con decine di milioni di sostenitori. Queste scelte hanno suscitato l’elogio dei liberali e la condanna dei conservatori che la ritengono un esempio dell’esagerazione e del potere della Silicon Valley, in parte vero in parte no.
Per Sacha Baron Cohen è stato il culmine di una campagna che porta avanti da molto, il comico infatti, già da tempo ha sfruttato la sua celebrità per smuovere i grandi della tecnologia a prendere provvedimenti contro QAnon e altri gruppi di estrema destra. Poco dopo la messa al bando di Trump da Twitter Cohen ha esultato scrivendo su Twitter, “Ce l’abbiamo fatta. Questo è il momento più importante nella storia dei social media. Le più grandi piattaforme del mondo hanno messo al bando il più grande dispensatore di bugie, cospirazioni e odio. Per ogni dipendente, utente e sostenitore di Facebook e Twitter che si è battuto per questo risultato tutto il mondo vi ringrazia”.
L’attore, in precedenza, aveva già ampiamente mostrato la sua preoccupazione rispetto alle piattaforme social come evidenti minacce per la democrazia, “I regimi autoritari si basano su menzogne condivise, le democrazie si basano su un sistema di fatti condivisi. La gente ha le proprie opinioni su quei fatti condivisi. I social media sono terreni fertili per diffondere menzogne e teorie di cospirazione, perché la verità risulta noiosa. Quindi la gente non vuole aspettare la verità e non vuole condividere la verità”.
Cohen ha reso pubbliche queste preoccupazioni per la prima volta nel 2019 al summit Never Is Now della Anti-Defamation League, in cui ha dato il via a un’azione di controllo dei contenuti di Facebook, Twitter, YouTube e altri social, ha poi contribuito a formare Stop Hate for Profit, un’organizzazione a difesa dei diritti civili che comprende il NAACP, la Free Press e l’ADL, questa organizzazione ha convinto le celebrità a smettere di pubblicare su Instagram in segno di protesta. Da qui Facebook ha vietato contenuti su QAnon e su Twitter hanno iniziato a comparire disclaimer su contenuti che facevano affermazioni infondate sui brogli elettorali.
Sacha Baron Cohen ci aveva visto lungo nel delineare i rischi a cui poteva portare tutta questa disinformazione e soprattutto le continue affermazioni di frode elettorale dopo la perdita delle presidenziali da parte di Trump, “Il pericolo di Trump e del Trump-ismo rimarrà. Ancora l’80% di coloro che hanno votato per Trump credendo che le elezioni siano state rubate e questa è una cifra molto pericolosa. Sono un comico e un attore, non sono uno storico o un sociologo, ma dopo aver parlato con alcuni esperti su come le democrazie si trasformano in regimi autoritari, è evidente un consenso sul fatto che quando si ha un gran numero di persone che credono di aver subito un torto, quella parte della popolazione può essere usata per fare cose orribili”. E così è stato, ne è un esempio più che lampante, oltre che terrificante, l’attacco al Campidoglio. Cohen ha anche previsto che i social potrebbero avere un impatto deleterio sulla capacità della sanità pubblica di incoraggiare la popolazione a farsi vaccinare contro il coronavirus, “Se le aziende che gestiscono i social media non agiscono in fretta per impedire ai no-vax di diffondere le loro teorie cospirative, il numero di persone che moriranno sarà di molti milioni in più”.
Zuckerberg e altre figure della Silicon Valley sono stati riluttanti a reprimere le teorie cospiratorie perché sostengono che vadano a violare la libertà di parola, ma Cohen non se la beve questa argomentazione, “La tendenza a continuare a gridare alla ‘libertà di parola’ senza una reale comprensione dello scopo della libertà di parola e della definizione stessa nasce proprio a causa della storia degli Stati Uniti. In Europa ci sono limiti alla libertà di parola sorti a causa del nazismo. Invece negli USA c’è una forma di imperialismo ideologico per cui le opinioni di un pugno di miliardari nella Silicon Valley sono imposte al mondo intero”.
La star di “Borat” ha un’idea originale per unire due problemi fondamentali di questo momento storico, sostiene che Facebook, Twitter e altre piattaforme dovrebbero dispiegare un esercito di verificatori per frenare la diffusione delle teorie cospirative, “Queste sono aziende da miliardi di dollari gestite da alcune delle persone più ricche del mondo. Allo stesso tempo in questo momento c’è un’enorme tasso di disoccupazione dovuta al coronavirus. Queste compagnie dovrebbero condividere parte di quella ricchezza assumeremo centinaia di migliaia di persone, potenzialmente milioni di persone in tutto il mondo, in questo modo si ridistribuirebbero i profitti mettendo a frutto l’aiuto di queste persone per contenere le fake news”.
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