Violenza sulle donne: 9 ragazze su 10 non si sentono al sicuro, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che cade il 25 novembre, l’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e ScuolaZoo rende noti i dati dell’ultima ricerca, condotta su 5.700 adolescenti e giovani di età compresa tra i 13 e i 23 anni. Ragazze e ragazzi hanno le idee chiare: la violenza non è solo stupro, ma anche pressioni psicologiche, discriminazioni nei luoghi di studio e di lavoro, commenti sessisti sui social, bullismo e cyberbullismo, revenge porn. Inoltre la scuola non è sentita come luogo sicuro o in cui trovare conforto, ma è qui che 5 ragazzi su 10 dedicherebbero almeno un’ora a settimana per impegnarsi in prima persona nella lotta alla violenza di genere e di orientamento sessuale.
La violenza di genere è reale, si consuma ai danni delle ragazze e delle donne in molti modi e forme, subdole o palesi, attraverso gesti, parole o comportamenti discriminatori, ed è un ostacolo concreto allo sviluppo delle ragazze come persone, come attori della società, come risorse per l’economia. Questa è la visione dei più giovani, nati tra il 1997 e il 2007, che emerge dall’ultimo questionario sulla percezione della disparità fra generi e violenza, discriminazioni e stereotipi di genere, bullismo, cyberbullismo e sexting fra la GenZ italiana. I risultati dell’indagine giungono in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza che assume un significato ancora più forte nell’anno della pandemia da Coronavirus, che ha impattato pesantemente sul fenomeno della violenza domestica.
“La violenza sulle donne e sulle ragazze sta esplodendo sempre di più, anche a causa del lockdown, un’emergenza nell’emergenza che cresce all’interno delle nostre case e corre sul web, ma che trova anche in altri luoghi un terreno avvertito come sempre più fertile”, dichiara Paolo Ferrara, Direttore Generale di Terre des Hommes. “I ragazzi e, soprattutto le ragazze, ne sono consapevoli, percepiscono la violenza e la discriminazione di genere come un’urgenza su cui intervenire e vogliono essere protagonisti in prima persona di un cambiamento che avvertono sempre più centrale sia a livello locale che a livello mondiale. È ora che la politica, le imprese, gli enti filantropici e i media facciano un passo avanti deciso per contrastare la violenza e la discriminazione e la mettano, finalmente, al centro delle loro agende”.
l’Italia “non è un paese per donne” per 9 ragazze su 10
Tra i più giovani esiste una forte consapevolezza del fenomeno, sempre econdo l’Osservatorio, l’85% dei ragazzi ritiene che in Italia ci sia un reale allarme femminicidi e violenza contro le donne, ma il dato medio cela un’importante differenza di genere: sono 7 su 10 i maschi che ritengono vi sia un allarme fondato, ma il rapporto sale fino a 9 su 10 se si considerano le risposte delle femmine. Solo il 15% non crede che ci sia un rischio diffuso, ma anche qui il dato scorporato per genere parla di un 29% di maschi a fronte di un 10% di femmine.
Rispetto alla violenza assistita, più della metà degli intervistati (51%) è stato spettatore di forme di violenza verbale, il 39% a forme di violenza psicologica, 1 su 4 ha visto con i suoi occhi episodi di violenza fisica come schiaffi e calci (14%) e lancio di oggetti (10,5%). C’è anche un 33% che dice di non essersi mai trovato di fronte a violenze contro le donne.
Parlando poi di violenza subita dai ragazzi almeno una volta nella vita, emergono al primo posto gli atti di bullismo (45%) che se sommati a quelli di cyberbullismo (16%) interessano oltre 6 ragazzi su 10. Seguono la violenza psicologica da parte di coetanei (42%), commenti a sfondo sessuale da parte di estranei online (36%), violenza psicologica da parte di adulti (24%). Nei ragazzi forte è anche la consapevolezza della globalità del problema. Guardando fuori dall’Italia, ai paesi più poveri del mondo, il 77% dei giovani vede nei matrimoni forzati una delle più penose piaghe subite dalle ragazze, seguito da abusi e maltrattamenti (65%), prostituzione e tratta (54%), gravidanze precoci e violenze sessuali (entrambe al 45%), mutilazioni genitali e sfruttamento lavorativo (entrambi al 37%).
Discriminazioni, pregiudizi, allusioni: la violenza non è solo fisica, allarme web e social
Il 54% degli studenti che hanno partecipato al questionario ritiene che le molestie sessuali siano la forma di discriminazione peggiore che subiscono le donne, ma a questo dato si associa quello sulla discriminazione economica, che viene riconosciuto dal 13% degli intervistati, e sul mancato riconoscimento delle proprie capacità, segnalato dal 19%. Il posto di lavoro è il primo tra i luoghi in cui c’è più violenza/discriminazione contro le ragazze/donne: lo pensa il 66% dei ragazzi. Il 48% sente come luogo di discriminazione il web, e il 33% indica gli ambienti della politica. Quanto alle minacce maggiori per un/a ragazzo/a, il 34% ritiene che sia la violenza sessuale, seguita con un distacco di 5 punti percentuali dalle droghe (30%) e da bullismo e cyberbullismo che insieme ottengono il 28% delle risposte. Ma cos’è una molestia sessuale? Per il 76% lo è qualsiasi contatto fisico indesiderato; il 59% indica il fenomeno del revenge porn e la stessa percentuale parla dei comportamenti “inappropriati” a sfondo sessuale su web e social, e del tentativo di violenza fisica. 4 punti in meno, con il 55% delle risposte, emerge anche il tema dei commenti sessisti e delle insinuazioni a sfondo sessuale.
Fiducia e rifugio: la mamma sì, la scuola no ma rimane luogo di impegno
La mamma rimane la persona di cui i ragazzi si fidano di più: il 36% la considera il punto di riferimento in caso di difficoltà. Solo 1 su 4 indica gli amici e 1 su 10 il fratello o la sorella. Ancora più giù troviamo il partner (9%) e poi il papà (6%). La figura dell’insegnante non raggiunge l’1% delle risposte (0,7%). Il 48% confiderebbe alla mamma una violenza subita, seguita immediatamente dagli amici (46%); ben distanziati troviamo il partner e il papà (entrambi al 21%) e il fratello/sorella (18%). Significativo che più di 1 su 10 (11%) dichiari che non si confiderebbe con nessuno.
La scuola non è dunque percepita come baluardo dinanzi a un pericolo, anzi addirittura il 20% del campione lo ritiene il luogo in cui si sente meno sicuro. Per contro, passando dalle percezioni alle esperienze concrete, il 70% delle ragazze dichiara di non essersi mai sentita discriminata in classe, da compagni o insegnanti, perché femmina. Anzi, la scuola diventa luogo in cui impegnarsi per combattere contro pregiudizi e violenze di genere: il 51% degli intervistati dedicherebbe 1 o più ore a settimana per impegnarsi in prima persona a scuola nella lotta alla violenza di genere e di orientamento sessuale, mentre il 23% dedicherebbe 1 o più ore al mese.
Per questo Terre des Hommes e ScuolaZoo chiedono che nelle scuole siano attivati e promossi dei meccanismi di peer education, che consentano ai ragazzi di essere protagonisti di un cambio culturale anche e soprattutto nei confronti dei propri coetanei. Le istituzioni scolastiche devono favorire la partecipazione degli studenti tramite momenti di formazione specifici e offrire spazi in cui la loro voce possa essere ascoltata. Inoltre, è importante che strumenti come l’Osservatorio indifesa, che raccolgono senza filtri l’opinione dei giovani su argomenti cruciali per la loro vita, diventino un punto d’osservazione permanente e riconosciuto dalle istituzioni governative per orientare le politiche sui temi che li riguardano.
«ScuolaZoo entra in contatto quotidianamente con oltre 4 milioni di studenti in tutta Italia e lo facciamo con un dialogo vero, cioè chiedendo e ascoltando il loro punto di vista», commenta Francesco Marinelli, Direttore Editoriale di ScuolaZoo. «Con i nostri contenuti e progetti editoriali cerchiamo di intrattenerli, informarli, rendendoli protagonisti di tutte le iniziative editoriali. Perché questa generazione, la GenZ, vuole esprimersi e rendersi parte attiva, e noi rappresentiamo il loro megafono. È grazie a questo tipo di approccio che riusciamo a metterci in sintonia con loro, attraverso un linguaggio comune. E siamo contenti di essere promotori di messaggi come quelli che Terre des Homme da sei anni ha scelto di trattare e divulgare insieme a noi».
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