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“Gusci” di Livia Franchini, il romanzo che inizia da una fine


Gusci di Livia Franchini, romanzo novità di Mondadori, è stato associato, per i temi e per lo stile narrativo a Normal People di Sally Rooney. Di sicuro il riferimento è molto utile ai lettori per orientarsi e capire di cosa si parla ma è altrettanto vero che il romanzo della Franchini sì differenzia per molti aspetti da quello della Rooney. Di sicuro ciò che accomuna le due storie è la narrazione di personaggi del quotidiano.

Gusci ci parla, per esempio, di una cosa molto comune, la vita di una persona dopo la fine di una relazione durata dieci anni, è da qui che comincia la storia, da una fine, da una sera qualsiasi dopo cena, quando Neil comunica a Ruth che così non può continuare. Quella sera stessa se ne andrà. Da questo momento inizia per Ruth una sorta di decorso quasi simile a un’operazione chirurgica, come se l’avessero privata di un pezzo di sé. Perché dopo dieci anni con qualcuno, in pratica, si diventa una cosa sola, si mescolano le abitudini, le cose, gli odori e i sapori, come in una ricetta. Non è casuale l’esempio culinario, poiché la Franchini parte da una lista della spesa per denominare i capitoli del percorso di Ruth verso la ripresa. Una ripresa che non sembra mai avvenire del tutto.

Nella parte iniziale ricorda anche la scrittura di Nora Ephron, la stessa ironia e i paragoni col cibo, la lista della spesa diventa un espediente narrativo per ripercorrere alcuni momenti chiave della relazione tra Ruth e Neil, la loro vita prima, del loro incontro e il lavoro di Ruth come infermiera in una casa di riposo. La scrittura è scorrevole e intensa e i punti di vista cambiano dandoci anche la visione di altri personaggi e svelandoci, come in un giallo sì potrebbe dire, novità e intrighi che altrimenti non avremmo considerato.

Questi cambi improvvisi, con l’inserimento dei sogni della protagonista, rendono la storia una storia in un certo senso schizofrenica, ci sorprende continuamente e anche se inizialmente crediamo di poter inquadrare, non possiamo mai definire totalmente. L’emozione più grande che si vive nella lettura di questo romanzo è la compassione, nel suo significato più letterale, patire con, vivere insieme al personaggio, lo stesso senso di abbandono e di debolezza, il vuoto che si prova dopo una perdita. Perché a tutti capita prima o poi di essere lasciati e questo evento fa venire a galla questioni più profonde che si scontrano con i sensi di colpa e di inadeguatezza che la persona prova. Questa storia è in parte un viaggio nei pensieri di Ruth, nel lavorio della sua mente, nel vortice di ragionamenti che inevitabilmente affollano la mente e il cuore dell’abbandonato e che sono punteggiati da interrogativi destinati a non avere risposta fino a quando il dolore non svanisce da sé, poco alla volta.

Tra sorpresa ed emozioni, dunque, si può concludere che il romanzo Gusci di Livia Franchini è una lettura che va a fondo, raccontando ogni cosa senza filtri e dando al lettore il classico pugno nello stomaco.

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