La casa sull’argine, di Daniela Raimondi edito da Nord, racconta la saga della famiglia Casadio partendo dalle origini fino ad arrivare quasi ai giorni nostri, vediamo scorrere tra le pagine e attraverso le vite dei personaggi ben 200 anni di storia. Un romanzo fatto di generazioni che si susseguono ma anche di avvenimenti che ripercorrono la storia del nostro Paese, un concentrato, forse fin troppo ristretto nonostante le sue 400 pagine, di pura vita vissuta.
Ma andiamo con ordine, è importante dare una collocazione sia nel tempo che nello spazio a questa famiglia che nasce e vive a Stellata di Bondeno, piccolo paese emiliano a pochi passi da Lombardia e Veneto, siamo nel 1800 quando una carovana di zingari passa per il piccolo borgo fermandosi proprio vicino alle rive del Po, per vicissitudini di vario genere non riparte più. È proprio all’inizio del romanzo che incontriamo uno dei personaggi più interessanti della storia e forse proprio quello che tiene insieme, in un fil rouge straordinario, tutta la discendenza della famiglia Casadio, dalla carovana di zingari arriva Viollca, una donna nomade dai lunghi capelli corvini e qualche piuma tra i capelli, capace di leggere il destino nelle linee della mano e nei tarocchi, una dote tramandata dalla sua famiglia, si innamora di Giacomo Casadio, il suo esatto opposto, un uomo semplice, dai capelli e la pelle molto chiari e una mente decisamente troppo fantasiosa. Questa unione, nata contro il parere di tutti, da inizio a una lunga discendenza di Casadio con una particolarità incredibile, i componenti si dividono sempre in due: quelli nati con la pelle, i capelli e gli occhi chiari con l’indole dei sognatori sempre sull’orlo della più cupa tristezza e quelli nati mori dall’animo ribelle, dotati di capacità occulte e la tenacia di Viollca sempre presente.
Quello che li accomuna è la profezia di Viollca che ruota attorno a un matrimonio maledetto e alle terribili conseguenze che, decennio dopo decennio, colpiranno la sua discendenza, così, di padre in figlio, tra biondi sognatori e mori ribelli, toccheremo con mano quasi due secoli di storia d’Italia, dai garibaldini, alla prima e alla seconda guerra mondiale, all’avvento delle dittature, le ribellioni sessantottine e agli anni di piombo. La lettura è fresca e scorrevole, per questo il libro va via che è un piacere, però a volte si perde la nozione del tempo che scorre fin troppo veloce, lasciandoci un po’ a bocca asciutta perché per poter far stare tutto questo tempo in 400 pagine diventa impresa impossibile soffermarsi troppo su alcuni dettagli. Così ci si ritrova ad affezionarsi ad alcuni personaggi, tra l’altro tratteggiati con cura e descritti verticalmente in poche pagine ricche di contenuto e pieni di spunti interessanti quasi da poterne trarre uno spinoff a sé, che già siamo costretti ad abbandonarli perché il tempo corre e nuove nascite, nuove vite e nuovi accadimenti sono in arrivo.
L’estrema bravura dell’autrice è stata caratterizzare i personaggi in modo accurato riuscendo a riservare a ognuno di loro un posto particolare nel nostro cuore anche in poche pagine, ma al contempo è anche il suo peggior difetto, perché ce li toglie quasi subito di mano, come se non ci volesse dare il tempo di approfondi la loro conoscenza. Diventa impossibile non appassionarsi alle innumerevoli avventure dei Casadio con una stretta al cuore quando si passa alla generazione a seguire, conosciamo Giacomo, Viollca, Dollaro, Achille, Anselmo, Beppe, Marta, Edvige, Adele, Erasmo, Neve, Dolfo, Donata e così via, questi solo solo alcuni dei personaggi, che sono tanti, come è ovvio che sia in due secoli di vita e molti di loro rimangono ai margini nella narrazione con grande dispiacere, altri scompaiono per poi riapparire in diversi periodi storici e diventa un bell’allenamento di memoria per il lettore star dietro a tutti i nomi, viene in soccorso, alla fine del libro, l’indispensabile albero genealogico della famiglia Casadio. Anche perché la storia scorre su diversi piani, non soltanto ci appassioniamo alle loro imprese e le disfatte, agli amori, le passioni, le nascite, i dolori, le perdite, ma spesso ci confrontiamo anche con i loro morti che tornano in un incredibile desiderio di realismo magico che fa perdonare all’autrice tutta questa fretta. Che poi sarebbe da chiedersi: è stata scelta dell’autrice stringere tutto in un solo romanzo, oppure una necessità della Casa Editrice?
Perché il libro è una goduria per gli amanti delle saghe famigliari e di piacevole lettura anche per chi si approccia per la prima volta al genere, la scrittura è matura e scorrevole capace di tenervi incollati pagina dopo pagina per scoprire chi nasce, chi muore, chi torna, chi non torna, però, a mia scelta personalissima, sarei stata estremamente contenta di poter scavare ancora più in profondità nei personaggi, entrare nella storia del nostro Paese attraverso le storie dei Casadio. La casa sull’argine è un romanzo che non ha nessun bisogno di essere frettoloso nel racconto, mi sarebbe piaciuto avere le prime 400 pagine con metà della storia dilatata e vivere il piacere dell’attesa di un sequel con le seconde 400 pagine. Chissà, magari Daniela Raimondi invece ha in serbo per noi altre sorprese che comunque sarebbero ben gradite vista la cura della sua penna.
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