Kamala Harris, insieme a Biden per un programma a tutta sostenibilità e diritti
Siamo già tutti innamorati di Kamala Harris, la prima donna della storia a diventare vicepresidente degli Stati Uniti e prima donna di colore a ricoprire questo ruolo. La vittoria di Joe Biden del 7 novembre è stata non solo una grande ripartenza per l’America, ma un segnale forte per tutto il mondo, il primo discorso ufficiale della Harris, sul palco di Wilmington, nel Delaware, per celebrare insieme a Joe Biden l’esito delle elezioni presidenziali, è stato incisivo e di grande ispirazione, “Sebbene io sia la prima donna a ricoprire questo incarico, non sarò l’ultima”, un occhio puntato sempre alle donne per ispirarle in un mondo in cui continua a esserci forte discriminazione, “Penso alle donne che hanno combattuto e sacrificato così tanto per l’uguaglianza, la libertà e la giustizia per tutti, comprese le donne afroamericane, spesso trascurate ma che spesso dimostrano di essere la spina dorsale della nostra democrazia”, ha aggiunto, “Joe ha avuto l’audacia di rompere una delle maggiori barriere nel nostro Paese“, sottolineando di essere arrivata alla vicepresidenza “sulle spalle di tutte le donne”.
Alcuni hanno commentato la scelta della Harris, da parte di Biden, come poco sorprendente e anche molto convenzionale, a ridosso dell’ondata di proteste per la morte di George Floyd, asserendo che sentendo la pressione mediatica la sua scelta ha preso questa direzione.
Sembra davvero difficile credere che questa sia la vera e unica motivazione che ha spinto Joe Biden a scegliere proprio Kamala Harris come suo vice, per farsi un’idea chiara del perché non poteva esserci un vice migliore basta guardare tutto il programma elettorale di Biden e Harris dove mettono al centro tematiche sociali fondamentali, come l’ambiente e il clima, l’immigrazione, la politica sulle armi, la sanità (anche in questo cosa con un forte coinvolgimento verso i diritti delle donne), l’emergenza Coronavirus e tantissimi altri punti che potrebbero davvero essere un punto di svolta per l’America e il mondo.
Joe Biden durante la sua passata attività politica in Senato è sempre stato attento alla questione ambientale e ad oggi è uno dei punti principali del suo programma, ha proposto un piano da 2 miliardi di dollari per ridurre le emissioni di CO2 come punto forte del proprio Green New Deal sull’ambiente. Il suo obiettivo è quello di rendere l’America anche una superpotenza energetica, sfruttando il sistema degli appalti pubblici per arrivare ad alimentare la nazione interamente grazie a energia rinnovabile, oltre a promuovere l’utilizzo di veicoli elettrici e il potenziamento delle linee ferroviarie ad alta velocità per ridurre la dipendenza dal petrolio. Tuttavia, si è detto anche favorevole al mantenimento del fracking in Pennsylvania. Si è comunque impegnato affinché gli Usa arrivino a produrre zero emissioni entro il 2050 e non manca il desiderio di rientrare negli accordi di Parigi, che forniscono un quadro globale per evitare pericolosi cambiamenti climatici, siglati nel 2015 da Barack Obama e poi eliminati con l’amministrazione Trump. Biden non è infatti nuovo a questo tipo di argomenti ad esempio già nel 1986 ha contribuito a introdurre il Global Climate Protection Act, che richiedeva una politica nazionale sui cambiamenti climatici, nonché relazioni annuali al Congresso.
Sul fronte immigrazione le intenzioni sono serie, come riporta il sito del neo presidente, “Biden impegnerà un capitale politico significativo per fornire finalmente una riforma legislativa sull’immigrazione per garantire che gli Stati Uniti rimangano aperti e accoglienti nei confronti di persone provenienti da ogni parte del mondo”. Il tema dell’immigrazione è davvero più caldo che mai in questo momento, soprattutto a fronte degli accadimenti durante l’amministrazione Trump dove si respirava solo aria di chiusura e discriminazione. Tra le proposte c’è l’eliminazione del Travel Ban, permettendo l’ingresso negli Stati Uniti dei cittadini provenienti dai paesi a maggioranza musulmana portando una nuova ventata di possibilità e mettendo sul tavolo temi come l’inclusione.
Un altro grosso problema dell’America sono le armi visto che il secondo emendamento che recita: essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia ben organizzata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non può essere infranto. Una politica che ha sempre diviso il paese e Biden vuole muoversi anche su questo fronte puntando al controllo sulle armi con determinazione, come ha già fatto in passato, per esempio nel 1993 ha votato per il Brady Handgun Violence Prevention Act, una riforma che ha istituito un sistema nazionale di controllo dei precedenti penali e un periodo di “stand by” di 5 giorni per coloro che desiderano acquistare armi da fuoco. Nel programma parla di voler ripristinare il divieto di vendita di armi d’assalto che i repubblicani al Senato non hanno esteso nel 2004 e vuole mettere fine alla vendita incontrollata sul web di armi da fuoco e munizioni. Una visione totalmente in contrasto con quella di Trump che invece ha sempre dichiarato di essere un gran sostenitori delle armi.
Un altro tema all’ordine del giorno del programma e che risulta anche tra i più urgenti è l’emergenza Covid-19, se per Donald Trump la pandemia è sempre stato un tema da affrontare con minime cautele, per Joe Biden e Kamala Harris si tratta di una priorità e il Covid-19 rappresenta una minaccia concreta su cui dover lavorare. Gli Stati Uniti sono al momento il primo paese al mondo per numero di contagi, Biden pensa che dovrebbe essere imposto a livello nazionale l’obbligo di mascherina, vorrebbe gestire la diagnostica a livello centrale e aumentarne l’intensità, inoltre ha dichiarato apertamente l’intento di ribaltare la decisione di Trump di far uscire gli Usa dall’Organizzazione mondiale della Sanità. In concomitanza alla crisi sanitaria si parla della conseguente crisi economica e nel piano si parla di soccorso alle famiglie lavoratrici, alle piccole imprese e alle comunità più colpite aiutando i governi locali. Questo farà in modo che i lavoratori non vengano licenziati e che i disoccupati possano essere assunti in attività utili a contenere la pandemia. Come si è poi detto, l’obiettivo di Joe Biden è quello di creare una Clean Energy Economy, un’economia basata sull’energia pulita, tra i suoi punti elettorali si legge che ci sarà massimo impegno nel colmare il divario di ricchezza razziale. Inoltre restando in ambito sanitario, Biden è ovviamente favorevole al Obamacare, la riforma sanitaria fortemente voluta e ottenuta dall’ex presidente Barack Obama, firmata il 25 marzo 2010, quando lo stesso Biden era vicepresidente, e che ha consentito a milioni di statunitensi, che allora non avevano alcuna forma di assistenza medica, di stipulare un’assicurazione privata con un sistema di aiuti pubblici. Il candidato democratico vorrebbe addirittura allargarlo, dando la possibilità a ogni cittadino di scegliere un’opzione di assistenza pubblica oltre che privata. Sul fronte sanità non è tutto, infatti vuole ripristinare i finanziamenti federali a Planned Parenthood, la più grande associazione che si occupa di fornire assistenza medica alle donne incinta di qualsiasi età e ceto sociale, mettendo fine alla sentenza di Trump secondo cui le organizzazione che offrono servizi di aborto non possono beneficiare dei finanziamenti di Title X, un fondo atto ad aiutare le persone a basso reddito a ottenere i servizi sanitari di cui hanno bisogno.
Concludiamo con le politiche sul tema dell’istruzione che sarà sviluppato su più fronti, Biden vuole rendere gratuito il college per i giovani che vivono in famiglie con reddito al di sotto dei 125mila dollari, aumentando poi i finanziamenti per le scuole situate nelle aree urbane di periferia e/o a basso reddito. L’attenzione è stata poi puntata anche sulla questione della mental health, con un piano da 2.5 miliardi volto a raddoppiare i professionisti della salute come assistenti sociali e psicologi che al momento sono carenti nelle scuole.
Infine la politica estera, Biden vorrebbe riallacciare i rapporti con Cuba come durante l’amministrazione Obama e vorrebbe terminare l’intervento sul conflitto yemenita. Sull’Afganistan non ci saranno cambiamenti di visione, rientreranno tutte le truppe, anche sul conflitto mediorientale rimane tutto invariato dato che sia Biden che Trumo sono favorevoli agli accordi tra Israele e gli Emirati Arabi dello scorso agosto. Sul rapporto con l’Iran, promette, nel caso in cui Teheran dovesse rispettare il patto sul nucleare, di rientrare nell’accordo di Parigi del 2015.