Ambiente

Cambiamento climatico: azzerare le emissioni di gas serra potrebbe non bastare più

Anche se da domani dovessimo azzerare le emissioni di gas serra potrebbe non bastare più per frenare il cambiamento climatico e le disastrose conseguenze, la Terra continuerà a riscaldarsi per i secoli a venire, l’Artico continuerebbe a sciogliersi così come il suo prezioso permafrost.

Questo è quanto emerso da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports, anche se l’umanità riuscisse a portare le emissioni di anidride carbonica a zero, sarebbero necessari altri interventi. Un team di esperti della BI Norwegian Business School ha eseguito una simulazione del clima a livello globale coprendo l’arco di tempo dal 1850 al 2500, modellando l’effetto di diversi scenari di riduzione delle emissioni. Jorgen Randers, professore emerito di strategia climatica presso la BI Norwegian Business School ha riferito, “Secondo i nostri modelli l’umanità è al di là del punto di non ritorno quando si tratta di fermare lo scioglimento del permafrost utilizzando i tagli dei gas serra come unico strumento”, prosegue, “Se vogliamo davvero fermare questo processo, dobbiamo fare qualcosa in più. Ad esempio, catturare dall’atmosfera l’anidride carbonica e sigillarla sotto terra, ma anche rendere la superficie della Terra più riflettente”.

“I nostri risultati – riporta Jorgen Randers – suggeriscono che se le emissioni dovessero raggiungere il picco durante gli anni 2030 e diminuissero entro il 2100, le temperature globali medie saranno più elevate di 3°C e il livello del mare sarà più alto di circa 3 metri entro il 2500 rispetto alle condizioni del 1850“. “Le temperature potrebbero continuare ad aumentare nonostante un drastico calo delle emissioni antropiche perché la fusione del ghiaccio artico e del permafrost contenente carbonio potrebbe aumentare le concentrazioni di vapore acqueo, di gas serra, di metano e anidride carbonica in atmosfera”. La conclusione è quindi che le temperature continueranno ad aumentare dopo il 2100 anche interrompendo le emissioni perché il ghiaccio marino artico e il permafrost continueranno a sciogliersi e quando il ghiaccio si scioglie rende la superficie della terra più scura, i materiali più scuri come la terra e l’acqua assorbono il calore e aumentano il riscaldamento globale. Di conseguenza, meno ghiaccio avremo a disposizione sulla Terra, più veloce sarà l’aumento delle temperature.

Francesco Bosso, Black Ice 2012, Iceland, Courtesy: Photo & Contemporary

Lo studio però ha generato perplessità tra alcuni esperti in cambiamenti climatici, come il meteorologo Michael Mann della Penn State University, “Il modello che hanno usato è davvero di bassa complessità. Non rappresenta realisticamente i pattern di circolazione atmosferica su larga scala. Per questo simili previsioni dovrebbero essere prese con grande scetticismo”. Le reazioni di una molti scienziati climatici, che hanno condotto lo studio, sono davvero contrastanti, con alcuni dicono che i risultati meritano una ricerca successiva più approfondita, altri li rifiutano a priori.

Anche Mark Maslin, professore di climatologia all’University College di Londra, ha sottolineato le carenze del modello, noto come ESCIMO, descrivendo lo studio come un “esperimento di pensiero”. “Ciò su cui lo studio richiama l’attenzione è che la riduzione a zero delle emissioni globali di carbonio entro il 2050” – un obiettivo sostenuto dall’ONU e abbracciato da un numero crescente di Paesi – “è solo l’inizio delle nostre azioni per affrontare il cambiamento climatico”.

I modelli più sofisticati utilizzati nelle proiezioni dell’ONU e l’IPCC, dimostrano che gli obiettivi legati alla temperatura del Patto per il clima di Parigi non possono essere raggiunti se non vengono rimosse dall’atmosfera quantità massicce di CO2, un modo per raggiungere lo scopo è piantare miliardi di alberi, le tecnologie sperimentali hanno dimostrato che l’aspirazione di CO2 dall’aria può essere fatta meccanicamente, anche si finora non arrivano alla necessità richiesta.

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